Una colonna sonora immaginifica, basata su grunge/alternative metal/gothic/industrial, per un gran film che... devo ancora visionare.

Ma forse questo può essere un punto a favore dell'opera in questione, poiché non saprei dire se questa scelta stilistica possa stonare con le atmosfere del film in sé.

Si inizia con una delle MIGLIORI canzoni dei Cure,"Burn", con cui si riprendono dalla svolta pop di metà-più-o-meno anni '80, che non sono mai riuscito ad apprezzare pienamente. Un pezzo cupo, con atmosfere graffianti e taglienti (infatti i Cure hanno influenzato molto il protagonista del fumetto originale da cui è tratta questa pellicola).

Si continua con "Golgotha Tenement Blues" dei Machine Loving Grace, dalle sonorità più veloci e con tendenze grunge. Un ottimo pezzo che abbandona leggermente la cupezza della canzone precedente per lasciare spazio a ritmi più aggressivi.

Ora la canzone che ha riscosso maggior successo, ovvero "Big Empty" dei Stone Temple Pilots. Scott Weiland canta disperato il decadente ritornello "These conversations kill!". Un brano veramente memorabile.

Siccome i Joy Division, altra band che ha molto influenzato il protagonista, si erano già sciolti sciolti (motivi di poco conto: Ian Curtis, il cantante e autore dei pezzi si era impiccato nel 1980), i Nine Inch Nails danno vita ad una personalmente riuscita cover di "Dead Souls", rendendola più rabbiosa e furente (quando inizia la batteria intorno ai 3:40 mi parte un headbanging automatico).

"Darkness" è una canzone in pieno stile Rage Against The Machine: inizia con una linea di basso calma per poi esplodere in viuuulenza con Zack De La Rocha che reppa infuriato e Tom Morello che fa prendere alla sua chitarra effetti strabilianti.

Seguono i Violent Femmes con "Color Me Once", caratterizzata da un sound più complesso e "pulito" rispetto agli esordi, ma comunque contraddistinta dal cantato di Gordon Gano, di un'espressività unica.

Tralasciando la Rollins Band con la sua "Ghostrider" (la voce del cantante mi ricorda un sacco quella di Jim Morrison), è il turno degli Helmet con "Milquetoast", e con questo pezzo tocchiamo punte di metal molto "stoner": riff granitici che vanno a seppellire la più infima traccia di easy listening (si senta come viene oscurato il riff al minuto 3:24 dal tema principale della canzone). Un pezzo che se ascoltata a massimo volume ti sconquassa gli organi interni.

Per non dilungarmi troppo arriviamo all'ultima canzone (non che le altre siano brutte, ma secondo il mio parere sono di minor spessore): la dolce "Can't Rain All the Time" di Jane Siberry. Nonostante io non abbia ancora visto il film posso facilmente intuire che il nostro protagonista ha vinto, ha sconfitto i cattivi, e finalmente è riuscito a vendicarsi. Le dolci note scandiscono la fine del tormento, e chi lo sa? Magari come potrebbe anticipare il titolo, ora spunta il sole, tipo alla Blade Runner, che simbolicamente rappresenta la pace raggiunta dal protagonista e la fine delle morti.

Gran bella colonna sonora, e spero che il film non sia da meno.

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