In questo momento i METZ sono sicuramente quelli che si potrebbero definire i veri e propri alfieri della Sub Pop Records.

Dopo la pubblicazione di 'METZ' (2012) e 'II' (2015) con il nuovo disco 'Strange Peace', uscito lo scorso 22 settembre, il trio originario di Ottawa (Canada) e adesso di base a Toronto, formato dal chitarrista e vocalist Alex Edkins, il bassista Chris Slorach e il batterista Hayden Menzies, si consacra definitivamente come quella che è probabilmente la realtà alternative e hardcore più interessante del panorama USA.

Riprendendo una tradizione hardcore rilevante nel continente nordamericano e il sound di band come Bad Brains, Husker Du, Jesus Lizard, Fugazi e Shellac... i METZ hanno saputo riproporre queste sonorità in un contesto storico in cui queste non costituiscono sicuramente la 'regola' e proponendosi al contempo con quella estetica tipicamente indie che gli ha permesso in questo modo di abbattere le barriere del tempo.

Francamente devo dire che i due precedenti episodi non mi avevano colpito in maniera particolarmente favorevole, ma è indubbio altresì che i contenuti di 'Strange Peace' siano invece interessanti e degni di essere presi in considerazione, anche perché non ci sono tanti dischi di questo tipo in circolazione tra quelli usciti quest'anno.

In primo luogo va fatta una segnalazione e che costituisce una specie di bollino di qualità relativamente il prodotto in questione: la produzione del disco è di Steve Albini. Che praticamente significa che alla fine il trio sia arrivato a toccare con mano il proprio idolo e a entrare direttamente in quel 'mito' che hanno perseguito sin dagli inizi.

In secondo luogo va detto che se c'è una band che ti viene in mente ascoltando questo disco, a parte i riferimenti già menzionati tra le ispirazioni alla base del progetto, questa è in maniera forse inaspettata, i Nirvana di Kurt Cobain e mi riferisco specialmente a quelli della prima fase meno 'commerciale'. I Nirvana di 'Bleach' per intenderci.

Le canzoni del disco, a partire dalla prima traccia 'Mess Of Wires', sono veramente e proprie ondate di musica noise e spesso ripetitiva nello stile di alcune esperienze dei Wire oppure de gli Yo La Tengo ('Drained Lake', 'Caterpillar').

Al di là di alcuni momenti tipicamente hardcore ('Dig A Hole') e momenti quasi shoegaze che ricordano i My Bloody Valentine ('Sink'), il tipico cantato mezzo allucinato nello stile di Barry Lyndon e quelle urla tipicamente Kurdt Cobain, unite al suono pompato del basso, il frastuono della batteria e il sound tipicamente metallico delle chitarre elettriche non possono che rimandare come detto proprio ai Nirvana ('Lost In The Blank City', 'Common Trash', 'Raw Materials') cui i METZ si fanno il 'verso' ventitré anni dopo il decesso di Cobain.

I Sonic Youth, i Melvins, gli Unsane e tra le band contemporanee forse i Japandroids oppure gli A Place to Bury Strangers, Wavves, sono artisti che hanno attitudini simili a quelle de i METZ, ma devo dire che finora tra le band della nuova ondata e in riferimento a certe sonorità hardcore degli anni ottanta-novanta e al grunge dei Nirvana, non ho mai sentito nulla di così perfettamente riuscito e che è la prima volta che mi trovo di fronte a un prodotto che sia di qualità ma anche allo stesso tempo commercialmente spendibile e che mi stupirebbe se alla fine non fosse degnato della giusta attenzione sia del pubblico che della critica.

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