Premessa: come si può recensire seriamente un concerto che serio non è stato, forse persino nelle intenzioni di chi suonava? Fine della premessa. 

Praticamente oramai a Parigi o sto in casa o vo a concerti dei Babyshambles. M'ero persino scordato che stasera ce n'era uno. L'evento che ha provocato la mia presenza all'attesissimo "gig" parigino di Pete è stato il mio pregnante dialogo col mio collega svizzero, a pranzo:

C.S.: "Allora sabato che hai fatto poi?"
IO: "Sono uscito e ho preso un biglietto per i Babyshambles, 4 febbraio, così non mi dispiace di aver perso quello del 14 gennaio"
C.S.: "guarda che il 14 gennaio è oggi"
IO: "Ah sì?"

Ora, vedere due concerti di Doherty in meno di un mese potrebbe valermi l'estradizione dalla Francia ed il ricovero in una struttura di recupero per malati mentali a Firenze, ma in fondo, in nome dei vecchi momenti, del Romanticismo al crack, e soprattutto pensando che non ho mai speso un euro per avere tutta la musica che Pete ha prodotto in questi anni, ho deciso comunque di tentare. E così, mi sono recato al concerto senza biglietto, e con un'adeguata colonna sonora a base di Beatles, Larrikin Love e Consumist, nel lettore mp3.

Dopo una breve contrattazione col bagarino (non c'è niente da fare, anche con spilla degli Strokes e giacchetta d'ordinanza ti riconoscono come italiano lontano un miglio, maledetti!), entro. L'Olympia è allegramente popolato da tutto l'universo indie che non può mancare in occasioni simili: orde di 18enni vestiti da dandy, qualche intellettualoide rimasto, un'intero esercito di squirties, l'immancabile sosia di Pete, e i soliti bambini di 10-12 anni al massimo con giubbetto di pelle e cappellino shambolic. Noto comunque, rincuorato, che non sono il più vecchio né il più pelato in sala. Il gruppo spalla sono tali Second Sex: età media di 17 anni, francesi, testi urlati e musica a metà tra i Jet e gli Hives. Sopportabili. Poi arriva 'Shambles, inquietantemente puntuale. 

Prima di tutto sono doverose da parte mia, che svolgo onestamente il mio duro lavoro di chitarrista da quando avevo 14 anni, delle serie, professionali considerazioni sui suoni di chitarra: la Rickenbacker di Whithnall aveva i suoni "sbrè-sbrè", l'Epiphone di Pete li aveva "sdrè-sdrè".

E ora in ordine sparso:

Perché nelle recensioni Whitnall è sempre definito "il solista"? Fa solo le ritmiche (quando si sentono), mentre gli "assoli" li fa tutti Pete, e sì, erano spassosi. Gli scazzi non li ho contati, in compenso ho contato le note che ha preso bene: 10. La scaletta ha compreso buona parte di "Shotter's Nation", più qualcosa da D.I.A. (ovviamente "Fuck Forever" gran finale), la classica cover dei Libs ("What Katie Did") e degli incredibili pezzi nuovi! Yeah! 

Pete ha fermato il primo pezzo ("Carry Up The Morning") dopo 10 secondi perchè non sentiva la chitarra di Whitnall. L'hanno alzata. Poi hanno rifatto il pezzo? No, hanno attaccato "Delivery"! Pete interrompe anche quella: non sente ancora bene la chitarra di Whitnall. La alzano ancora. Rifanno "Delivery". La chitarra continua a non sentirsi, si sente solo quella di Pete. Più tardi, durante il concerto, il Vox di Pete smette di funzionare, e Whitnall gli passa la sua chitarra (attaccata a un Marshall), la quale, suonata da Pete, si sente. Ergo, era Whitnall a smosciare. Del resto, da uno che è (non sembra, E') un incrocio tra lo Schiaccianoci e Bubu (con tanto di cappellino), non ci si può aspettare anche che suoni con tiro.

Momenti punk di Pete: svariati. Ha spaccato anche un paio di microfoni, così, a caso. Urla? Sì. Sbraiti? Ovvio. Lagne? Certo!

A questo punto molti si domanderanno perché ho comunque votato 3 questa... performance. Risposta: perché anche se Pete è in evidente declino, nei suoi momenti migliori ha sempre qualcosa da dire. Da "Back from the Dead" allo spasso sciatto di "I Wish",  resta uno dei pochi che misceli umorismo demenziale (spesso involontario) a malinconia adolescenziale (ma tranquillamente prorogabile fino agli "anta"), il tutto condito da musica che oscilla tra il "gradevole" e il "brillante", almeno per quanto mi riguarda. Non ha ancora perso del tutto la sua essenzialità e la sua efficacia, anche se è oramai un po' schiavo dei suoi stessi cliché, sia musicali (lo stile volutamente strampalato e strascicato, un po' radicato nella tradizione, un po' caotico e fuori dagli schemi) che "comportamentali", cliché verso i quali lui stesso è un po' troppo indulgente. Gli stacchi scazzati, le note e gli accordi a caso, possono essere particolari divertenti se presenti ogni tanto (forza, puristi e fan di Vai, scatenatevi), ma se perpetrati fino all'eccesso diventano pallosi, soprattutto se la qualità delle canzoni, come è avvenuto negli anni, va lentamente ma inesorabilmente a diminuire. In sua (e loro) difesa devo comunque dire che hanno fatto una scaletta completa, che la sezione ritmica regge sempre bene (per non dire che tiene in piedi la baracca), e che non si sono certo risparmiati.

...Il concerto è finito. Uno spettatore urla offese a Pete, invocando i Second Sex. Pete si avvicina al microfono e risponde "E' sempre facile quando non si è sul palco". E io, che gli voglio ancora bene, non posso non provare una sorta di patetica stretta al cuore, guardandolo pencolare via.

La mia personalissima conclusione: Pete e i Babyshambles restano, con tutti i loro evidenti difetti, uno dei pochi gruppi che trovo ancora efficaci/divertenti. Ma, per l'amor di Dio, rimettetegli accanto Barat. Riformate i Libertines, prima che sia troppo tardi. Forse lo è già.

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