Ultimamente mi sono imbattuto in due-tre dischi dall'anima tipicamente blues e che in diverse forme ripropongono quella forma devozionale al genere e quel mood ripetitivo e quella blue note che se può rimandare a origini lontane nel tempo così come agli afro-americani della prima metà del secolo scorso, le rive del delta del Mississippi, ha finito sin dagli anni sessanta-settanta per assumere dei connotati diversi: il boogie, il talking-blues di John Lee Hooker fino al rock and roll degli Stones e forme di garage punk esplose negli anni ottanta continuano a essere rappresentazioni di quello stesso mood, sebbene contestualizzato in una dimensione e in una fase storica differente.

Questo trio di ragazzacci brutti, sporchi e cattivi composto dai fratelli Reid e Blaze Bateh e da William Brookshire del resto, pure provenendo da Brooklyn, New York City hanno quelle stesse attitudini che si riconoscono a Nick Cave e i Birthday Party e tutta la cricca formata da gruppi indimenticabili come Crime and the City Solution, These Immortal Souls, gli Swell Maps e i Jacobites fino a artisti che si sono affermati proprio nel lato oscuro della grande mela all'inizio degli anni ottanta come la fondamentale Lydia Lunch. Come tali i Bambara (che sono originari della città di Athens, Georgia) sono comunque custodi di questo sound divenuto oramai suburbano e che letteralmente esplode in tutto il suo vigore in questo ultimo album pubblicato su Wharf Cat Records e intitolato "Shadow on Everything".

Prodotto con la collaborazione di Andy Chugg dei Pop. 1280 e registrato presso i Gary's Electric, lo studio più quotato nel panorama alternative di Brooklyn, il disco è praticamente una serie di recital in uno stile che ricorda il primo Nick Cave e il sound dei Birthday Party. La stessa voce di Reid ricorda effettivamente molto quella di Cave, sebbene non abbia la sua stessa forza espressiva e sia invece più biascicante e garage e bene si combina a questo punto con quella furia animalesca Gun Club di canzoni come "Doe-Eyed Girl", "Monument", "Subleached Skulls". Da menzionare la ballad a due voci con Lyzi Wakefield "Backyard" e le guest di Jeff Tobias al sassofono, Allegra Sauvage (Pop. 1280) al violoncello, Ben Chugg e Zach Henry al violino. Ricco di inquietudini e di voci fantasma, eco Die Haut e visioni notturne, "Shadow on Everything" è il lamento delirante di un essere umano in preda ai propri incubi, rinchiuso in una stanza insonorizzata 10x10 e che gratta disperatamente sulla superficie delle pareti affinché qualcuno lo senta. Per farlo però c'è bisogno che entri anche tu dentro quella stanza: non ci sono alternative. A meno che tu non sia già dentro ovviamente.

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