Dopo l'esordio già ottimo ma passato quasi inosservato del 1965 i Bee Gees cominciano a far parlare di sé l'anno successivo con l'album "Spicks And Specks": lo stile, anche se a tratti abbastanza approssimativo e con qualche caduta di stile, è già più maturo, variegato e personale; la bella titletrack diventa una grande hit in Australia e, grazie all'interessamento di personaggi come Brian Epstein e Robert Stigwood, si aprono le porte del mercato internazionale per i fratelli Gibb. 1967, i tempi sono maturi, Barry, Robin e Maurice sono delle autentiche fucine di idee e di suoni, hanno ormai messo a punto il loro sound e la grande occasione verrà sfruttata nel miglior modo possibile.

Melodie semplici ma raffinate, stupendamente efficaci ed evocative, atmosfere leggere e sognanti, delicati influssi psichedelici e arrangiamenti orchestrali praticamente onnipresenti, a tratti barocchi senza mai essere pomposi e ridondanti: questi sono i tratti caratterizzanti dello sfolgorante esordio internazionale dei Bee Gees: 1st di nome, 3rd di fatto, l'album viene trainato ad un apprezzabile successo commerciale da singoli come "To Love Somebody", una ballata passionale a tinte quasi soul, che già anticipa lo stile dei successivi album "Horizontal" e "Idea" e soprattutto due capolavori come "New York Mining Disaster 1941" e "Holiday". La prima racconta in prima persona le emozioni e le speranze di un minatore intrappolato sottoterra, che mostra la foto della moglie ad un collega; dallo stile quasi folk/cantautorale, crea un forte senso di empatia e partecipazione, mentre la seconda è puro pop psichedelico: organo, carillon, orchestrazioni, cori, cantato trasognato e malinconico, atmosfere liquide che sembrano uscire da un sogno.

Con singoli di tale fattura, il resto dell'album avrebbe potuto essere un mero riempitivo come spesso accadeva all'epoca, e invece è proprio qui che "Bee Gees 1st" fa la differenza: ogni canzone è una sorpresa, una piccola invenzione; la luce dell'ispirazione illumina tutto l'album, il neoclassicismo quasi epico di "Turn Of The Century", "Close Another Door", in cui beat e psichedelia si rincorrono a vicenda, l'allegro divertissement folk "Red Chair Fade Away", l'affascinante pop barocco di "Cucumber Castle", il delizioso piano-pop di gusto tipicamente british di "Craise Finton Kirk Royal Academy", i sinistri cori gregoriani che inframezzano l'enigmatica "Every Christian Lion-Hearted Man Will Show You", reminescenze di beat giovanile ("In My Own Time", "Please Read Me") e suggestive ballate ("One Minute Woman", "I Can't See Nobody").

Anche continuando a sfornare ottimi dischi negli anni successivi, i fratelli Gibb non riusciranno più a raggiungere vette così alte: questo album impregnato di stile, ispirazione, eleganza e creatività rimarrà la perla più preziosa della loro carriera, oltre che uno dei massimi capolavori della musica pop; addirittura in anticipo rispetto ai Beatles di "Abbey Road" e ai Kinks di "Village Green Preservation Society". Meraviglia da riscoprire.

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