Questa è una recensione che tenta di emulare sul piano della sintassi la velocità e violenza esecutiva della band.

GO!

Il Behemoth è un animale forte e coraggioso.
Il Behemoth invincibile è creatura di Dio ed a lui sottoposta.
Ma il suo coraggio è sì degno al pari della propria fama di unto e bisunto, inzaccherato, rompi cazzo…
E così il Behemoth si sollazza nei cieli, attraverso i suoi super poteri tra flatulenze e rutto libero, appestando così i villaggi al proprio passaggio.
I suoi son modi da villano ed al pari non han egual…
Il Behemoth ha bisogno di una lezione!

RiuuuuuuuuuuuuuusSSSSssciranno i nostri eroi, un simpatico quartetto di intellettuali anticlericali a sconfiggere la bestia che propaga il proprio olezzo in ogni dove!!!?
Riusciranno a sconfiggere il dilemma che tanto affligge l’umana povertà così da reintegrare il proprio lignaggio agli occhi della cattolicissima Polonia ed acquisire il nome della bestia, tentando così la scalata ai piani alti di un mainstream a lor più consono?!
Uscire dall’underground, se nei loro destini ciò è ascritto, sperimentando quanto di meglio il proprio ingegno richieda!


"Pandemonic Incantations", terzo album pubblicato nel 1998, è antesignano della svolta progettuale della band, passando dai capisaldi della scuola black metal, come satanismo, a temi quali occultismo e thelema.

Il progetto insedia una nuova line up che vede sostituire i componenti impegnati l’anno prima nel progetto Grom: Baal Ravenlock (batteria) + Les (basso) da nuovi punti fermi quali il Dr. Zbigniew Robert "Inferno" Prominski (Percussioni e batteria) e Mefisto (Basso, seconde voci).
Inutile sottolineare l’apporto tecnico garantito dai due, una freschezza che garantirà future e costanti migliorie, in termini di tecnica e capacità compositiva, tale da caratterizzare quell’evoluzione stilistica e concettuale tanto ricercata, al sì congiunta in termini di età fisiologica del gruppo, affrancante quegli stilemi black metal, classificandola all’interno della nuova corrente blackened death metal.
Strutture e partizioni si fanno così più intricate, la composita violenza dei brani, sia sul piano tecnico che sulle argomentazioni trattate risulta essere qualitativamente più complessa e spinosa rispetto ai gruppi del genere.

Quello che garantisce sottigliezza e individualità al progetto è l’assidua ricercatezza nell’utilizzo di scale che rimandano a sonorità mediorientali e ambientazioni dal sapore di occulto che si coordinano con sonorità avant-garde ("The Thousand Plagues I Witness", "Driven by the Five-Winged Star" e "Chwala Mordercom Wojciecha"), di lì a poco componenti distintive del gruppo.

La sezione ritmica incrementa punti, grazie all’apporto di Inferno ("Satan’s Sword" e "Thy Pandemaeternum"), che garantisce maggiore precisione e rapidità, tali da basare un perfetto command con il concetto olistico di pura violenza impartito dal vocalist e sezioni a corda, quest’ultime espresse all’interno di technical death metal di grande qualità ("The Past is Like a Funeral" e "The Entrance to the Spheres of Mars").

Sono bastati poco più di 40’ a Nergal & Co. per destabilizzare gli ambienti metal e mandare affanculo tutta la sbobba inquinante che tanto appesta questo genere: bands con fan frustrati/ invasati/ignoranti al seguito…

Un augurio di pronta guarigione per Nergal!

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