Il Santo Natale è giunto in anticipo nella lussuosa magione della famiglia Carter-Knowles: nella notte tra giovedì 12 e venerdì 13 dicembre la conturbante Beyoncé lancia su iTunes il suo quinto lavoro in studio omonimo senza alcun preavviso né un annuncio e neanche un brano di lancio. Il progetto, introdotto dalla diretta interessata medesima come "visual album", propone un cospicuo numero di tracce, ognuna accompagnata da un proprio videoclip di accompagnamento, ambiziosissima e interessante strategia già messa a punto dall'eclettica Bjork con il suo Biophilia del 2011 e paventata dalla più mainstream Lady Gaga per Artpop, sfortunatamente senza una effettiva concretizzazione. La mossa della sexy volpe Mrs. Knowles ha letteralmente lasciato di sasso fan, blandi estimatori e allupati voyeur, nonché l'intero m-biz, ormai convinto di un rilascio durante l'imminente 2014. Questo 2013 è stato difatti un anno in cui Beyoncé ha progettato e guidato uno strano carrozzone promozionale, inaugurato con l'Halftime Show al Super Bowl e proseguito con il Mrs. Carter World Tour, eventi che, in maniera eclatante, non hanno supportato, promosso e lanciato alcun nuovo singolo e/o album, eccettuati alcuni brani confezionati ad hoc per campagne pubblicitarie a cinque stelle (Grown Woman, Standing on The Sun). Ancora più magniloquente è stata la capacità di segretare sino all'ultimo l'intero lavoro, senza lasciar trapelare tracce, anteprime, date, spoiler e quant'altro, intento estremamente complesso se si rimembrano pirateria, download selvaggi e leak anticipati, malandrinamente contrastati da artisti e major temerari e bonaccioni con le modalità, le strategie e i planning di marketing più efferati (release frammentate, repentini cambi di singoli, titoli svelati mesi prima, inestricabili puzzle di anteprime e snippet). Insomma, Beyoncé entra nella combriccola, composta dal marito-magnaccia Jay Z e dagli amici Kanye West e Justin Timberlake i quali hanno optato, a favore dei rispettivi dischi (Magna Charta...Holy Grail, Yeezus e The 20/20 Experience), per il "minimalismo" di promoting, rappresentato da presentazioni tardive (Timberlake) e dalla totale assenza di orpelli e imbonimenti commerciali (West e Jay-Z).
Beyoncé, checché se ne possano dire tante e troppe, è un'artista POP di tutto rispetto, vocalmente dotata, esteticamente inebriante e foriera di produzioni raffinate, curate nei dettagli e coerenti al genere proposto. Dall'esordio scoppiettante di Dangerously in Love al calderone saporito di 4, passando per il più radio friendly I Am...Sasha Fierece e il total-R&B B'Day, Bee Bee ha dato prova di essere una carta vincente sul fragile scacchiere di Monopoly delle classifiche, un jolly in rosa in grado di maritare senza grossi intoppi coniugali le copertine con il pentagramma. E se, almeno fino al tormentone Single Ladies, i più scettici non riuscivano ad andare oltre la visione di un ibrido manichino ultrapop assemblato con le rispettive anatomie delle varie Rihanna, Jennifer Lopez, Britney Spears e dunque gettato nei vari ghetti a sculettare per papponi affamati di denaro e perizomi, una volta giunti al caleidoscopio di 4 è impossibile non notare la voglia di azzardare, di oltrepassare i canoni delle mode e di guardare al futuro con i Ray-Ban del passato Motown-Boogie più florido.
Il tesoretto un po' incompreso di 4 non poteva partorire un degno erede, capace di osare senza inflazionare e ispirarsi senza scopiazzare: Beyoncé si colloca su livelli piuttosto alti e non fatica a svettare fra le pregevoli produzioni pop-old school dell'anno ormai in fase di tramonto, 20/20 Experience del già citato Timberlake e The Electric Lady di Janelle Monae, una Mrs. Knowles neanche troppo agli antipodi. Se il comune denominatore di Love On Top, End of Time, I Miss You e Best Thing I Ever Had aveva frullato egregiamente il genio Motown, la Disco evergreen, la freschezza dell'R&B contemporaneo, la dolcezza delle ballate strappalacrime e qualche girl empowering anthem a coronamento (Run The World - Girls), Beyoncé compie un triplo salto con avvitamento laterale e predispone una succosa tavola imbandita dall'aperitivo all'ammazzacaffè, passando per il consommè e il sorbetto digerente. Lo sposalizio sonoro è difatti ragguardevole: pop, rhythm&blues, hip hop, trip hop, elettronica, downtempo, ambient, trap, synthpop, pop progressivo, disco boogie e un leggero bagliore alternative gettano uno stabilissimo Ponte sullo Stretto fra il continente commerciale e l'isola indie-alternative, unione coronata nel segno di un'atmosfera soft, sofisticata, mistica e romantic-chic.
Pretty Hurts, traccia di apertura all'insegna dell'R&B edulcorato, inaugura la prima parte dell'album, maggiormente "alternativa" e ambiziosa, la quale svetta con l'oscurità elettro-trance/trip hop di Ghost/Haunted (da menzionare il video di Haunted, palese omaggio a Justify My Love di Madonna), la frizzante disco di Blow, il misticismo dowtempo di Drunk on Love e l'energia trattenuta nella gemma trap/hip hop Yoncé/Partition. Fra i brani più significativi della seconda tranche occorre citare la malinconica XO, una sorta di Halo rivisitato per l'occasione, il minimalismo ambient di Mine (in duetto con Drake che, assieme a Kanye West, Miguel, Frank Ocean e The Weeknd, lo annovero fra le leve "salvatrici" dell'hip hop), il cupo gospel-acustico Superpower (assieme all'appena citato Ocean) e la ballata piano-synth Blue, performata nientepopòdimeno con la figlioletta Blue Ivy.
Un grande ritorno, in sordina, silenziosamente, lontano dallo sterile vortice di marketing a metà fra lo scandalistico e il trash: Beyoncé torna a vestire i panni del Cupido in rosa, pronta a scoccare i dardi dell'amore verso la musica di qualità, consapevole che il pop ha ancora molto da dire e che può, anzi deve, spiegare le vele verso i difficili oceani dell'antimainstream. Riuscirà questa Crociata a suon di top ten? L'ultima parola all'ascoltatore, a quello aperto, a quello con la puzza sotto il naso e al curioso.
P.S.: per coloro che vogliono "rifarsi gli occhi" (o qualcos'altro), consiglio vivamente di guardare i videoclip di accompagnamento, in primis Blow, Jeaolus, Rocket e Haunted. I livelli di sensualità superano abbondantemente i livelli estetici di Crazy in Love, Baby Boy, Naughty Girl e persino del magnum opus Beautiful Liar.
Beyoncé, Beyoncé
Pretty Hurts - Ghost/Haunted - Drunk in Love - Blow - No Angel - Yoncé/Partition - Jealous - Rocket - Mine - XO - Flawless - Superpower - Heaven - Blue
Elenco e tracce
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