Avvertenza: caro lettore, nella casa pagina hai clickato sul titolo “Bill Frisell – music for the films of Buster Keaton: The High Sign & One Week” e quindi ti aspetti una recensione su questo disco. Ma quello che ti accingi a leggere è un discorso generale sulla musica creata da questo bravo chitarrista come colonna sonora dei film di Buster Keaton e su altre cose. Quindi tutto quello che dirò vale per il disco sopra menzionato ma anche per il disco “Bill Frisell – music for the films of Buster Keaton – Go West” e non solo. Buona lettura...

Inizio questa recensione sgomberando il campo da ogni possibile dubbio: io sono un fanatico di Buster Keaton. Avrò visto i suoi film un milione di volte e la sua autobiografia scritta con Charles Samuels (“Memorie a rotta di collo” – Feltrinelli) è uno dei molti libri che mi piace riprendere in mano di tanto in tanto. Beh certo quando rivedo uno dei suoi film degli anni venti non rido più proprio a crepapelle. Però rimango davanti allo schermo fino alla fine con un bel sorriso soddisfatto.
Ho comprato qualche anno fa questi dischi di Bill Frisell solo per la faccia di pietra che mi guardava dalle copertine. Di Frisell posseggo solo un altro disco: “News for Lulù” (1988) che porta anche le firme di John Zorn (Sax) e George Lewis (Trombone).

Questo disco curiosamente fa riferimento nel titolo e nella cover a un'altra icona del cinema muto: Louise Brooks. E se in “News for Lulù” i tre musicisti si abbandonano a frenetiche improvvisazioni su composizioni di Kenny Dorham, Hank Mobley, Sonny Clark e Freddie Reid, in “Music for the film...” di improvvisazioni non ce ne sono proprio. Insieme a Kermit Driscoll (contrabbasso) e Joey Baron (batteria) Bill Frisell compone e suona una colonna sonora che aderisce fotogramma per fotogramma allo svolgimento delle pellicole, ma anche alla filosofia cinematografica (e non) di Keaton.

Ma prima di spiegare come e perchè lasciatemi ricordare due anniversari: quest'anno si festeggiano il quarantesimo anniversario della morte di Buster Keaton e l'ottantesimo anniversario del maggiore dei suoi capolavori: “The General”. Del resto i due dischi di Frisell sono usciti nel 1995, anno in cui Buster avrebbe compiuto cento anni... Oh, con queste commemorazioni, so di non aver suscitato l'interesse di proprio tutta la comunità di debaser ma sfrutto il secondo anniversario per spiegare come secondo me NON dovrebbe essere la colonna sonora di un suo film.
Ho visto “The General” (era già l'ennesima volta) un paio di anni fa a Castellaro Lagusello (MN) in occasione di un piccolo festival del cinema muto organizzato da alcuni amici. Guest star: Stefano Bollani al piano. Conoscendo la vis comica di Stefano mi aspettavo una gran serata. Intendiamoci: è stata una gran serata, ma con qualche “sofistica” delusione.

Sulle prime immagini del film, immagini che ci mostrano un Jhonny Gray (Buster) tranquillo nella sua bella divisa da macchinista a bordo della sua bella locomotiva, Stefano ha esordito non pestando i tasti ma pizzicando le corde del piano. E io ricordo d'aver pensato “Ahi... qui il Bollani mi vuole far l'avanguardia... Chissà cosa si inventa quando iniziano le peripezie...”. Poi in verità Stefano s'è messo a suonare da cristiano e ha seguito benissimo le parti dove l'azione si fa frenetica. Ma i temi che eseguiva avevano un vago sapore romantico che poco c'azzecca col personaggio e il suo mondo.
Voglio dire: guardate quella faccia meravigliosa lassù sulla copertina, vi pare la faccia di un eroe romantico? Io posseggo una versione del film restaurata da Raymond Rohauer (Raymond non ti ringrazierò mai abbastanza!!!) in cui per colonna sonora c'è un orchestrina che suona temi semplicissimi dal vago sapore militare (siamo in piena guerra di secessione). QUELLO è l'accompagnamento giusto! Altro che avanguardia e romanticismo. Keaton non è romantico, Chaplin è romantico. E Keaton non è Chaplin: se Chaplin è un vagabondo, Keaton è un lavoratore. Se Chaplin è un poeta, Keaton è più realista del reale.

Se Chaplin è un tragicomico perdente, Keaton scopre che vittoria e sconfitta non esistono. Per esempio: in “College” (1928) la conquista della protagonista femminile è lo scopo primario di sua ogni azione e alla fine la conquista e la sposa; ma prima dei titoli di coda un salto in avanti nel tempo ci mostra Buster invecchiato precocemente; lì vicino c'è una moglie flaccida e tutt'intorno sei pargoli che frignano. E Buster pare pensare: “ma ne valeva la pena?” Poi un altro salto in avanti ci mostra due lapidi in un campo santo...
Ecco allora che la musica di sottofondo deve volare basso perchè se alzi troppo la cresta è il mondo che ti tira giù. E in questo la musica di Bill Frisell è esemplare: batteria, contrabbasso e chitarra eseguono temi legati alla cultura a stelle e striscie: blues, country, qualche spruzzata di bluegrass e ovviamente il jazz, ma un jazz popolare, senza fronzoli.

Beh ogni tanto qualche vezzo c'è, qualche assolo di batteria per esempio, ma in generale la chitarra segue le corse a rotta di collo di Keaton come se ne fosse la coscienza. E questo vale sia per i rumorismi che sottolineano le gag che per i passaggi più didascalici, quando il mondo descritto da Keaton pare cadere a pezzi. Qui Bill lascia fare e ogni strumento segue un ritmo e un armonia propria creando un effetto d'insieme, nel suo piccolo confuso, grottesco, quasi apocalittico. Ma, passata la tempesta, Keaton è ancora in piedi, si guarda attorno attonito e se ne va come se niente fosse accaduto; e la musica torna ad essere semplice semplice come all'inizio.
Fra le melodie cito quella che colora l'amicizia tra il cowboy per caso Friendless (Buster in “Go west”) e una mucca. Tra i due nasce quasi un idillio che diventa un triangolo con la chitarra di Bill... Quella di “Introduction” in “High Sign” dove Keaton si trova “sulla strada” senza lavoro, arte nè parte.. Un tema che quasi esita a venir fuori dalla chitarra per troppa timidezza... Infine "One week theme" che accompagna Buster e la sua ragazza nella costruzione e successiva distruzione di un loro nido d'amore. Un tema lento, fatto di chiari e scuri, ma tutto sommato consolatorio che allude a un tepore domestico che mai si realizzerà...

Questa musica è stata concepita per accompagnare tre film e guardando quei film dovrebbe essere ascoltata. Ma vi dirò a me piace anche ascoltarla separata dalle immagini, togliendo così, fra l'altro, ogni problema di sincronizzazione (SEMBRA facile...).

E quando l'ascolto mi si dipinge sul viso un sorriso soddisfatto che dura fino all'ultima nota...

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