Due anni dopo il non tanto bello "Kill Or Be Killed" (2003), tornano i Biohazard, con la loro miscela di thrash metal, punk, hardcore ed anche di rap.
"Means To An End", uscito quest’anno, non è un titolo a caso. Già, dopo 15 anni di lavoro, i Biohazard chiudono baracca e burattini. Come lo hanno fatto? Direi in maniera più che dignitosa. Il disco, infatti, è energico, genuino: sembra di essere tornati ai tempi di “Urban Disciple” (1992) e di "State Of The World Address" (1994). Sono molto belle "My Life, My Way", "The Fire Burns Inside", "Devotion", "Kings Never Die" e "Don’t Stand Alone", quest’ultima la mia preferita. La produzione è più che accettabile, rendendo i Biohazard dei veri paladini dell’hardcore.

Probabilmente qualcuno si rammaricherà di questo addio, ma io, in fondo, penso che sia giusto. La band, durante il suo periodo di attività, ha dato di tutto e di più ed un cd successivo a questo interessante, ma niente di più, "Means To An End", sarebbe una mezza macchietta. Quindi è giusto che la carriera dei Biohazard finisca qui. Cosa faranno ora i Biohazard? Per ora so che il cantante Evan Seinfeld sembra diretto ad un carriera da pornostar (?!?!?!) e che Billy Graziadei sarà impegnato in un progetto con ex membri di Kittie e di Groovenics. Credo che di loro si sentirà ancora parlare. Dei Biohazard, purtroppo, no.
R.I.P

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