Jim Jones è un fighetto cazzuto. Fighetto perché possiede un ego che non starebbe dentro alla Hall della Tate Modern, se la tira, Jimi, e fa bene perché sono stati il suo ego e la sua caparbietà a permettergli di continuare a suonare. Anche solo sperare di ripetere il successo e il cult status guadagnatosi con Thee Hypnotics, sarebbe stata pura follia, ma Jones ha continuato a tenere botta e, dopo diversi cambi di formazione, ci presenta la seconda fatica a merito dei Black Moses, "Royal Stink", ovvero poco più di trenta minuti di puro e semplice rock'n'roll, sfiorato dalle solite note ispirazioni storiche, Stooges, Stones, MC5. cazzuto, si.

Trenta minuti di blues, rock, stoner, garage, tutte le referenze sopracitate, ben rielaborate, adrenaliniche e entusiasmanti non direi, ma che comunque meriterebbero una fetta dell'attenzione che così prodigalmente viene data ad acts britannici assai più mediocri, ma molto più appetitosi dal punto di vista mediatico. L'esordio nel... con Emperor Deb, appena più vicino alle sonorità psichedeliche degli Hypnotics, aveva fatto presagire le potenzialità di questo pseudo super gruppo (al tempo il bassista dei Black Moses era Graeme Flynn dei Penthouse, ora sostituito da Zack Kusmanov).
Royal Stink invece, ha una piega molto più "attuale", odio dirlo, ma senz'altro più commerciale (e non è necessariamente un commento negativo) un sottofondo di voglia di uscire dal cult status e "unirsi" alla festa, mangiare finalmente un pezzo di quella torta che lui stesso, in qualche modo e in altri tempi, ha aiutato a cuocere.

Ho sentito i brani di questo album prima che uscissero, quando vidi i BM in concerto un paio di anni fa e l'energia che riuscirono a sprigionare quella sera con "Better Believe" o"Stevie" fa fatica a venir fuori al terzo ascolto su cd. È comunque un bel disco, si fa ascoltare volentieri e, grazie alla breve durata, non ha il tempo di stancare, e spero che godrà un maggiore successo commerciale rispetto al debutto, dove Emperor Deb, a tratti, prendeva un percorso quasi introspettivo e profondo, Royal Stink segue la strada che porta alla festa... GBBM

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