Un capolavoro. (punto)
La (personale) de-recensione potrebbe agevolmente esalare l’ultimo esile afflato, dato il plumbeo contesto etico/musicale a cui ci si riferisce, con questi due miserrimi, semplici, abusati, ancorché spesso a vanvera, vocaboli.
In verità, altre due paroline (si fa per dire..), il vetero sfascia-carrozzaro da strapazzo, a cotanta epocale hard rock/metallifera-opera gliele vorrebbe modestamente et tronfianamente de-dicare.
[Gli eventuali pigri, svogliati, de-interessati o semplicemente illetterati, si astengano senza problema alcuno: la nobile disco-substanzia si staglia incipit/escamente et lapidariamente lassù; per gli eventuali altri... i pochi coraggiosi residui, ci si accinga a precipitare nello sfascia-omaggiante-baratro.]
Black Sabbath, indi: in realtà questa “Settima Stella” è un disco (da) solista coniato dall’extraordinaire uomo-maker-rifferama-allo-zolfo per eccellenza, Sua Sabbathica-Baffo-Maestade, Mister Tony Iommi: travagliato e forse per questo così “sentito” disco, nato nonostante e dopo le note acerrime dispute (anche legali, con gli altri Sabbath-originari), in merito all’uso della storica sigla rappresentatrice. Primaria meritoria de-sottolineazione la si deve obbligatoriamente rivolgere alla davvero infinita voice del Glen Hughes (Deep Purple e Trapeze i Suoi arcaici trascorsi) d’annata: una interpretazione globale spettacolosa und spettacolariforme, (NO actual government, riforme, relationships) intensità emotiva a livelli parossistici, una poderosa voce essenzialmente (ultra)soul, dotato di una estensione e capacità interpretativa a tratti realmente pelle-accapponatoria : in questo senso et a ferrea irreprensibile prova, ci si meravigli/inginocchi/ridimensioni pure, senza vergogna alcuna, di fronte alla “biade”/accoppiata, posta in vinile-clausura: “Angry Heart/In Memory”, pura, extraordinaire, maraviglia (in senso, dolce-stilnovista) hard rock/metal-acusticheggiante, Glen Hughes letteralmente strapazza e conquista con una classe altisonante und stentorea apparente naturalezza.
L’intero immarcescibile lavoro è musicalmente et solidamente ancorato (si sproloquia, pur sempre, del 1986) su dettami chitarristico-percussivi et complessivamente musicali, forgiati da arcigno, quanto basaltico, nonchè immensamente melodico, classico hard rock/metalleggiante: “In For The Kill” traccia posta in apertura o la più addentro “Turn To Stone” appaiono più che esemplificative a riguardo; riff arcigni, inscalfibili, accompagnati da una certa qual animosità percussionale, indissolubilmente scolpite nel (umano) granito.
Nuove leve, abbiate coraggio e premura della salubrità del Vostro vituperato apparato uditivo (ma quali Korn.), accorrete numerosi alla riscoperta di cotanta immaginifica e appagante opera: di dischi come questo ne escono uno ogni dieci anni (se, e quando, va bene).
p.s.
Recentissime notizie danno la paleontologica-allegra-coppia di cui sopra (dopo quasi un ventennio), in studio a terminar di registrare un (impossibile) e redatto a quattro-mani nuovo lavoro...
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Di il giustiziere
Con un cantante come Hughes si può passare da ritmi indiavolati a pure incursioni sentimentali che sanno emozionare.
Ci troviamo di fronte all'ennesimo capolavoro dei Black Sabbath (anche se qui sarebbe più corretto parlare del solo Iommi).