"La band newyorkese, formata da due gemelli di origine italiana e da una ragazza giapponese, costituisce una delle realtà piú celebrate della scena indie internazionale. La matrice 'noise' degli esordi, caratterizzata da un suono ruvido e dissonante, fortemente debitrice dei Sonic Youth piú spigolosi, si è recentemente stemperata in melodie oblique, tessiture complesse e momenti piú riflessivi e intimisti."

Ok, ho barato, lo ammetto.
Non è "farina del mio sacco"... è la presentazione dei Blonde Redhead per il concerto che hanno fatto un mesetto fa a Ferrara, ma vi assicuro che non è facile classificare la loro musica, né azzardare accostamenti con altri gruppi esistenti.

Dire che sono un gruppo particolare è poco: 2 gemelli italo-canadesi conoscono una ragazza giapponese a New York e si mettono a far musica: hanno una passione per Pier Paolo Pasolini (a tal punto da intitolare il loro secondo album "La mia vita violenta") e tante idee, ma la notorietà arriva solo al quarto tentativo/disco, "In An Expression Of The Inexpressible", alla produzione del quale c'è Guy Picciotto dei Fugazi.

Che dire di questo "Melody Of Certain Damaged Lemons"? Ha un bel ritmo.
Dopo la prima traccia strumentale arriva subito il pezzo piú bello dell'album, "In Particular": 6 minuti abbondanti di canzone, che inizia con un minuto e mezzo strumentale dall'andamento ipnotico; non appena Kazu Makino (la ragazza giapponese) attacca a cantare, la prima reazione è negativa: sembra abbia una voce orrenda, e si tende a pensare che rovinerà la canzone, ma poi tutto si aggiusta e vi sfido a provare a non ondeggiare la testa mentre l'ascoltate!

Alcune canzoni sono cantate da Amedeo Pace (il chitarrista) e in "For the Damaged" la voce di Kazu è accompagnata dal solo pianoforte suonato da Simone Pace (il batterista/tastierista).
"Mother" è l'unico pezzo dell'album che si potrebbe definire "sporco", molto "alla Sonic Youth", cui segue, proprio alla fine, una versione piú articolata di "For The Damaged", non piú con il solo pianoforte, ma con l'aggiunta delle percussioni.

Sono il primo ad ammettere che dopo aver letto queste righe uno può domandarsi "ma in conclusione, ne vale la pena?" e la risposta è: se avete modo, ascoltatevelo, secondo me è un disco sottovalutato e poco conosciuto!

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