Devonte ‘Dev’ Hynes, figlio di Apollo, Dio della Musica, dopo aver abbandonato il progetto Test Icicles (quando viveva ancora nell’Essex), si era distinto nel Nuovo continente già nel 2007, a soli 22 anni sotto lo pseudonimo di ‘Lightspeed Champion’, un progetto one-man band per larghi tratti. Memorabile la suite ‘Midnight Surprise’, un pezzo di 10 minuti che già presagiva le sue capacità di fondere assieme vari generi, unendoli sotto  un’unica bandiera indie-pop-folk.
Proprio in quell’anno veniva  votato come  “49esima persona più fica nel rock” nella 'NME's 2007 Cool List'. L’anno dopo sarebbe balzato alla ventesima posizione.
Da qui in poi la stretta collaborazione con Mike Mogis della Saddle Creek Records (Nebraska) , la produzione di due dischi (Falling Off The Lavender Bridge e  Life Is Sweet! Nice to Meet You, entrambi sotto la solida Domino Records americana) e i tour che inizialmente lo vedono solo sul palco, assieme a un computer, un po’ di basi e una chitarra, a volte supportato da una band completa e vestito in modo stravagante:  nel febbraio 2008, il gruppo si esibisce all’NME 2008 Awards indossando le maschere dei personaggi di Star Wars. Verso la fine del 2009, a causa di un intervento  chirurgico alla gola, è costretto a sospendere la sua attività live per circa due anni, apparendo solo sporadicamente sui palchi, come quello del Barbican Centre a Londra.  Durante questo fase cresce il numero di collaborazioni, come quelle con Florence Welch di Florence and The Machine (che apre durante il tour del 2012), Sky Ferreira, Emmy The Great, Britney Spears, Alex Turner, We Are Scientists, The Wombats, The Horrors.

Concluso il periodo Lightspeed Champion, prende il via un nuovo progetto, più elettronico, più approfondito:  Blood Orange. Il primo disco, ‘Coastal Grooves’, rilasciato nell’Agosto 2011, riprende le linee folk-pop orchestrali già assodate negli anni precedenti contaminandole con new wave e funk che piacciono tanto.

Cupid Deluxe ci presenta un punto interrogativo: la copertina. Devonté, perché?
Il ragazzo è bizzarro, ma, tralasciando questo, la sua acconciatura e gli occhialoni (ah questi giovani hipster Newyorkesi),  il disco, 11 tracce, è un’unione sapiente di una gran varietà di generi, e il talento viene fuori, eccome.  Si parte con ‘Chamakay’, orientalismi e solide basi elettroniche che ci portano nel cuore della creatività dell’artista quale è lui, che qua si avvale della fantastica voce di Caroline Polachek dei Chairlift (nonché donna di pregevole fattura, nonché fighetta).
Mai banali le bassline, convincono sempre di più ad ogni ascolto (‘Uncle ACE’ che si fonde in un funk daftpunkiano, ‘No Right Thing’ e i riffetti nascosti) e il sound sembra essere sempre curato nei minimi dettagli; le basi perlopiù elettroniche di batteria creano un’armonia e progrediscono mano a mano che scorrono le tracce. In posizione strategica, a metà disco, troviamo ‘Chosen’, punto di unione e rottura: se finora le atmosfere si sono scaldate e tinte di varie tonalità (la sognante e caraibica ‘No Right Thing’ in cui forse solo io sento nella voce qualche somiglianza col buon vecchio Sascha Ring, alias Apparat), ora portano a un maggiore intimismo; la traccia-simbolo dell’album  si apre con un bell’intrico di fiati molto anni ’80, un giro di basso da far invidia a Marcus Miller (deliziosi il ‘popping’ e gli slide qua e là), chitarre e cori di voci synth-pop di alta finitura.
C’è spazio per un paio di brani hip-hop (‘High Street’, in cui compare il rapper Skepta e ‘Clipped On’ con la collaborazione di Despot) e per una chicca finale: se avete voglia di andare fino in fondo al disco, infatti, scoprirete una reprise, ‘Time Will Tell’, che ‘rivede’ interamente la bella ‘It Is What It Is’ (Track No. 5), che vede duettare alla voce Dev e la fidanzata, Samantha Urbani, quella biondina indie che canta pure nei Friends e si presenta con un look altrettanto eccentrico, una voce zuccherosa, e una certa rassegnazione.
Mi chiedo come farò a smettere di canticchiarne il ritornello.

Insomma, il nostro ragazzo si è fatto grande e ora è pronto per fare un balzo in avanti, chi lo sa, magari per conquistare definitivamente la Grande Mela. Intanto gli auguriamo di maturare ancora, e noi speriamo venga a deliziarci con una o due date prossimamente.

 

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