"777-Cosmosophy" - Trilogia del 777, capitolo conclusivo.

Questa è un'opera che non va descritta: va ascoltata - ché ogni descrizione risulterebbe inadeguata e riduttiva. Essa veicola e vorrebbe lasciare un messaggio che, come una luce abbagliante, vi risulterà chiaro fin da subito, ma non distinto. È "Cosmosophy" a comandare voi, a pretendere, ad esigere un'attenzione che lentamente sfocerà in intuizione e illuminazione.

Se il precedente "The Desanctification" era una trasposizione in musica di Nietzsche, qui ci si avvicina piuttosto alla dottrina magica rinascimentale. I Blut Aus Nord ci avevano lasciati ignudi e disperati, dopo aver distrutto le nostre certezze a colpi di martello e una scia noise priva d'ogni barlume di speranza e di riscatto. Ora si tratta di superare il nichilismo e di creare nuovi valori, e pare che i Blut non propongano quelli della Vita (il che, in fondo, è un'utopia e forse una garanzia di degenerazione), ma quelli scaturienti da un rapporto uomo-mondo rinnovato. Quando si capisce che io sono il mio mondo e sono un microcosmo in un macrocosmo, cogliendo le connessioni onnipresenti e decifrando un nuovo linguaggio, si può riportare il mondo a sé e raggiungere la pace, il ricongiungimento e la fusione.

Ormai il Black è un'eco confusa e nebulosa, che rivela la sua intensità sempre meno; si respira un'altra atmosfera, i suoni si elevano ad altezze pure, testimoni dell'avvenuto cambiamento. Predominano le clean vocals, in queste epitomi faticose e acide, segno della sopraggiunta trasparenza; epitomi in cui si trovano anche deliri e torture Industrial (XV) e serpenti che si mordono la coda (XVI e XVIII); loop ipnotizzatori che sembrano non finire mai, come tutte quelle notti a cui volevamo, dovevamo dare un senso. Solennità esoteriche (inizio della XIV) e intrecci perfino romantici (XVII) seguiti da immancabili vertigini allucinanti. Pennellate ambient da qualche limbo desolato.

Nel cuore si trova ogni cosa. Nel mondo si trova ogni cosa. Questi i presupposti: sta a noi trarne le conseguenze, coadiuvati da quest'opera, per concludere infine la nostra avventura immersi nel silenzio, anzi nel suono del silenzio: ché quando tutto è stato colto, tutto è stato detto, tutto è stato fatto, non resta che comunicare con ciò che non si dice, e non si può dire.

 

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