This tower is to defend our love
This mountainside is mirrored on emotion
No power could ever bend our love
It's alive in our hearts tonight

Una grigia giornata d'inverno. Un'immensa landa deserta. Una spada conficcata nella terra. Un volto scalfito dal freddo. Bob Catley. The Tower.

L'aura mistica che avvolge il primo disco solista del frontman dei Magnum riesce a trasportare per un'ora magica in antichi posti lontani, le mistiche distese a nord, paesaggi oggi ormai sbiaditi nel corso della storia. Un'atmosfera decisamente medioevale riverbera tra una canzone all'altra, fatta di notti ghiacciate e avventure pericolose, affascinanti storie di coraggio cantate davanti ad un fuoco scoppiettante, mentre una miscela di vari generi si sussegue. Possiamo infatti parlare di heavy metal, che si fonde in modo naturale con folk, epic, rock classico e ad un raffinato lato melodico.

La voce di Bob Catley  come sempre ottima, pulita e maestosa più che mai, sa donare all'opera quel tocco imperiale che solo lui riesce a dare, accentuando il mito con un calore da pelle d'oca. Una nobile voce accompagnata da dei cori pazzeschi, e un uso solenne di tastiere che vengono imposte nel sound in modo marcante ma mai pesante. Inoltre,  un susseguirsi di assoli di chitarra che giocano un ruolo molto importante, dove Vinny Burns fa cantare la sua axe in modo molto melodico, semplice ma azzeccato, in modo che ogni singola nota rimanga impresso nella mente.

Questo è ciò che rende il sound del disco veramente potente, ma anche le canzoni in sé non sono da meno: parole, testo e musica sono state scritte dall'ottimo Gary Hughes, cantante dei Ten, che in questo lavoro si improvvisa anche bassista e tastierista. Il suo amore per i Magnum è stato d'ispirazione per scrivere "The Tower", l'influenza del gruppo è difatti molto sentita: se paragonato ad alcuni dei dischi migliori dei Magnum quali "On A storyteller's Night" o "Kingdom Of Madness", non lascia per niente l'amaro in bocca, anzi è un vero gioiello per ogni amante del gruppo (e non).

E con regalità inizia dunque The Tower, introdotto dall'intro barocco di "Dreams" e seguito subito da un riff maestoso e un cantato azzeccato. Un susseguirsi di emozioni intense caratterizza il disco, ed è da notare il tocco progressive, lievemente e quasi impercettibilmente  sfiorato, che offre un'aura ancor più elegante, soprattutto per accentuare dei passaggi o degli stacchi particolarmente importanti, e ne è d'esempio "Fire and Ice". Ma i pezzi più caratteristici del disco sono in assoluto "Deep Winter" vigorosa ballata dalla struttura geniale, gli storici cori di "Madrigal" e, dulcis in fundo, la title track, un sublime inno al mistico, all'intoccabile e all'incantato.

L'opera esce nel 1998, ottimo anno per chi ama il rock epico, dato che nello stesso anno un altro grande disco del genere, "Into The Electric Castle" il capolavoro degli Ayreon.

"The Tower" altro non può esser definito che un signor disco, interpretato in modo ottimale da un personaggio intrigante, istrionico, poco conosciuto ma dalle capacità vocali straordinarie. Bob Catley, un personaggio da scoprire.

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