Ciao ragazzi, vi confesso che quando mi sono iscritto su Debaser sotto il nome de plume "Il_Paolo" sapevo che questo giorno sarebbe arrivato: ovviamente non sapevo quale sarebbe stato il giorno, ma il destino era ineluttabile, come ineluttabile era occuparmi, nella mia galleria di personaggi musicali italiani, di Roberto Satti da Roma, in arte Bobby Solo, oggi residente dalle parti di Soave, amena località vitivinicola nella parte orientale della provincia di Verona, laddove l'aere scaligero si fonde nella concretezza vicentina.

Circa Bobby, avevo delle perplessità relative soprattutto all'album da recensire per voi, non volendo riproporvi i soliti "grandi successi", o magari degli inediti con il sodale ed amico/nemico Little Tony. Perplessità che, magicamente, sono svaporate sabato scorso, quando, presso il mio negoziante di fiducia, ho potuto apprezzare l'album in questione, insieme di cover di Johhny Cash e Dylan registrato nel veronese, quasi a tracciare un'ideale punto di contatto fra l'Arkansas (Clinton a parte, il più anonimo degli Stati confederati) e la provincia di Verona (città e great lake a parte, una delle più noiose province del nord, così almeno mi dicono).

Bobby Solo, clone italiano dell'Elvis più baritonale, immarcescibile icona del sempreverdismo rock (capello, occhiali da sole, giacche countryeggianti), interprete di alcuni classici degli anni '60 ("Se piangi..."; "Una lacrima..."; "Zingara") è un onesto artista che non ha mai negato, né rinnegato, il carattere derivativo della sua musica da (ormai scipiti) modelli statunitensi, continuando ad eseguire, in alcuni locali del giro minore, cover di pezzi blues, country, folk, root rock che hanno avuto soprattutto in Cash il loro campione, omaggiato qui da Bobby.

Le interpretazioni di Mr. Solo non sono affatto malvagie e, soprattutto, rispettose dell'originale, con il merito di diffondere fedelmente anche in Italia un genere che noi tendiamo sempre a trascurare (intendo quello di Cash, più che di Elvis), peraltro, lo devo ammettere, non a torto: a me personalmente Cash non dice un granchè, il suo legame con la cultura rurale degli States, il suo conservatorismo di fondo nelle scelte musicali me lo fanno sembrare vecchio già dagli anni '60, quando fu sorpassato, mediante sature dosi di elettrificazione, proprio da quel Dylan che Bobby omaggia in questo album, oltre che da tutti gli epigoni del blues rock si fine sixties, oltre che dai rivisitatori della tradizione come Byrds, Flyng Burrito, Little Feat, Allman Bros & Co.

L'album, per il discorso prettamente musicale, si attesta dunque su un bel 3/5, considerando la qualità dell'interprete, il repertorio, il senso dell'opera. Belli tutti i maggiori pezzi di Cash qui cantati, fra cui cito soprattutto, per completezza espositiva, "Big River", "I Walk The Line" e "Folsom Prison Blues". Non del tutto azzeccato, se vogliamo ed anche alla luce delle osservazioni effettuate poc'anzi, l'inserimento delle dylaniane "Blowin' In The Wind", "It Ain't Me Babe" e "Girl From The North Country", che tuttavia può attrarre tutti coloro che siano ignari o immemori dei migliori pezzi di Cash.

Da notare che l'album è suonato interamente da Bobby (tranne la batteria, di qui il titolo... "fatto in casa"), alla stregua di un Prince o di un Rundgren in sedicesimi.

Qualche considerazione finale in ordine a Bobby: come osservatore della musica italiana "minore", o non più mainstream, come pure dei personaggi che la popolano, avevo di Solo un'immagine piuttosto stereotipata, figlia del reducismo da rotonda sul mare o, ancora, del roxy bar. Lo credevo, insomma, condannato a ripetere i propri vecchi successi, un po' come certi personaggi della Nashville di Altman, con una certa aura di vecchiezza, e lo dico senza cattiveria, considerando che questi cliché sono spesso imposti dalle case discografiche e dagli impresari che impongono a questi musicisti di privilegiare le sagre paesane alla musica stessa.

Rivedere il Nostro all'opera nella diffusione di questo genere musicale, che a me non piace del tutto ma che certamente non posso definire immeritevole di ascolto, restituisce l'immagine di un artista coraggioso ed onesto, che m'immagino percorrere le assolate strade della bassa veronese, alzando gli occhi verso il cielo grigio e sognando di essere in Arkansas.

A ciascuno il suo, mentre voi dovete accontentarvi del radicalmente Vostro

Il_Paolo

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