Questo album di Bruce Springsteen è davvero grande. Togliendo giusto un paio di brani che non mi entusiasmano, il resto è davvero un bel sentire. Per me, nel complesso, è uno dei migliori di Bruce, appena un pelino sotto i suoi capolavori assoluti, e parlo di album come Born to run e Darkness on the edge of town, e Nebraska. Anche il precedente album, il malinconico e semi-acustistico "Western stars" (2019) era stato, a mio avviso, una vera sorpresa. Melodie bellissime e atmosfere rarefatte; un album toccante e con perle di altissimo valore; un album da porsi quasi allo stesso livello di un "Nebraska" (1982). In pratica Bruce, nonostante i suoi 71 anni suonati, sta passando, almeno a livello creativo, una seconda giovinezza; forse sul palco adesso non sarà più la furia umana che è stata sino a pochi anni fa, ma questi due ultimi album stanno a dimostrare un autore, compositivamente, di nuovo ispiratissimo, quasi al livello dei suoi tempi migliori dei 70 e di inizio 80. E questo nuovo "Letter to you" è qui a dimostrarlo. Perchè? Perchè trasuda passione ad ogni nota, sia nella voce di Bruce, sia nel modo in cui la E street band segue il suo leader indiscusso. Inciso dal vivo in pochi giorni, sin dalla prima nota l'album ti immerge in un suono "live" ampio e imponente, sembra di essere davvero a un concerto della "E street Band" e di avere i musicisti vicino a te.
Il primo brano stende subito al tappeto: "One minute you're here", canzone lenta e inotica, nonchè una delle più belle dell'album. L'arpeggio ricorda "Highway 29", dall'album acustico del 1995, "The ghost of Tom Joad" (non a caso anche quell'album parlava spesso di "fantasmi").
La voce di Bruce è sussurrata e molto toccante e non ricordo di aver mai sentito Bruce cantare in modo così sentito (se non forse nel precedente "Western stars"); nonostante che la sua voce sia poco più che un sussurro sembra di averlo davanti; sembra che sia lì, davanti ad un fuoco, nella notte scura, in una distasa immensa di campi, nella brughera, a ricordarci la fragilità della nostra esistenza; la canzone è infatti una riflessione sulla morte, intessuta però di grande romanticismo; un grido d'amore, in mezzo alla notte più nera che la terra abbia mai vissuto: "Grande treno nero che arrivi lungo i binari. Luna park d’autunno ai margini della città. Il crepitio dei passi su una strada sterrata. Le stelle svaniscono in un cielo nero come la pietra. Un minuto sei qui; il minuto dopo non ci sei più."
Canzone bellissima, breve ma profonda e di grande impatto emozionale.
"Letter to you", il secondo brano in scaletta, nonchè la "title-track" dell'album è, al contrario del precedente, un brano classico dello Springsteen più rock e romantico; melodia aperta, voce spiegata e sentita e la E Street Band al gran completo che segue il suo leader. La canzone è in pratica una "dichiarazione d'intenti" dello stesso Bruce; una canzone molto personale, come la precedente d'altronde; qui però non si affronta la morte ma si parla di cosa l'artista Springsteen trova importante nel fare arte; quasi si può riuscire a vederlo Bruce, chiuso nel suo studio, in penombra, con la chitarra in mano, mentre cerca di comporre una nuova canzone, tirando fuori tutte le sue emozioni e il suo cuore:
"Ho preso la penna e ho chinato la testa. Ho cercato di evocare tutto ciò che il mio cuore trova vero . Cose che ho trovato attraverso i tempi difficili e i tempi buoni. Le ho scritte tutte con inchiostro e sangue. Ho scavato nel profondo della mia anima . Ho preso tutto il sole e la pioggia.Tutta la mia felicità e tutto il mio dolore ."
"Letter to you" è un brano eccellente e Bruce lo canta con così tanta passione e convinzione che ti prende dalla prima all'ultima nota, proprio come se in ogni singola parola Bruce riversasse dentro tutta la sua anima, la sua passione e il suo grande cuore; Bruce fa semplicemente quello che ogni artista dovrebbe fare, e cioè tirare fuori tutto quello che di buono ha dentro, metterci l'anima e il cuore, senza paura di esprime se stesso. In fondo è per questo che è così famoso, perchè non ha mai lasciato niente al caso e ha sempre messo tutta la sua infinita passione in quello che ha fatto, che piaccia o meno. E questa canzone ne è semplicemente l'ennesima dimostrazione. La E Street Band gira a mille e la canzone scorre via che è una bellezza. "Letter to you" è in fondo un brano rock molto romantico sul potere che ha l'arte, e la musica in particolare, quel potere tramite cui possiamo esprimere noi stessi, il nostro cuore e la nostra anima più vera e profonda, donarla agli altri e riuscire magari a far star meglio le persone, a curarle e a migliorare la loro vita tramite le nostra creatività.
"Burning train" è il terzo brano in scaletta; è un rock tirato ed energico, una scarica di energia quasi punk come solo Bruce puà fare. La voce di Springsteen è graffiante e rabbiosa a più non posso, soprattutto nel ritornello e il testo parla di un amore passionale ma anche malefico, e anche qui sembra aleggiare l'aria della morte; i due amanti sembrano due creature uscite dall'inferno dantesco:
Ti ho lavato con l’acqua benedetta. Abbiamo sussurrato le nostre preghiere nere e siamo stati avvolti dalle fiamme. Prendimi sopra il tuo treno che sta bruciando... Sole nero che arde, ali nere che battono...Lei canta e fluttua fuori dalla pioggia infinita...Tesoro, sono benedetto nel tuo sangue, e il mio cuore sta soffrendo.
Bruce parla dunque di passione, ma anche di una presenza che sembra protagonista in questo album, la morte, qui sotto le spoglie di una passione malsana, piena di sofferenza, eppure nel ritornello, quel "take me on your burning train"(prendimi sul tuo treno in fiamme) sembra quasi una rabbiosa preghiera, come se quel "treno in fiamme" fosse la soluzione; forse solo in un "treno in fiamme" Bruce immagina di poter sfogare tutta la sua rabbia per il corso degli eventi in America e nel mondo; forse solo su un "treno in fiamme" risiede l'unica soluzione per uscire dal dolore lacerante che sta provando per la sua America sotto la morsa della pandemia. In fondo quel "take me on your burnin train" sembra quasi una preghiera affinchè l'inevitabilità della morte non ci faccia paura ma diventi quasi la nostra compagna di viaggio, una presenza in qualche modo salvifica, che serve a farci sentire semplicemente più vivi (questo concetto viene ripreso meglio nel brano "Ghosts").
"Janey Needs a shooter" è il quarto brano; una canzone scritta negli anni '70 , ripresa in mano proprio per questo album e ripresa alla grande. Il brano è eccellente, come i precedenti. Bruce canta con tutta la passione, la rabbia e l'energia che ha in corpo e la band lo segue in modo encomiabile; ballata rock dura e grintosa, in puro e classico stile Springsteen.
Seguono due brani un pò mediocri, sembrano due out-takes da "Magic"(2008), a mio avviso uno dei suoi album peggiori ( accanto a "Human touch" e "Tunnel of love"). In "Last mand standing" Bruce canta del passato, in ricordo di un suo amico scomparso, membro della sua prima band. Il testo non è male: "Schiere di angeli sollevatemi in un qualche posto alto, forte e rumoroso. Da qualche parte, in profondità, nel cuore della folla. Sono l’ultimo uomo rimasto."
"House of thousand guitars" è invece uno dei capolavori dell'album. Il brano fa quasi gridare al miracolo. Canzone bellissima e melodia davvero superba, cantata da Bruce con il cuore in mano. Il brano arriva dritto all'anima. Sembra un pò riprendere l'atmosfera strappa cuore di "Thunder road", anche se il testo è all'opposto di "Thunder Road", scarno ed essenziale; eppure questa canzone ha un'atmosfera così romantica e sognante che sembra davvero di trovarsi dentro ad un qualcosa di magico, dove l'amore, la pace e l'armonia possono portare un pò di luce in questi tempi oscuri. La canzone sembra quasi rappresentare il sogno di un mondo dove solo un pò di musica, suonata in un piccolo bar, può riportare la serenità, il senso di unione e fratellanza di cui abbiamo bisogno in questi tempi oscuri. La canzone parla anche di dolore e ferite e anche di "un pagliaccio criminale" (probabilmente Trump) e chiede alla musica di riportare la verità nel mondo e di darci la forza di restare uniti. La "thunder road" americana, il sogno delle grandi speranze, adesso vive completamente nel potere della musica, l'unica cosa che forse può davvero di nuovo unirci. Questo brano ha un che di romantico e struggente nel modo in cui Bruce canta le parole che ha scritto; c'è anche molta malinconia, ma anche molto speranza; sembra quasi un messaggio in una bottiglia, come dire "unitevi" come potete per ritrovare la passione per la vita, per la musica e la speranza per il futuro.
La luna rossa risplende nella valle.
Le campane suonano nelle chiese e nelle prigioni.
Conto le mie ferite e conto le cicatrici...
Il pagliaccio criminale ha rubato il trono.
Ruba ciò che non potrà mai possedere.
Possa la verità risuonare da ogni bar di tutte le piccola città.
Illumineremo la casa dalle mille chitarre...
Incontriamoci tesoro, quando arriva sabato sera.
Tutte le belle anime vicine e lontane.
Ci incontreremo nella casa dalle mille chitarre...
Qui gli scontenti e gli annoiati
si svegliano, alla ricerca dell’accordo perduto
che ci terrà uniti,
fino a che ci saranno stelle in cielo...
Fratello e sorella, ovunque voi siate,
ci incontreremo nella casa dalle mille chitarre.
"Rainmaker" è la canzone più esplicitamente politica di un album che spesso invece sembra molto autobiografico e interiore. Qui Bruce tira fuori tutta la sua rabbia verso l'America in cui vive, dove il sogno americano è morto e sepolto sotto l'amministrazione di Trump, probabilmente è lui "il mago della pioggia" del titolo. "Piantagioni inaridite che muoiono sotto un sole spento. Abbiamo pregato ma non arriva niente di buono...Il mago della pioggia dice che il bianco è nero e che il nero è bianco. Dice che il giorno è la notte e la notte è il giorno." Il brano è un bel rock energico e cantato con la solita verve e rabbia tipica di Springsteen.
Segue "If i was the priest", brano eccellente che viene ancora dal passato, dagli anni '70. La canzone è cantata e suonata con grande energia e gusto; brano molto vitale, in perfetto stile E Street Band dei tempi migliori .
E poi arriva "Ghosts", che per me è il capolavoro assoluto delll'album, non tanto per la composizione, quanto per il significato e la forza dirompente ed energica. E' un inno alla bellezza della vita tramite la morte; Bruce immagina cioè di riunirsi ai fantasmi dei suoi amici morti e tramite essi riuscire a sentire tutto l'energia e la forza della vita. E' dunque un inno a ribellarsi alla morte tramite la morte stessa. Canzone meravigliosa; è anche quella più gioiosa dell'album; nonostante parli di fantasmi è infatti piena di un senso di liberazione e di rivincita, come se la morte riuscisse ad arrivare a noi per donarci la forza di andare avanti, tramite delle presenze amiche che ci aiutano e che ci confortano dall'aldilà. Musicalmente è un rock/rock 'n roll tirato a più non posso. Ha una irruenza quasi punk, ma anche la gioiosità e la voglia di vincere delle migliori canzoni rock del boss, con quel "la-la-la" finale che ti riempie di buon umore.Un brano che forse è davvero in grado di riportare in vita anche i morti.
"Song for orphans" è il pen'ultimo brano ed è un'altra song eccellente. Sembra uscita dritta dal cilindro magico di Bob Dylan ma invece è farina del sacco di uno Springsteen alle prime armi con la composizione e sempre molto influenzato dal menestrello di Duluth, ma l'interpretazione dello Springsteen anziano e la forza della E Street Band rendono il brano davvero intenso e riuscito, con tanto di armonica a staccare tra una strofa e l'altra. Brano davvero accattivante e che prende, e alla grande, dalla prima all'ultima nota.
I'll see you in my dreams è invece un brano di ultima composizione; è breve ma intenso e bellissimo, pieno di passione e struggente romanticismo. La canzone è dedicata a tutti gli amici scomparsi di Bruce, e forse in particolare a "Big Man", il sassofonista storico della sua band, di cui Bruce era grande amico; erano come fratelli e la sua scomparsa, nel 2009, è stata una perdita grande per Bruce, sia artisticamente che nella vita privata; una ferita mai probabilmente risanata; nel suo libro autobiografico Bruce scrivere che perdere "Big man" è stato come "perdere la pioggia", perdere dunque qualcosa che gli dava linfa vitale (tra l'altro dopo la morte di "Big Man" Bruce è caduto in un brutto periodo di depressione durata diversi anni, all'incirca tra il 2011 e il 2014). Il testo è breve ma toccante e profondo: Ti rivedrò nei miei sogni, quando tutte le nostre estati saranno finite. Ti rivedrò nei miei sogni. Ci incontreremo, vivremo e rideremo di nuovo. Ti rivedrò nei miei sogni, al di là del fiume, perché la morte non è la fine, e io ti rivedrò nei miei sogni.
Una piccola poesia in musica, dedicata alle persone a cui si è voluto bene e di cui non si può accettare la scomparsa e di cui si sognano i "fantasmi", che sono sempre lì, vicino a noi, a darci una mano nei momenti difficili e a sussurrarci parole dolci durante i nostri sogni.
Grande album mr. Bruce Springsteen; sarai pure invecchiato ma il tuo cuore adesso batte, forse, più forte che mai.
Carico i commenti... con calma