Una cosa sempre amata da bambino quando andavo con mio padre nella edicola sotto casa, era l'eventualità che lui mi comprasse una di quelle belle bustone colorate, quelle tutte scintillanti-imbottite di cianfrusaglie.

Figurine, colori, fumetti e macchinine mixate senza un criterio logico apparente, in pieno spirito random.

Questa gioia maturata si può provare musicalmente in maniera analoga nelle parate carnascialesche dei primi Butthole Surfers. I lavori di esordio, infatti, sono un insano appuntamento con cucine disparatissime, dai sapori inediti spesso stridenti. "Rembrandt Pussyhorse" vede la luce dopo il macromachine pietra miliare "Psychic Powerless" e si presenta subito con una veste di registrazione piu sontuosa; abbandonate in parte le scorribande eroinomani della "Mexican Caravan" e con sonorità piu educate, l'album di Haynes e soci mantiene comunque vertici elevatissimi di follia residentsiana.

Violini distorti, filastrocche al limite della psicosi, riverberi e schitarrate noisy popolano vivacemente il disco dei 5 texani. Se forte era la matrice hardcore incendiaria nei due lavori precedenti, qui la parentela con i misteriosi bulbi oculari è piu marcata e decisiva.

Album da avere necessariamente per ogni estimatore della musica sperimentale, noise e psichedelica.

Carico i commenti... con calma