Alle nove di ieri sera, al parco Teramo della Barona, davanti al bel palco allestito dal South Park, eravamo in tanti ad aspettare che iniziasse il concerto. Tanti veramente: c'eravamo io, l'amico ReZ, e almeno quattro plotoni di zanzare. Mai vista una folla del genere. tempo venti minuti e le zanzare ci spintonano fuori in direzione "la prima farmacia della zona con un antizanzare decente, che qui sembra di essere sul set di Starship Troopers". Si chiama Ben's Repell, è meglio del Brum forte, e soprattutto a me l'Autan ha sempre fatto le pippe (non è facile product placement a la "Sex & the City", sono solo solidale con tutti gli abitanti della palude padana).

Si torna indietro unti e puzzolenti, avessimo ancora i capelli lunghi del '98 i Manowar ci avrebbero chiesto l'autografo. Rientriamo all'aperto del parco che il concerto è già bello che cominciato e i Pulp Project stan già scaldando i quattro gatti presenti e l'esercito di zanzare.  Non li avevo mai sentiti prima: citano Tarantino, cantan roba loro rigorosamente in inglese, accennano una cover dei Pink Floyd e poi "UUuuuiiiiiip": salta la corrente. Pensavo succedesse solo nei film... Ma loro non si perdono mica d'animo eh: batteria e battutine e lo spettacolo non si interrompe mai.
Tornata l'alimentazione agli amplificatori, i Pulp Project finiscono il loro concerto (bello nonostante fossimo in 4 gatti sotto al palco), e finalmente posso dire a ReZ "Oh, ma l'hai visto anche tu che le zanzare ci EVITANO??? (Ben's repell, nel caso te lo fossi perso prima. Sì sì, funziona da dio, probabilmente è tossico come l'insalata di Chernobyl, però funziona).

Intanto i fanZ cominciano a rubare posto alle zanzare e piano piano lo spiazzo del south park si riempie di persone. Arriva così tanta gente rispetto a prima che pare giusto si riempia pure il palco, e così in anticipo di poco sulle 10 di sera riesco finalmente a vedere i "Calibro 35" in carne ossa e strumenti.

Il batteraio Rondanini, dall'aspetto anziano e le performances adolescenziali, è il centro attorno a cui i fiati e le tastiere di Enrico, il basso del barbuto e unto (ai limiti dello sludge) Luca Cavina, e la chitarra (e i pedali!!!) di Martellotta disegnano i profili di: Henry Silva,  Maurizio Merli, Tomas Milian e compagnia rude.  Sotto le note del funk poliziottesco pare che il parco di Barona si sia riempito finalmente di persone. Alcuni stringono fra le dita uno zampirone acceso, altri si slogano le spalle per riuscire a grattarsi tra le scapole, i più stoici ignorano i problemi causati dal clima locale e ondeggiano appoggiati alle transenne scandendo il ritmo con testa e ginocchia. 


Di fronte a un pubblico devoto,  nell'aria umida della Barona, i Calibro 35 fanno rivivere lo spirito di quella Milano che "trema e vuole giustizia", la Milano "Violenta", "Calibro 9" e "Rovente" che una quarantina di anni fa riempiva le sale cinematografiche della penisola. A dirla tutta dopo due ore abbondanti di musica battute e passamontagna, il concerto lo chiudono abbastanza maluccio con la reinterpretazione di "Profondo Rosso" che, per quanto bella,  lascia la morriconiana "Milano odia la polizia non può sparare" fuori dalla scaletta, e, visto dove eravamo, l'aspettavamo un po' tutti.

Ma è un danno minore, torniamo a casa tutti contenti con la voglia di recuperare la filmografia integrale di Lenzi. Prima di coricarmi a letto mi rileggo Scerbanenco e, a pochi attimi dal sonno, sono in pace con il mondo.

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