Introduzione (22:17, dal Vangelo secondo Kurtz)

Dentro una casa di carta, braccato dai crucchi che si fanno le canne, capelloni maciulla-pensieri a cui non interessa altro se non salvare il mondo plasticizzato da cotanto speme senza apparente senso; illusioni poetiche dove nemmeno la penna di colui che scrive sa cosa cazzo sta succedendo qua e la. Occhi in un barattolo fra i funghi neoplastici dove moto giapponesi improvvisano parole senza curarsi di niente.
Schitarrate futuristiche con appezzamenti di terreno tribale schiacciate al suolo da una batteria in ricarica. Merda a reazione. Schiaffare due voti senza apparente senso a uno scritto senza senso (non solo apparentemente). Ma procediamo con ordine, questo "Tango Mango", o "Tago Mago", merita di pi\.

Parte Prima (58:34, dalla carta del cesso)

In senso non solo figurato questo disco nasce nel 1971.
Nasce uscendo dalla vagina semi-chiusa di qualche tedesco in una Germania distrutta da rigurgiti neo-nazisti (parole di Airone), dal tubo di scappamento di una specie di macchina-uomo-distruggi-tutto Damo Suzuki che con la Germania centra ben poco. O forse no. 3 le suite, immancabili. Mille stelle spente in "Halleluhwah", supernova della musica moderna assieme alla versione di "Echoes" di Antonello Venditti. Come quella sera che ognuno ha provato, mentre a Rai Uno trasmettevano con un video l'interno Neu! '75. Ma quando cazzo è accaduto???

Parte Seconda (2:23, dalla tua chiappa destra)

Fra le mille motoseghe (ma anche solo seghe) ci si accorge che non ci si è ancora accorti di niente. Arriva "Oh Yeah", bomba al tritolo. Fraseggi, patterns, cantanto. Orgasmicamente orgasmico. Peccato per quella "O" di troppo che fa scendere tutto sotto le 5 costellazzioni.

Come comprendere un disco volutamente "mattone" se non si ha la testa dura?
Sparandosi LSD a pala forse? Farsi tre canne di fila? Leggendosi il dizionario Zingarelli 2020? Leccarsi il buco del sedere? Stare in piedi?

Conclusione  (99:99, Giorno del Mai)

Forse Nietschze credeva che Dio fosse morto. No, Dio è qui. Non Ronnie James. No. Ma Dio in persona, padre di Cristo, amante non classificabile di tutto l'universo. Lo si può notare in copertina questo "Dio". Black? Noooooooooooot.

Orange.

Perché come disse qualcuno tanto tempo fa:

Tutto finì all'inizio.


Can - Tago Mago

Side one

1.  "Paperhouse" - 7:29
2.  "Mushroom" - 4:08
3.  "Oh Yeah" - 7:22

Side two

1.  "Halleluhwah" - 18:32

Side three

1.  "Aumgn" - 17:22

Side four

1.  "Peking O" - 11:35
2.  "Bring Me Coffee or Tea" - 6:47

Elenco tracce e video

01   Paperhouse (07:28)

02   Mushroom (04:03)

03   Oh Yeah (07:22)

04   Halleluwah (18:30)

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Altre recensioni

Di  northernsky

 Che follia e razionalità potessero convivere pacificamente fianco a fianco nello stesso disco.

 Tago Mago è un'opera che va al di là dei suoi episodi particolari. È ricerca a 360 gradi, sperimentalismo nel senso buono.


Di  Neu!_Cannas

 In ogni traccia ci sono migliaia di spunti, idee, richiami e innovazioni.

 18 minuti di percussioni incredibili, una delle più belle di tutta la storia del rock.


Di  manliuzzo

 "E' ciò che si avvicina di più all'album perfetto."

 "Halleluhwah è un funk psichedelico, un delirio musicale di genialità unica."


Di  caesar666

 Con 'Tago Mago' i Can diventano i capostipiti e il punto di riferimento imprescindibile del rock colto e di avanguardia europeo.

 I Can sono qui al loro meglio, nel pieno della loro esplosiva potenza.


Di  Caspasian

 Tagomago è un’isoletta davvero minuta... la perfetta realizzazione dei tuoi desideri!

 La natura ermetica del disco non deve fare paura a chi gli si avvicina, perdete il confine, annegate nel tutto, cogliete l’essenza.