Non è facile recensire un disco di Ferretti e soci! Non è facile perchè, appena digiti una lettera sul loro conto, uno sciame indistinto di musicologi, politologi, massmediologi, sociologi e tuttologi ti assale brutalmente, proferendo una montagna di idiozie e di frasi sconnesse sul tuo conto.

C'è il "reduce" che ti reputa un ragazzino (dato che non hai vissuto in prima persona gli anni '80), c'è il militante che ti considera insensibile nei confronti del situazionismo rivoluzionario proposto dai nostri, c'è il solito "gettamerda" che digita insulti per riempire la sua vuota giornata e c'è il "kritikino", il soggetto che pensa di essere l'unico uomo, insieme a Federico Guglielmi, degno di parlare dei CCCP.

Brutto paese l'Italia! Veramente brutto e noioso! Ho pensato di abbandonare questo patetico stivale ma poi mi sono fatto due conti in tasca e, per sfortuna di molti, ho deciso di non tradire i patri confini. La sanità non è ancora stata privatizzata e, aspetto non certo trascurabile, ci sono diversi casi umani da analizzare e deridere.

Quindi, pur non avendo letto Foucault, pur non comprando Rumore, pur non avendo in casa la discografia dei Throbbing Gristle, pur non facendo Scienze della Comunicazione e pur non avendo la barbetta da compagnuccio (la tipologia di "compagno" che ha reso la sinistra impopolare e sempre più autoreferenziale); trovo naturale e divertente esporre le mie personalissime considerazioni su questo splendido capitolo targato CCCP.

"Compagni, Cittadini, Fratelli, Partigiani" è una raccolta dei due Ep d'esordio del gruppo emiliano. Un suono asciutto e ridotto all'osso, figlio del punk '77 e del post-punk più oscuro (leggi Joy Division e Killing Joke), con qualche inflessione arabeggiante ed un approccio ora crucco, ora mediterraneo. Un disco grezzo e acerbo che però riesce a mettere a fuoco alcune validissime idee. "Spara Jurij" richiama "Sonic Reducer" dei Dead Boys ma è comunque un pezzo fantastico, giocato su un testo apparentemente non-sense, eppure così ricco di significato. Ancora punk nervoso con "Militanz" e "Sono Come Tu Mi Vuoi", ma è con brani quali "Emilia Paranoica" e "Morire" che si avvertono i richiami post-'77, richiami a quel tipo di sound che tanto ha dato. "Emilia Paranoica" è, infatti, cupa ed opprimente come da lezione albionica. "Morire", invece, è uno stupendo manifesto riguardante la decadente e marciscente società dei consumi nella quale, per fortuna o purtroppo, tutti noi siamo costretti a vivere. Qui, grazie al genio del Ferretti, il conservatore Mishima ed il rivoluzionario Majakovskij si stringono la mano. Un'operazione teoricamente non molto dissimile da quella inaugurata, agli inizi del '900 e in tutt'altri contesti, da Georges Sorel con il Circolo Proudhon.

Poi c'è "Live in Punkow", sorta di romantica ed elettrica ode alla ferrea ed asciutta austerità "al di là del muro". C'è anche "Punk Islam" che guarda con interesse, senza però scaraventarci nella fiera delle banalità, al panarabismo ed alla weltanschauung arabo-islamica. Ma attenzione: di fronte ad un decadente ed infiacchito occidente, degradato dalle chiacchiere di una destra sanguinaria e da quelle di una sinistra mentalmente ancora più borghese di un Giorgino Almirante, Ferretti non detta regole da "comitato centrale". Semplicemente si limita, con ironia e disincanto, ad apprezzare ciò che di alternativo queste culture (politiche, sociali, religiose ecc..) sono riuscite ad esprimere. Paradossalmente, e per i motivi appena citati, questo disco dimostra una notevole maturità ed una forma di "disincanto ideologico". Pur consapevoli della morte di ogni utopia, i nostri ci parlano delle reali alternative al modello liberal-capitalista. Grande, in questo senso, la capacità di dipingere, con note punk e wave oltre che con declamazioni surreali, affreschi sonori riguardanti sistemi/mondi lontani e diversi dal nostro. Esempi da osservare con attenzione, questo è vero, ma con la triste consapevolezza di non poterli riproporre sotto l'ombrello della Nato.

Disco di importanza storica, forse non paragonabile ad "Affinità e Divergenze"... ma in fondo... chissenefrega!

Caro Ferretti: sei approdato verso i tetri lidi della destra neocons perchè, giustamente, nauseato dai parolai e dai paraculi della sinistrella estrema e riformista. Eppure sono convinto che anche da quelle parti troverai lo stesso grigio ed abietto conformismo. L'alternativa mentale ed esistenziale a queste due degradanti categoria para-politiche, però, l'avevi tracciata tu stesso con album come questi!

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