Dopo il mezzo passo falso di "Orzinuovi", i Cats tornano alla grande nel 1995 con "Vakaputanga".

 

Sin dalle prime note l'album mostra una volontà di rinnovamento unita ad un ritorno al sound di "Greatest Tits": emblematica, a tal proposito, l'apertura del disco, affidata alla cover di Prince "Sign o' the Times", seguita a ruota da "Alla radi"o, originariamente apparsa su "Greatest Tits". Le sonorità rockeggianti e sfrontate di "Fighétt" e "Vakaputanga" vengono sorprendentemente spezzate da "Alito di bue", gioiellino natalizio imperniato nientemeno che sulle gesta della famigliola di Nazareth. "Felicità" fa temere il peggio (vi ricordate le canzoncine di Orzinuovi?) e invece non è altro che un analgesico sito prima del nucleo vero e proprio del disco, un nucleo in cui trovano spazio diversi stili, dal rock di "Lard-Rock", "Shining Star" e "Abbatteria" (quest'ultima con Cesare Valbusa in stato di grazia) al jazz de "Il giez del chez", dal ritmo funky di "AYAYAYAYAYAY" alla ballata "Fratelli" (Che mondo in cui viviamo.....). Si prosegue sulla strada dell'irriverenza tra brillanti inediti (Vigilessa, Torero) e vecchi classici (La pappatoia, Porcona mia, El gat de Paol), ma le vere perle del disco le troviamo in chiusura: "Aggettivi 2", perfezionamento dell'episodio di "Orzinuovi", e "Figa mia caso", in cui ambiguità e doppi sensi spadroneggiano.

"Vakaputanga" è, con ogni probabilità, l'album più democratico dei Cats: Charlie, nonostante sia sempre in primo piano, concede ampi spazi al contraltare Alan Farrington: non solo il suo personaggio si consolida, ma anche le sue doti musicali vengono esaltate da un mix più equilibrato in cui il suo basso crea un accompagnamento di qualità.

Talento, umiltà e passione autentica: i Cats ritrovano la retta via con "Vakaputanga", l'unico album in grado di competere col mitico "Greatest Tits".

Carico i commenti... con calma