Qui siamo soltanto al debutto, anche se per qualcuno questo episodio potrebbe già esporre la poetica di Lolli al suo massimo, per andare ad ammorbidirsi poi. Per me le cose stanno in un modo un pò diverso: questo primo LP, "Aspettando Godot", come tra l'altro quello che seguirà, "Un uomo in crisi", risente eccessivamente del contrasto tra questo ventenne, credo, ed il mondo. Le canzoni del primo e del secondo LP sono ossessivamente incentrate sul disagio esistenziale, sulla tesi per cui la vita è un principio sbagliato, perverso e inaccettabile. Ok, niente di più vero, a risentirne però è la possibilità poetica, soffocata dalla possibilità di esprimere il proprio dolore. L'esclusività del tema, diciamocelo, neanche troppo originale, per forza di cose fa sfumare l'attenzione dopo un pò. E se è un capolavoro la title-track, e se "Borghesia" inizia un discorso sociale e politico che verrà poi amplificato, l'LP, seppure abbia dieci canzoni, sembra durare delle ore.

Insomma, in questa recensione provo a smentire chi dice che "Aspettando Godot" sia un capolavoro. Avrebbe potuto esserlo, senza dubbio. Ma le tesi sono scarne, la possibilità di piangersi addosso a volte è abusata e smette di essere creativa. Se ci sono delle belle strofe in "Quelli come noi", arrivati a quel punto non abbiamo più voglia di sentire le stesse cose che nelle tracce precedenti, ed il pezzo non ci prende più di tanto. La rabbia, il risentimento, il rimpianto, che ci avrebbero fatto rabbrividire e angosciare in "Quanto amore"; "Quello che mi resta", "Quando la morte avrà", suonano invece come storie che sappiamo già come andranno a finire, come gli ultimi pesciolini di un lago in cui si è pescato già per le canzoni precedenti. Un altro tema da toccare è l'evidente analogia con Guccini, uniti da una scelta poetica simile, semplice, diversa da quella ermetica, di De André o De Gregori (un discorso a parte merita Vecchioni, che ha uno stile solo suo, difficile da imitare), quindi l'analogia dovuta con Guccini mi porta a dover bocciare ulteriormente l'album, che pure si ascolta con piacere, Lolli è un paroliere che amo molto, infatti l'album non ha brani minori, i brani sono ottimi,è questo il colmo! Ma è l'idea che sta alla base che fa da limite all'album, in fondo raramente ci si allontana dal tema della difficoltà dell'essere umano e, per questo stesso tema, scusatemi, ma preferisco il Guccini de "La collina", "C. della bambina portoghese", "C. per Piero", etc.. 

Con l'album successivo Lolli deciderà che in "Aspettando Godot" non si è espresso abbastanza e tornerà sugli stessi temi, aggiornandosi ben poco e rendendo l'album un po' sterile, i brani saranno a volte tanto anonimi da poter essere confusi con quelli dell'LP precedente. Vedasi le analogie ovvie ("Angoscia metropolitana"; "Hai mai visto una città"); ("Morire di leva"; "Quanto amore"), ("La giacca"; "Borghesia"), per queste ultime però aggiungo che formano una bella coppia di brani riusciti ed ispirati.

Per chiudere, Lolli scrive delle cose molto belle, ma avrebbe dovuto scegliere meglio i suoi obiettivi, inquadrare anche altre tematiche, per non rischiare di diventare uno di quegli autori per cui la forma dell'LP è insopportabile, e riescono a piacerci solo a piccole dosi.

"Aspettando Godot" è un album importante e bello da ascoltare, la poesia originale e semplice di Lolli risente di dover trattare sempre lo stesso argomento, scrivere quasi sempre la stessa canzone, poi che la sua bravura gli permetta di poterlo fare per due album e fare comunque innamorare alcuni di lui, è un'altra storia. Ma a questo punto il gucciniano che è in me vuole emergere e dirvi che, in tutta franchezza, se vuole ascoltare brani esistenziali mette su "Stanze di vita quotidiana".


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