Jim Hart è un musicista jazz britannico e generalmente considerato come il più grande vibrafonista contemporaneo. Nel 2010 ha formato il suo progetto principale (nato in principio con la collaborazione di Ralph Alessi), il Cloudmakers Trio, con il contrabbassista Michael Jarnish e il batterista Dave Smith, un terzetto dalla composizione sicuramente poco convenzionale e che per Jim ha costituito una vera e propria palestra per sperimentare ogni possibile sviluppo nel suono del vibrafono all'interno delle dinamiche di un trio di musica jazz. Alla fine del 2015 ha deciso di allargare il progetto al chitarrista austriaco Hannes Rieples e una delle giovani stelle del panorama jazz francese, il sassofonista Antonin-Tri Hoang e ha adottato quindi la nuova denominazione di Cloudmakers Five.

La prima pubblicazione del nuovo quintetto è uscita due giorni fa per la Whirlwing Records. Il disco si intitola "Traveling Pulse" e riprende la performance dal vivo di due date (10/11 marzo 2017) registrate dal vivo presso il Vortex Jazz Club di Londra alla fine di un lungo tour cominciato negli USA e terminato proprio in Gran Bretagna. Composto da sei composizioni concepite e costruite attorno al nucleo centrale costituito dal suono del vibrafono, proprio questa caratteristica conferisce al sound un certo carattere ipnotico e le strutture dei pezzi, lontane da progetti di avant-jazz più rumorosi oppure il tipico free-jazz basato sull'improvvisazione e una certa espressione di libertà nelle composizioni, hanno invece un carattere circolare e seguono quella che possiamo considerare come una specie di scia invisibile. I suoni sembrano letteralmente sciamare tutto intorno nell'ambiente che ci circonda in una unicità che li tiene legati assieme anche quando le composizioni appaiano più prossime al free-jazz ("The Road (For Ed)" oppure "The Exchange") o quando ogni suono sembrerebbe quasi volersi letteralmente staccare dal resto della composizione e allora viene invece in qualche maniera "catturato" e riportato indietro sul giusto binario.

C'è una forza particolare in questo disco e nel suono di questo quintetto che Jim Hart vuole slegato da ogni altro progetto in cui è attualmente coinvolto e che considera principalmente ispirato a esperienze visive che sono poi in gran parte derivate dai suoi spostamenti e le sue impressioni durante i viaggi. È una visione della musica jazz che è quasi paesaggistica. Del resto, ha affermato, questa è anche una conseguenza della sua scelta di vita: lasciare il Regno Unito e trasferirsi in Francia e specificamente in Alsazia invece che nella intensa scena parigina (simile a quella di Londra, della quale ha fatto a parte per molti anni) è stata una esperienza rivelatrice. Una specie di rifugio tra le montagne dove respirare un'aria diversa e guardare le cose sotto una nuova prospettiva.

Carico i commenti... con calma