"Horse Rotorvator" è l'i­dea­le com­ple­men­to e pro­se­cu­zio­ne del pre­ce­den­te "Sca­to­lo­gy" e si pone come un ca­po­sal­do im­pre­scin­di­bi­le della mu­si­ca "In­du­strial" oltre ad es­se­re il ver­ti­ce mu­si­ca­le dei Coil.La mu­si­ca è quan­to­mai ori­gi­na­le ed eclet­ti­ca ed af­fon­da le sue ra­di­ci nei tra­scor­si "in­du­strial" dei se­mi­na­li Th­rob­bing Gri­stle ( di cui fece parte Peter Chi­sto­pher­son ) e nelle suc­ces­si­ve espe­rien­ze eso­te­ri­che degli Psy­chic Tv, il grup­po culto della prima on­da­ta po­st-in­du­strial in­gle­se di cui hanno fatto parte i fu­tu­ri fon­da­to­ri dei CoilJohn Ba­lan­ce e P.​Chisto­pher­son oltre a David Tibet, lea­der poi dei Cur­ren­t93, grup­po molto af­fi­ne per te­ma­ti­che con­cet­tua­li.

Il "con­cept" che è alla base del disco è so­stan­zial­men­te "eso­te­ri­co", una sorta di ri­let­tu­ra ol­trag­gio­sa e de­via­ta sul tema dell'Apo­ca­lis­se, in cui viene evo­ca­to un pos­si­bi­le se­con­do Di­lu­vio Uni­ver­sa­le at­tra­ver­so la co­stru­zio­ne dell"Horse Ro­tor­va­tor, una mac­chi­na in­fer­na­le co­strui­ta con le ossa dei quat­tro ca­val­li dell'Apo­ca­lis­se.Le im­ma­gi­ni evo­ca­te dalla mu­si­ca sono "in­fer­na­li" e ma­ca­bre e non man­che­ran­no di de­sta­re l'in­te­res­se dello scrit­to­re hor­ror Clive Bar­ker : la co­lon­na so­no­ra del ce­le­bre film "Hell­rai­ser" era stata in­fat­ti com­po­sta dai Coil ma fu poi ri­fiu­ta­ta per­chè ri­te­nu­ta trop­po poco com­mer­cia­le.

I Coil cu­ra­no molto i det­ta­gli dei testi dove spes­so si tro­va­no ri­fe­ri­men­ti mi­to­lo­gi­ci mi­schia­ti a te­ma­ti­che ed os­ses­sio­ni per­so­na­li che co­strui­sco­no cosi' una sorta di "nuova mi­to­lo­gia" per i se­co­li futuri.​In "Horse Rotorvator" si pos­so­no tro­va­re in­fat­ti molte ci­ta­zio­ni del­l'an­ti­ca Roma ri­let­te in chia­ve ori­gi­na­le ed uni­ver­sa­le.

La mu­si­ca che fuo­rie­sce dai sol­chi di que­sto disco epo­ca­le dell'in­du­strial è molto fra­sta­glia­ta, ogni pezzo si ri­ta­glia un suo spa­zio pe­cu­lia­re ma ciò non mina la com­pat­tez­za di un "sound" da cui molti grup­pi in fu­tu­ro ver­ran­no ispi­ra­ti.

"The Anal Stair­ca­se" apre l'al­bum in modo di­rom­pen­te, la voce de­cla­ma­to­ria di un Ba­lan­ce os­ses­si­vo viene so­ste­nu­ta da rit­mi­che scon­nes­se, tra­sci­nan­ti e mar­zia­li che si av­val­go­no del fon­da­men­ta­le ap­por­to del cam­pio­na­to­re di Peter Chri­sto­fer­son : un pezzo epo­ca­le che ri­suo­na nelle orec­chie e pe­ne­tra a fondo nel­l'in­con­scio.Il "Must" as­so­lu­to del­l'al­bum è senza dub­bio "Ostia" ( The Death of Pa­so­li­ni ), una tri­ste e com­mo­ven­te ele­gia sulla morte del ce­le­bre scrit­to­re che si av­va­le di uno spet­ta­co­la­re ar­ran­gia­men­to di archi e di ef­fi­ca­ci ar­peg­gi di chi­tar­ra acu­sti­ca.

La fi­gu­ra di Pa­so­li­ni è de­ter­mi­nan­te nel­l'im­ma­gi­na­rio Coil cosi' come quel­la di Wil­liam Bour­rou­ghs, di H.​P.​Lovecraft e di Cro­w­ley : c'è quin­di il lo­de­vo­le in­ten­to di re­cu­pe­ra­re e ri­pro­por­re le idee di que­sti ar­ti­sti ec­cen­tri­ci.

Gli altri pezzi forti del disco sono la de­va­stan­te mar­cia di "Pe­ne­tra­lia" che si ca­rat­te­riz­za per l'u­sco mas­sic­cio di chi­tar­re di­stor­te e fiati e la sua­den­te "Slur", un brano molto evo­ca­ti­vo che si so­stie­ne su un testo che evoca im­ma­gi­ni mi­to­lo­gi­che ed astratte.​Molto con­vin­cen­te anche la ri­let­tu­ra in chia­ve "dark" di "Who by fire" del ce­le­bre folk-sin­ger Leo­nard Cohen.

L'al­bum si chiu­de con tre pezzi molto più pa­ca­ti ri­spet­to ai pre­ce­den­ti ma che hanno una no­te­vo­le forza per­sua­si­va e ci­ne­ma­ti­ca, non a caso Ba­lan­ce e Chri­sto­pher­son sa­ran­no sem­pre im­pe­gna­ti in sva­ria­ti pro­get­ti di co­lon­ne so­no­re : le at­mo­sfe­re vi­ra­no verso una sorta di dark-am­bient apo­ca­lit­ti­ca po­nen­do il grup­po an­co­ra una volta al­l'a­van­guar­dia e chiu­den­do cosi' l'in­cu­bo ge­ne­ra­to­si da que­sti sol­chi.

Dopo "Horse Rotorvator" i Coil in­ter­rom­pe­ran­no il flus­so mag­ma­ti­co ed eso­te­ri­co po­nen­do fine alla prima fase della loro carriera.​Sarà la "Moon Music" di "Mu­sick to Play un the dark" e "Astral Di­sa­ster" a ri­pro­por­re suc­ces­si­va­men­te la loro arte ad al­tis­si­mi stan­dard qua­li­ta­ti­vi.

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