Per la mia seconda recensione ho scelto un album che ho riascoltato di questi tempi, dopo lungo tempo. Premetto che è stato già recensito e mi scuso con chi non approva i "doppioni" su DeBaser, ma voglio dare la mia visione.

All'inizio degli anni '90 la scena musicale in america è dominata (almeno a livello commerciale) da una serie di band dal suono piuttosto "sporco". Dai Nirvana ai Pearl Jam passando ai Guns N' Roses fino agli Alice in Chains. Pur con stili differenti, venivano associati da un sound abbastanza violento, viscerale. Radicalmente differenti erano invece i Counting Crows, con una musica intimistica, che aveva più a che spartire con il rock degli albori, con il folk, e con i songwriter che con generi più estremi come il punk, il metal, o l'hard rock. Venendo all' album vero e proprio, non vi annoierò con un track by track, ma descriverò i pezzi più significativi e, soprattutto, l'atmosfera che si respira nell'album. "August And Everything After" è infatti summa del pensiero di una parte di quella generazione, un pò pessimista un pò fatalista. Si parte con "round here" un pezzo di una bellezza disarmante per composizione e testo, in cui Duritz canta la sensazione di insoddisfazione di Maria (probabilmente non a caso nome biblico) stanca della vita, incompresa, che perciò pensa "al salto" . Si continua con "omaha" in cui il suono tipico delle radici del rock Americano con tanto di strumenti tipici mandolino, armonica, organo si fa ancora più palese. Mr. jones ha bisogno di poche presentazioni super "hit" in quegli anni anche da noi, tirò molto le vendite dell'album, con una ritmica incalzante, e melodica.

"Perfect Blue Buildings" è uno dei pezzi più cupi per atmosfere e testo, in cui Duritz tenta addirittura di "stare lontano da se stesso". L'atmosfera prosegue rarefatta in "Anna Begins" e in "Time And Time Again". Vero e proprio capolavaro dell' album è poi Raining In Baltimore, accompagnato da un piano delicato e soffuso, Duritz prosegue nel suo cantare compianto di vite infelici e di desideri mentre "piove a Baltimora, ma tutto il resto non muta". Ultima nota va sicuramente a "A Murder Of One" con un ritmo molto più incalzante, soprattutto nel riff.

"August And Everything After" è un album sincero che ha il suo punto forte nel cantare uno sensazione di conflitto tipica di una generazione disullusa, ma non per questo più superficiale. Chi cerca un roots rock moderno, anche se fortemente influenzato dai classici stilemi del genere, uscirà dall'ascolto soddisfatto. Le atmosfere cupe però, potrebbero non piaciere a tutti.

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