Copertina (o meglio, ciò che potrebbe esserci in copertina): un bambino di colore. Nudo. Con la faccia appagata e rilassata. Ha in mano uno spiedino di carne. Sullo sfondo un bianco. Vestito alla occidentale. Triste. Pensieroso. Non capisce il momento d'estasi del primo bimbo. Probabilmente lui sarebbe felice con un bel giocattolo costoso, quanto inutile. Ingenuo... Stupido, piccolo ingenuo...

"Orphan's Tragedy"  è lo spiedino. E' la fame che se ne va, dopo un digiuno durato troppo. Troppo tempo.

I Cows sono un gruppo leggendario, figlio di un punk-rock selvaggio e rumorosissimo, i cui dischi non sfigurerebbero accanto a quelli di Jesus Lizard e Fugazi. Dopo i primi ottimi "disintegratimpani" lavori, le 4 vacche di Minneapolis registrarono quella che, a mio avviso, è l'opera più matura ed eterogenea della loro invidiabile discografia (Amphetamine Reptile, 1994).

Neanche il tempo di accenderti una sigaretta, che una voce psicotica spezza il silenzio. Una chitarra "slidata" parte come una scheggia impazzita. Ovviamente verso la tua inerme gola. E' "Cow Island", un inizio devastante. La titletrack è la festa del bending impazzito sorretto da un basso cingolato. Rumore. Rumore come oro colato. In forme tutte diverse. "Allergic To Myself" ha addirittura una melodia, eh cazzo se è azzeccata! Ti resta dentro, come un trapano nel cervello. Il disco scorre furioso e sei li che te lo aspetti... si insomma, primo o poi il cantante Shannon Selberg un polmone marcio sulla faccia te lo sputerà... è solo questione di minuti. "I'm  Both" è uno swing deviato da ballare con la propria zoccola tossicodipendente di fiducia (spero ne abbiate una...). Il basso di "My Bob" crea una scalinata che porta al millesimo piano di un grattacielo fatiscente e quando il ritornello esplode non  resta che buttarsi nel vuoto, con un sorriso ebete stampato sul culo. E il tuffo non farà male. Sarà una liberazione. Proprio come l'ultima canzone: una sorta di incubo jazz, con tanto di tromba soffocata, che smerderà del tutto i rimasugli della tua mente.

Un disco potente e sgangherato, schifosamente viscerale, in cui ognuna delle 14 tracce è la possibile colonna sonora di un mondo che non ci sarà mai.

Copertina sul retro: una bambina deforme stringe un gattino impaurito tra le sue mani.

Musica malformata... da nascondere e custodire... come un piccolo animale indifeso.
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