Crosby Still & Nash e l'impero analogico dei sensi
Tutto comincia domenica scorsa in mercatino delle pulci, dove trovo l'album a 20€ che dopo estenuante trattativa diventano 10. Disco oltremodo epico, prima stampa UK, difficilmente l'avrei lasciato lì. Era sporco, segnato variamente, copertina un po' così, cose che sicuramente allontanano i collezionisti segòmani e permettono compravendite di reliquie a prezzi umani. Dopo il lavaggio con il detersivo piatti coop, inizia a risplendere del sol dell'avvenire: i segni ovviamente restano, ma danno luogo a pochi rumori saltuari che sopporto senza problema, poi per tutto il resto va benissimo. Il suono mi lascia a bocca aperta, bellissimo. Come registrava la gente a quei tempi? Con microfoni valvolari e fet, con banchi imperfetti ma meravigliosi, su registratori a nastro ben più rumorosi dei sistemi digitali di adesso. Roba tutt'altro che cristallina. Strumenti da lavoro che i professionisti dell'epoca selezionavano con le loro orecchie benedette, mentre non usavano tanti parametri strumentali per decretarne la perfezione. Ma quale perfezione poi? E' perfetto il nostro orecchio? E gli ambienti in cui ascoltiamo la musica?
Il suono è l'aspetto percettivo che diamo più per ovvio e scontato. Ci pare che il re dei nostri sensi sia la vista, perchè ne facciamo una lettura più razionale. In realtà dalle orecchie passano (sentite ma spesso inascoltate, o senza definirle) informazioni a frotte, simultanee, potenti e prive di dubbi: direzionalità, estensione, profondità, distanza, ambiente... più vibrazioni che - senza perdersi in analisi razionali - picchiano subito sul sistema nervoso, sul piano delle emozioni. Qualcuno ne descrive convinto perfino proprietà esoteriche, ma io mi fermo un attimo prima, che a me basta e avanza.
Di tutto l'armamentario artistico che il musicista ha a disposizione, il più sensuale ed esoterico mi pare proprio che sia l'armonia. Onde elastiche si combinano variamente in risonanze. Nel tempo che scorre su queste variazioni continue, si delinea un percorso tra le diverse combinazioni armoniche che, è vero, si accompagna al percorso principale melodico (quando c'è una voce solista), ma gli impone il senso che vuole, per mezzo di componenti che sono messe a volume inferiore. E questo è l'aspetto della musica che più sembra magico, perchè chi lo sa fare bene, ma bene-bene, è un genio e non si capisce come faccia. Non fatevi ingannare da chi crede di saperlo. Se lo capisse, lo farebbe. Se non lo fa, vuol dire che si dà solo delle arie.
Venendo al disco, qui le armonie sono state pensate, messe in fila, aggrovigliate ritmicamente, scritte, cantate e suonate, registrate, mixate, messe su nastro, master, disco. Tutto a livelli divini. Dio c'è, cari signori, vive in una acropoli dove tutto è analogico e meravigliosamente imperfetto, svettante come un miraggio colorato sulla pianura del digitale intorbidita dalla nebbia.
Elenco tracce samples e video
Carico i commenti... con calma
Altre recensioni
Di lloyd
Le voci di Crosby e Nash si fondono insieme per formare delle armonie vocali perfette.
Questo disco ha sapore di libertà, pace, amore... e fa partire la mente per un ideale falò pieno di hippie.
Di March Horses
È invece l'album della narcotica (o narcotizzata) euforia, con un leggero soffio di malinconia.
Per chi scrive, una delle più belle canzoni della storia del rock. Come brezza marina la tastiere discrete avvolgono la triste ma liberatoria partenza verso lidi sconosciuti.
Di hellraiser
Basti pensare ai numerosi gruppi che alla fine dei ’60 sono nati in quella terra e che poi han conquistato il mondo intero.
Un disco ben suonato, abilmente arrangiato ed esaltato dalle grandi voci del trio.