"I look out on peaceful lands With no war nearby, An ocean of shaking hands that grab at the sky..."

"I'm not going back to Woodstock for a While Though I Long to hear that lonesome hippie smile /I'm a million miles away from that helicopter day"

 Queste due frasi estrapolate a caso da "Tonight's the night" possono riassumere l'esperienza di Neil Young in seno al supergruppo CSNY nel momento chiave della loro unione: l'utopia libertaria di Woodstock. L'innocente e idilliaca ubriacatura generazionale contrapposta all'incubo in cui precipita poco dopo un'intera Nazione.

Pur essendo sostanzialmente un reperto d'antiquariato socio-musicale, il supergruppo per eccellenza si è talvolta riunito con tutti e quattro i moschettieri al completo: dal tour del 74 (con il lost album "Human Highway") al malinconico e posticcio "American dream", uscito nel 1988 con tutte le scorie di un decennio devastante. A tutt'oggi l'ultimo lavoro targato Crosby, Still, Nash & Young, "Looking forward" è uscito nel 1999, a 30 anni di distanza dagli albori della loro avventura. Un viaggio su strade accoglienti e familiari, senza ovviamente l'urgenza di un tempo, ma temprate dal caldo vento dell'inconfondibile sound californiano. Le cicatrici emotive talvolta emergono, ma fra questi solchi non sembrano aver scalfito più di tanto le stimmate della Four Letter Band: le armonie vocali impastate e magiche, lo spirito libero che abbraccia intimi sentimenti sociali, l'acuta sensibilità di un Crosby tirato a lucido, l'intrigante e sinuosa dolcezza dei tocchi di Nash, i consueti fendenti  latin-blues di Stills e un Young che, quando non duella con Stephen in compressi intrecci con la sei corde, infila le consuete ballate spezza-cuore.

Come sempre ognuno suona le sue cose, e i contributi degli altri sovente le rendono speciali. Stills emerge da un ventennio di golf, "neve" e musica dispensabile e, puntellato dal confronto con Neil, infila un paio di numeri memorabili, a parte i consueti aromi latini dell'iniziale "Faith in me":  il torrenziale rifferama wah-wah di "No Tears left" è strepitoso mentre in "Seen enough" il texano si toglie di dosso la ruggine con un corrosivo e pugnace talking, scandito dalle stilettate blues di Young. Nash è il solito gatto sornione che piazza un paio di solenni ballate, sontuosamente arrangiate: l' epica "Heartland", appena sporcata da un po' di retorica e  la suadente "Someday". Retorica che inficia leggermente anche la "Stand and be counted" di Crosby, per altro vivacizzata da sfavillanti e pastose chitarre elettriche dei due vecchi Buffalo Springfield, mentre il buon David su "Dream for him" regala un toccante idillio, dilatato in forme free jazz, caldo e avvolgente come il riverbero dei raggi solari sulla spiaggia di Santa Cruz.

 Il Loner mette a referto ben quattro composizioni autografe, sottratte al progetto che poi sarebbe diventato "Silver & Gold". A parte una "Queen of them all" ascrivibile al catalogo delle bizzarrie younghiane ( echi di synth-pop anni 80 che rovinano un ideale sequel di "The Old Laughing Lady"), l'uomo dell' Ontario cala sul piatto un tris d'assi d'autore. "Looking forward" è il pezzo-guida, giostrando abilmente il lascito del gruppo in una morbida dichiarazione d'eterna innocenza, resa strepitosa da un incantevole intreccio di chitarre acustiche sussurrate e di voci come sempre ineguagliabili. Ancora meglio in tal senso è l'evocativa "Slowpoke", in cui la voce di Neil, quasi sul punto di spezzarsi nel ripercorrere la propria vita in un viaggio al confine della luce, i soffi d'armonica e la pedal steel di Ben Keith regalano una perla dolceamara, e un verso come "When I Was faster I was always behind". Morbosamente inquieto è pure il fraseggio pianistico di  una "Out of control" che suona come se Crosby, Stills & Nash stendessero il loro candido velo sulla oscura patina di "Sleeps with angels".

 In definitiva, "Looking forward" è un perfetto testamento di suoni, idee e sogni di un gruppo irripetibile. E come canta Neil tra questi solchi, "I'm not waiting for times to change, I want to live like a free-roamin' soul".

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