I Cry Excess alla conquista del mondo, verrebbe da dire dopo aver letto la loro biografia. Una band attiva dal 2011 che di sicuro non ha perso tempo, affidandosi a professionisti di settore che hanno sicuramente influito sulla veloce crescita del quartetto, che ha già avuto la possibilità di esibirsi in un tour di oltre 20 date Oltremanica e che ha persino fatto da opener a un’artista di fama internazionale come Tarja Turunen pur avendo tra le mani solamente una manciata di singoli.

Oggi finalmente ecco il tanto atteso esordio intitolato “The Deceit” e che dire… Semplicemente tutto secondo i piani, un disco che ha molto da offrire a chi è solito approfondire i propri ascolti in ambiti alternative/metal. L’uso abbondante di synth dona quel mood cibernetico a una proposta che altrimenti potremmo comunemente definire metalcore per l’impeto delle ritmiche o nu-metal per effetti e suoni partoriti dalle chitarre. Un prodotto decisamente moderno insomma, che riesce a distinguersi soprattutto per sostanza e qualità, come ci dimostrano brani come “Bloodbath” e “Call Me When Your Words Will Become Facts”, catchy e al tempo stesso potenti. L’idea che si ha è di trovarsi di fronte a una creatura che fonde il lato più heavy degli ultimi Devil Wears Prada a qualcosa di più commerciale e rock oriented come Papa Roach e primi Dope. Un binomio strano a prima vista ma decisamente intrigante e che perlomeno su disco ha un suo motivo d’esistere, vista la qualità della proposta. Trattasi di un album dai forti connotati esterofili, che rispetto a ciò che siamo soliti sentire da band italiane attinenti al genere ha poco da spartire e sul quale il produttore ha giocato un ruolo determinante. Decisamente egregio infatti il lavoro svolto sui suoni, l’effetto bombastico è qualcosa che stordisce mentre l’aggressione vocale impressiona non poco. Decisamente fuori tema “We Are All Broken, Baby”, una sorta di ballad posta in chiusura che poco ha di che spartire con il resto dell’album.

Il modo di porsi e l’immagine curata nei minimi dettagli di questi Cry Excess li porta a essere amati/odiati senza mezzi termini, da una parte chi li trova interessanti e dall’altra chi – invece – vede in loro solo una mera operazione commerciale. Chi ha ragione? Il banco di prova resta sempre il live: solamente in quell’ambito si può capire il reale valore di una band. E fino ad allora – ossia a quando avrò modo di vederli all’opera dal vivo – continuerò a ritenere “The Deceit” un disco semplicemente ottimo. 

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