Lo aspettavo. Attendevo l'uscita del loro nuovo lavoro sapendo che non mi avrebbe deluso. E così è stato. "Somewhere Along The Highway" è semplicemente strepitoso. Il suono dei Cult of Luna è in continua evoluzione e qui è talmente denso da implodere. Post-hardcore non v'è dubbio di sorta, monolitico ma allo stesso tempo dilatato al pari dei migliori album del genere.

L'incedere della musica lascia senza fiato, le chitarre anche nei momenti di quiete fanno intendere progressioni che si trasformano spesso in implosioni o muri di suono impenetrabili. Il growling del cantante è parte integrante del flusso sonoro. Non facile da spiegare insomma, diciamo per capirci un incrocio ben riuscito tra i Minsk (chi non li conosce lo faccia e godrà!) e i Mogwai più chitarristici. Le canzoni sono lunghissime (ma potrebbero esserlo anche di più per quanto mi riguarda), solo sette pezzi di cui quattro superano abbondantemente i 10 minuti.
Il segreto è lasciarsi trasportare. Non rimanere ancorati alla forma canzone. Qui non esiste. Bisogna entrare in sintonia con il vortice sonoro. Vortice sonoro oppiaceo oserei dire, tempi ultra-lenti squarciati da marziali progressioni che si rifondono in modo naturale ad ambienti post-rock. Il post-hardcore più nero e romantico che mi sia mai capitato di sentire.

E' incredibile come i Cult of Luna abbiano saputo calarsi così profondamente nelle atmosfere del gelido nord europeo. Ciò avviene in virtù di un approccio epico e maestoso che si combina con una voce ringhiante a contrappuntare i momenti di catarsi sonora. L'azione simultanea crea un alone quasi romantico ripeto, un clima colmo di pathos e di nera caliggine che davvero evoca visioni tanto lontane e sconosciute quanto affascinanti. Il suono della band è ancora più quadrato e psichedelico rispetto al loro precedente lavoro "Salvation" e sintetizza in maniera sopraffina un calderone davvero spurio di diversi generi (post-hardcore e post-rock in primis). Certo non saranno stati i primi ma che importa? Nessuno lo ha mai fatto con tale maestria. Echi di infinite influenze o di nessuna, distorsioni maestose o introspezioni minimali, urla apocalittiche o ricami elettrici: tutto fuso in un sound letteralmente straziante e bellissimo. Da un certo punto di vista credo davvero che questa sia la migliore uscita del 2006 fino ad ora, anzi forse non solo del 2006.

Il disco si apre con "Marching To Heartbeats", 3 minuti e spiccioli, lentissima, le apparecchiature si accendono, il mammoth si mette in moto. Ogni passo è calibrato perfettamente per sostenere l'enorme mole della creatura che trae sostentamento nella scansione chirurgica del doom ma allo stesso tempo nelle dilatazioni ipnotiche della psichedelia. Da citare  il trittico finale "Thirtyfour", "Dim" e "Dark City, Dead Man": 37 minuti (!!) di puro viaggio senza una meta ben precisa se non quella della nostra immaginazione. Chi ancora tristemente e monotamente volesse esibire un reiterato atteggiamento anti-contaminazione per il metal si ascolti la straordinaria "Finland" dove l'intreccio di molecole tra liquido post-rock e visione "metallica" partorisce una creatura che ha le caratteristiche somatiche a metà fra Explosion In The Sky e Neurosis. E ritiri una volta per tutte i suoi pregiudizi.

A tratti fin troppo densa e faticosa la musica dei Cult of Luna è d'altra parte un'esperienza irrinunciabile per chiunque nutra ancora un minimo di curiosità musicale. Considerando infine che la band possiede un'innata e rara capacità nel variare le atmosfere all'interno della stessa canzone avrete la fotografia di un disco che se davvero amate il rock, senza stupide distinzioni in sottocategorie, sono sicuro che vi terrà compagnia per molto tempo.

Elenco tracce testi samples e video

01   Marching to the Heartbeats (07:01)

The sun, the light in your eyes, trapped me in a cage.
When you saw me you saw yourself.
We were the ones that marched and fell.

02   Finland (09:21)

These things moved me when I turned my back. Now I return with open hands.
I found light that lead me to the shrine where children sang and pilgrims mourned.
I was lost but not alone.
From a distance they come alive. Sleepwalking across the plains.
No answers were found here. Seeking shelter in her embrace.
Down on sore knees. Erase and begin. Under my eyelids, come forth light.

03   Back to Chapel Town (09:20)

04   And With Her Came the Birds (08:38)

Night falls, silence takes a grip. Guilt I retrieved, a burning will to die.
I need this to be over before I am bleeding dry.
Somewhere along the highway these tracks must end.
I pass a crowd on my way to the house on the hill.
Dead man with pitchfork arms tells me all that he knows.
Leave me here for the crows.
In the Fall she came back, and with her the birds.

05   Thirtyfour (10:14)

In her eyes he stares at his reflection. A faint dream, that disappeared at dawn.
Standing at the shore patiently waiting. But the waves do not return when she is gone.
So he followed her footsteps, to the highway that sealed his fate.
The wind blew all sand away. Faceless people that walked astray.
Behind the dunes false hope awaits the ones that lost what was loved.

06   Dim (09:55)

From the skyline dark clouds move in. They shroud me with her cold cover.
Eyes like daggers puncture the skin. Isolated in a room with no others.
Where do I turn when all hope is lost? Where do I find forgiveness?
My search for salvation has begun. To find a place where our hearts beat as one.

07   Dark City, Dead Man (10:15)

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