Quella di trovarmi nel bel mezzo di una seduta di jogging estiva all'improvviso colto da una pioggia a dirotto da mandare giù il cielo, era una esperienza che non avevo mai fatto.
E' andata così.
E' di mattina, una giornata nuvolosa, come tante di questa strana estate, ma sostanzialmente stabile.
Mi trovo giusto correndo all'altezza della rotonda sul lungomare della mia città, sulla strada del ritorno a casa, con nelle orecchie le ultime note di "Child Bride", uno dei pezzi centrali dell'ultimo album dei Cymbals Eat Guitars.
Il pezzo è acustico (chitarra, voce, qualche carillion, un basso gentile), molto dolce, mi piace per il senso di malinconica serenità che trasmette (ricorda molto certi pezzi Mellon Collie degli Smashing Pumpkins).
Il cielo da qualche minuto comunque promette davvero male, nonostante "Child Bride", sopra di me un mare grigio topo, sento il suo gorgoglio minaccioso attraverso le note della canzone che sta per finire, che finisce.
Qualche istante di silenzio, e nel giro di pochi secondi ecco il diluvio...
Una pioggia torrenziale mi investe sulle ali di una scivolata sulle note bianche della tastiera di un synth, dal sapore acido, scivolata di note struggenti, miiiiiiiiiiiiiiiii-re-mi-sol-mi.
Continuo a correre.
L'atmosfera creata dalla pioggia che mi investe e dall'ascolto in cuffia di "Laramie", dalla meravigliosa atmosfera psichedelica del brano, mi incanta.
Il fantasma dei miei amati Flaming Lips dei bei tempi andati, quelli di The Soft Bulletin, di "Feeling Yourself Disintegrate", è venuto a trovarmi sotto questo temporale.
Dopo un paio di minuti il canto inizialmente soul ed in falsetto di D'Agostino cambia e si fa più disperato all'aumentare della pioggia.
Io continuo a correre, decido di non fermarmi e mettermi al riparo, preferisco essere completamente bagnato dalle note di questa canzone.
A circa quattro minuti cambia atmosfera, la canzone (perchè di canzone si tratta) cambia come un tipico pezzo progressive, sembra una cavalcata, una cavalcata noise.
Io ormai sono completamente allo scoperto, senza alberi che mi possano riparare, lascio il mare sulla destra, ritrovo le auto sulla sinistra.
Continuo a correre.
Sono arrivato a casa dopo circa quattro minuti, completamente fradicio e felice, lavato nell'anima e nelle scarpe.
PS.
Un po' di quello che personalmente ho provato nei primi quattro di quei meravigliosi otto minuti di "Laramie" lo potete forse trovare qui.
Il resto dell'album (dedicato alla memoria di un amico del leader/chitarrista/cantante della band morto a diciannove anni per una malattia cardiaca) di cui non ho parlato, che potete in parte anche ascoltare all'asciutto, è comunque anche esso a mio avviso degno di nota e vi consiglio caldamente di buttarci un orecchio.
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