Nel 1995 i Dark Quarterer pubblicano questo nuovo album, considerato dagli stessi come un disco di transizione.

Già ad un primo ascolto si nota una fondamentale differenza dal punto di vista musicale rispetto ai due dischi precedenti: l'epicità e l'oscurità che riempivano "Dark Quarterer" e "The Etruscan Prophecy" sono qui accompagnate da nuove aperture decisamente più Hard Rock anni '70, dovute senz'altro all'inserimento nel trio del chitarrista Sandro Tersetti, di impostazione blackmooriana.

Se da un lato queste contaminazioni daranno al gruppo una fondamentale spinta a rinnovare il proprio genere (cosa che avverrà più compiutamente nei successivi dischi), dall'altro causano una momentanea perdita di omogeneità nell'ispirazione artistica del terzetto.

In generale tuttavia il disco, nonostante la parziale disomogeneità, è molto piacevole da ascoltare, affronta temi importanti e contiene alcuni brani splendidi.  

Si parte con l'intro "In The Beginning", dove un'epicissima melodia accompagna la voce di Nepi, che ci parla della violenza che è insita nella natura dell'uomo (tema questo che verrà meglio trattato nel successivo "Violence"). Il recitato, i rumori della battaglia e i suoni epici non hanno potuto non ricordarmi alcuni momenti dei primi dischi dei Manowar (ad esempio il parlato di Orson Welles in Dark Avenger), benchè personalmente reputi questi ultimi inferiori ai Dark Quarterer sia musicalmente sia per quanto riguarda l'ispirazione.

L'intro si collega direttamente con la title track, che esplode con una portentosa chitarra in primo piano, accompagnata da epici cori. Un breve assolo di batteria ci conduce al riff principale. In questo bellissimo brano le venature Hard Rock della chitarra di Tersetti si intrecciano perfettamente con l'anima più "metalleggiante" della canzone, rendendo questo pezzo uno dei migliori dell'album.

Si passa alla tenebrosa "Nightmare", che ci porta in territori decisamente più oscuri, e che vede l'alternanza di ritmi veloci e frenetici, e lente strofe molto Sabbathiane. Da segnalare un pregevole (e velocissimo!) assolo di chitarra.

"Out Of Line" è introdotta da un formidabile assolo di batteria di Paolo "Nipa" Ninci su cui si inseriranno le chitarre e la voce, a costituire un brano di evidente ispirazione Zeppeliniana che, personalmente, reputo il momento minore dell'album, non perchè sia un pezzo di scarsa fattura (anzi, in alcune parti è piuttosto trascinante), ma perchè abbastanza distante dall'atmosfera plumbea che il disco era riuscito a creare e, in generale, distante dallo stile dei Dark Quarterer.

Per fortuna il brano successivo riporta l'ascoltatore in quelle atmosfere oscure e malinconiche che l'album vorrebbe suggerire: "Lady Scolopendra" è senz'ombra di dubbio il capolavoro del disco, e uno dei brani più belli mai composti dal gruppo toscano. Si apre con un delicato arpeggio di basso, per poi tuffarsi in una melodia potente e contemporaneamente struggente, mentre un ispiratissimo Nepi da il meglio di sè alla voce. Ma il momento migliore è senz'altro il meraviglioso arpeggio di chitarra acustica a circa metà del brano, che si risolve in un'assolo di chitarra da pelle d'oca. Anche qua le contaminazioni Hard Rock sono presenti, ma sono intrecciate alla melodia talmente bene da creare un'omogeneità perfetta.

"Darkness" è un altro dei pezzi forti del disco: i suoi tempi lenti e dilatati contribuiscono a creare un'atmosfera pesante ma melodica. Credo sia, insieme alla precedente, la canzone che meglio anticipa la svolta stilistica che i nostri adopereranno nei successivi album. Da segnalare la fenomenale prestazione di Nepi che interpreta perfettamente un un brano sofferto e angosciante come questo.  

"Last Paradise" si apre con un ottimo intreccio di chitarra elettrica e acustica. Tuttavia il brano risulta in fin dei conti piuttosto anonimo, fatta eccezione per una buona accelerazione nella seconda metà.

Il disco si conclude con l'ipnotica e dolcissima melodia di "A Prayer For Mother Teresa Of Calcutta", un'altra gemma dell'album, del quale rappresenta la conclusione ideale. 

"War Tears" è un disco che non consiglierei a chi si approccia alla band toscana per la prima volta (a loro consiglio di partire dal primo e introvabile "Dark Quarterer"), ma che merita senz'altro un ascolto e che saprà regalare a qualsiasi amante della buona musica delle emozioni genuine

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