Rites of Percussion rappresenta l'album solista d'esordio del buon Dave Lombardo. Uscito a Maggio dello scorso anno è senza dubbio uno dei lavori che ho prediletto nel 2023, anche se ci ho messo parecchi mesi per capirlo ed apprezzarlo fino in fondo. Perchè è un opera decisamente spiazzante per uno come me che conosce il batterista da decenni e che si aspettava un qualcosa di inaudito a livello di velocità; ma non è così perchè siamo davvero agli antipodi.

Per chi non lo sapesse, spero pochissimi sul sito, Dave è stato uno dei bracci armati degli Slayer ed è semplice per me identificarlo come uno dei migliori batteristi in assoluto che mi sia capitato di udire. Una macchina da guerra, con un uso inimitabile della doppia cassa che ha marchiato a fuoco album fondamentali per il Thrash Metal come Reign in Blood vera e propria pietra angolare e punto di partenza per il Metallo più becero e violento. Ha suonato con personaggi del calibro di John Zorn e Mike Patton, esibendo la sua sopraffina arte strumentale in dischi di Fantomas, Mr. Bungle, Dead Cross, Testament, Suicidal Tendencies, Grip Inc. più decine di altre collaborazioni. Da un rapido calcolo che ho fatto sono un centinaio gli album che lo vedono sempre assoluto protagonista con il proprio tentacolare strumento.

Visto dal vivo con Slayer, Fantomas e Grip Inc, rimanendo "sconvolto" dalla sua proverbiale precisione e tecnica, con in più una facilità di esecuzione disarmante, in apparenza senza fare mai fatica. Davvero un qualcosa di unico in ambito non soltanto metallico!!

Spronato dall'amico, e compagno di mille scorribande musicali, Mike Patton durante il biennio pandemico 2020-2021 Dave decide di mettere mani ad un suo progetto solista pensato fin dal 1998. Ha tutto il tempo necessario per dedicarsi ad un elogio delle percussioni, registrando nella propria abitazione trasformata in studio con la collaborazione di suo figlio. Un flusso libero e creativo di suoni, con la batteria e la doppia cassa non così in evidenza come mi sarei aspettato. Dave si avvale della presenza di un pianoforte, di congas, cimbali, bonghi, tamburi dei nativi americani, piatti, maracas per un risultato finale non di semplice assimilazione.

Un lavoro perfetto per una colonna sonora cinematografica, dove la tribalità di un suono sempre sotto controllo regna sovrana. Non affonda mai la spada nel fianco dell'ascoltatore Dave; preferisce lavorare di fioretto, ammaliare con passaggi che sembrano del tutto improvvisati da tanto disorientanti. Si entra in un turbinio senza fine di variazioni percussive poliritmiche, suonate con innata eleganza, divertendosi e mai sopra le righe.

Va ascoltato nel suo insieme, dura in effetti poco più di mezz'ora, e per questo non mi pare nemmeno necessario entrare nel dettaglio dei tredici brani che compongono questa vera e propria esplosione di suoni.

Ad Maiora.

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