Ispirato alle sensazioni suggerite dal trionfale tour americano del '72 ("é l'America vista da Ziggy": Bowie dixit) "Aladdin sane" (gioco di parole per "a lady insane") fu pubblicato per consolidare il successo riscosso dal precedente "Ziggy Stardust". Impossibile aggiungere una sola goccia ai fiumi d'inchiostro versati per descrivere l'importanza determinante che il disco in parola esercitò nel dare nuova linfa all'effimero movimento glam rock: meno compatto e più disomogeneo di "Ziggy Stardust", Aladdin ci regala citazioni implicite ("Watch That Man") ed esplicite ("Let's Spend the Night Together") ai Rolling Stones, deliziose velleità cabarettistiche (le ballate "The Prettiest Star" e "Lady Grinning Soul") e cenni al trascinante hard blues degli states ("The Jean Geanie").

L'apertura è affidata al ritmo ossessivo della chitarra di Mick Ronson in "Watch That Man", riflessione parodistica sulla caotica vita di New York City impreziosita dall'abilità tastieristica di Garson. Costui ci regala nella successiva title-track i tre minuti di delirio lisergico-psichedelico di tastiera tra i più leggendari dell'intero repertorio bowieano: qui le dita danzano sui tasti sino a spezzare ogni coerenza ritmica per poi recuperare alla fine l'andatura cadenzata dello splendido ritornello ("ooohhI love Aladdin Sane..."). Geniale. Se "Drive in Saturday" é una rassicurante ballata che scivola serena tra i morbidi accenti di sassofono di cui David é maestro, "panic in Detroit" suona da profetico ammonimento circa un (all'epoca) fantomatico attentato terroristico nel cuore degli states. La chitarra satura di Ronson introduce la successiva "Cracked Actor", cavalcata elettrica al fulmicotone che offre a Bowie il destro per una amara riflessione sul ruolo della (rock)star tempestata di allusioni sessuali ("I just want your sex"): maestro di repentine trasformazioni di immagine e di stile, il giovane David sa di dover soddisfare i gusti instabili e lunatici di un pubblico pronto a tributargli gli onori dei riflettori e delle classifiche e a voltargli le spalle una volta emerso un genere o un artista in grado di rimpiazzarlo.

Non a caso, avvertiti i primi scricchiolii del glam rock, Bowie inscena sul palco la morte del suo personaggio Ziggy Stardust e con esso di un genere musicale che non si risveglierà se non in patetici rigurgiti glam anni '90 (Pulp, Suede etc...). Superate la pomposa "Time" e la soffice "Prettiest Star" ecco riecheggiare le nostalgie della swinging London dei sixties (tema che troverà più ampio sfogo nel successivo album "Pin Ups")in una brillante cover di "Let's Spend the Night Together". Ritmicamente assai più incalzante dell'originale stonesiano, la canzone è interpretata con un tono ironico ed una voce baritonale che le rendono giustizia assai meglio del moscio arrangiamento di Jagger e soci. La trasognata ballata "Lady Grinning Soul" chiude una parata di capolavori imprescindibile per comprendere l'evoluzione di un genere che nella prima metà dei '70 ha rappresentato la più intelligente alternativa allo sterile sperimentalismo del progressive e all'ottusa pesantezza dell'hard rock.

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