Scena 1

Cascina di campagna, domenica pomeriggio di un assolato e caldo giugno. Siete a letto con la vostra lei, che, come al solito, sa farvi raggiungere stati di eccitazione che arrivano al sublime. Le lenzuola, con i giochi, iniziano a farsi calde e umide. Il sapore di tutto è quello che ben conoscete, che vi dà sicurezza e certezza, quello che non farà salire l’ansia da prestazione. Improvvisamente lei si alza, apre il cassetto del comò e tira fuori una strana imbracatura in cuoio dalla quale spunta un attrezzo che dovrebbe stare dalla vostra parte e non dalla sua. Sgranate gli occhi, guardate lei, guardate l’oggetto e pensate che lei è sempre lei, quello che sta proponendo è sempre sesso, ma siete abbastanza convinti e tradizionalisti da pensare che, probabilmente, non vi piacerà molto, ma questo salto, con lei, lo farete lo stesso?

Scena 2

Negozio di dischi, prendete dallo scaffale l’ultima fatica del vostro artista preferito. Voci insistenti davano questo lavoro per essere fortemente diverso da ciò a cui vi avevano abituati. Lo guardate, lo rigirate, leggendo i titoli, guardando le immagini e pensando che sarà un salto nel vuoto, ma questo salto, con lui, lo farete lo stesso?

I cambiamenti ci sono, e ci mancherebbe altro, come tali possono essere accettati o rifiutati immediatamente, oppure apprezzati con il tempo, persino dovessero risultare enormi. Così io, il salto, il secondo, l’ho fatto e a suo tempo mi comprai questo "Let's Dance".

Insomma, a Bowie non serviva più ritmo di quanto già ne avesse, non serviva più pop di quanto già ne avesse, non serviva più notorietà, non servivano più soldi (o forse sì). Cosa spinse realmente il Duca Bianco a cambiare nuovamente faccia e spingersi in questa avventura pop dance? Che ne sappiamo noi! Lui l'ha sempre detto: "Se una cosa funziona, buttala!" E' nella sua indole non rimare fossilizzato nelle cose: il cambiamento è quello che da sempre è il suo obiettivo primario.

Quindi ecco che all'epoca ci si trovò per la mani un vinile fresco, spontaneo, ricco di trovate spumeggianti e che puntavano, sì a sorprendere l'ascoltatore, ma anche e, soprattutto, a preparare il terreno per un mega live tour e dimostrare quanto, quei pezzi, avessero la loro forza esplosiva in concerto.

Ci riuscì? Lo vidi all'arena di Frejus, in Francia, l'estate stessa. Bel concerto sì. Bowie ancora con un tiro vocale non indifferente e un Carlos Alomar a reggere un volume musicale e (quasi) orchestrale, da urlo. Ma il disco? Belle sensazioni, ma fino a un certo punto. Belle canzoni ma già in prospettiva di breve durata. E con tutto lo scoppiettante contenuto che finisce ad essere, essenzialmente, una patina esterna, che il tempo, inesorabile, cancella. Anzi, ha cancellato. E, a conti fatti, di questo Bowie e di questa manciata di belle canzoni, resta un po' di amaro e una serie di tracce, lì per farsi apprezzare dai giovani che per le prime volte si approcciano a Bowie. A noi che lo abbiamo visto crescere al nostro fianco, folgarandoci con una trilogia berlinese da pelle d'oca cosa resta? Resta solo il vinile, perchè il CD, proprio, non ce lo siamo comprato.

Così, tornando alla parafrasi iniziale, l'armamentario avremmo fatto bene a lasciarlo nel cassetto, e a far sesso in modo tradizionale.

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