Premetto che adoro la produzione del periodo EMI di Bowie, non solo perché mi catapultano negli anni della mia adolescenza (quei benedetti e bellissimi anni 80), ma anche perché ritengo che Bowie in quel periodo post “Scary Monsters” fu straordinario nel cambiare totalmente il suo approccio alla musica, pur di raggiungere quell’enorme popolarità internazionale che giustamente si meritava. Salvo poi trovarsi, come egli stesso ammise, con un pubblico eterogeneo, che confondeva il suo catalogo con quello di Phil Collins, o di Tina Turner (!?) Certo, negli anni Ottanta il numero degli album licenziati furono davvero pochi e non paragonabili alla grande produzione del decennio precedente. Al di là di questa ovvietà, sarebbe un gravissimo errore non considerare fondamentale il processo creativo che si sviluppò a partire da “Let’s Dance” in poi, non includendo la figura di Iggy Pop.

-Iggy Pop.

Bowie sfida a colpi di pugni il mercato discografico con la forza di un pugile (prendendo spunto dalla foto di copertina del singolo Bang Bang di Iggy dall’album “Party” ‘81), e stravince la sua battaglia commerciale nell’83 con “Let’s Dance” (anche grazie alla stupenda versione di China Girl), condividendo i benefici di questa enorme popolarità proprio con l’Iguana e, soprattutto, con il successivo album del Duca: “Tonight” (‘84) nel rinnovato sodalizio di Dancing With The Big Boys. Tuttavia, Iggy Pop, non contento, pretendeva anche lui un album come “Let’s Dance”. Ma anche la EMI premeva per un secondo “Let’s Dance”, che l’artista tardava a consegnare. Insomma gli anni tra il 1986 e il 1987 vedono un Bowie super rintronato e stritolato da aspettative da ogni dove, per cui si prodiga, da un lato, a regalare un album di inediti a Iggy Pop: “Blah-Blah-Blah” (registrato in un mese: nell’aprile-maggio ‘86), e dall’altro, a partorire qualcosa di molto commerciale, come “Never Let Me Down” (registrato in tre mesi: settembre-novembre ‘86), in vista di un tour spettacolare e memorabile come il Glass Spider Tour (1987-88). In NLMD si ritrova la stessa idea di fondo di “Blah-Blah-Blah”: produrre un disco immediato e sfacciatamente commerciale. Intanto, Iggy Pop gode delle vendite di “Blah-Blah-Blah”, ma in fondo non considera quel successo un suo merito e, soprattutto, non ritiene suo quell’album, anzi, lo rinnega e rompe per sempre con Bowie, il quale dal punto di vista artistico gli era diventato piuttosto ingombrante in termini di presenza nella sua carriera.

-Never Let Me Down 1987.

Quando uscì NLMD il risultato fu all’inizio sottovalutato, ma presto divenne motivo di polemiche feroci dalla critica, ma anche di scontri e divisioni, soprattutto per i vecchi fan. Perché NLMD, nonostante l’incredibile tour (che vide approdare finalmente Bowie in Italia), e il buon riscontro di vendite, in fin dei conti, non piacque nemmeno allo stesso Bowie? Semplicemente perché non esiste album del suo catalogo che abbia un suono così ridondante e artificioso. Negli anni successivi NLMD non fu risparmiato nemmeno dall’ira funesta dello stesso autore che nel 1994 decide di eliminare irrevocabilmente Too Dizzy dalla tracklist (brano scritto insieme a Kizilcay) e dalla sua discografia, definito come “il suo peggior brano di sempre” (Non è vero! Anzi, è fra i migliori di NLMD. Fu persino utilizzato come promo. Ma l’antifona è chiara: non un centesimo in più a quel Kizilcay!). Quindi, non rappresentarono mai un problema i brani contenuti in NLMD, che al contrario erano ottimi (e molto orecchiabili), ma fu la produzione, in gran parte affidata a David Richards (ex-produttore dei Queen) e dallo stesso Bowie, nel combinare quel sound radio friendly a la Open Your Heart To Me di Madonna.

-Never Let Me Down 2018.

E’ possibile pensare ad un NLMD fuori dal frastuono barocco dell’87? L’idea venne pian piano grazie all'aiuto di Mario J. McMulty nel 2008 (già produttore e ingegnere del suono per Philip Glass, ingaggiato da Bowie dal 2003 ad oggi), con una nuova versione di Time Will Crawl per la compilation iSelectBowie (Cfr. la nostra recensione: https://www.debaser.it/david-bowie/iselectbowie/recensione). Bowie, fu talmente contento della resa che espresse a lettere cubitali: “Potessi rifare tutto NLMD”. L’idea cominciò a prendere forma ma non aveva tempo per realizzare il progetto. Così lavorò con NcMulty solo per le linee guida sui nuovi arrangiamenti e su chi avrebbe dovuto suonare nella nuova versione di NLMD (Reeves Gabrels, Tim Lefebre, Sterling Campbell, David Torn). Questo progetto di Bowie oggi vede finalmente la sua realizzazione come disco inedito del Box celebrativo degli anni Ottanta, Loving The Alien (1983-88), per la Pharlaphone. Senza questa nuova versione di NLMD, il Box non aggiungerebbe proprio nulla a quanto già sappiamo! Il lavoro merita l’ascolto di ogni fan, soprattutto per chi non apprezza la versione del 87, mentre per chi (come me) ama quella versione, il lavoro (dopo un po’ di ascolti) non deluderà. Day-In-Day-Out è la più riuscita (a partire dal minuto 2.25, il brano sembra rivestirsi di nuova luce). Certamente si sente l’assenza del Duca. Negli arrangiamenti a volte prevalgono più le idee strampalate di McMulty (vedi alcune virate verso Hunky Dory -sostituendo i fiati con gli archi come in Beat Of The Drum e in Zeroes- oppure, nella versione a la Nine Inch Nails di Glass Spider che non regge affatto il pathos dell’originale); tuttavia, nella sequenza Shining Star (Making My Love), New York In Love, 87' and Cry, Bang Bang, dobbiamo soltanto considerare magistrale il lavoro svolto da Reeves Gabrels. Ebbene sì, in questo NLMD 2018 c’è un po’ della produzione tosta e dark di Bowie, dai Tin Machine ad “Outside”, che a volte stride con l’impostazione vitale ed energica del contesto originale. D’altra parte non possiamo pretendere l’impossibile per un album che già nel ‘87 vedeva un Bowie fuori dal suo controllo artistico. Ciò che rimane dall’ascolto del nuovo NLMD non è qualcosa che possiamo collocare in un tempo ordinario (2018), né può essere memoria (1987), o una fantasia di ricordi, qui, come giustamente afferma Gabrels, si gioca con l’immaginare un tempo che diventa per noi alieno, ma da cui sbuca improvvisamente il suo genio creativo che come pietra viva sorprende e colpisce nuovamente il cuore infranto dei suoi devoti fan.

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