“Margaritas ante porcos!” Cioè, non gettate le cose sante ai cani e le perle ai porci (Matteo, VII, 6).

In altre parole non mescolate il sacro con il profano, le cose nobili con le volgari. In chiesa con i santi e in taverna con i ghiottoni, direbbe Dante.
Fedro racconta la favola di un asino che trovò in un prato una lira e, incuriosito, la sfiorò con le zampe. Le corde mandarono un suono. “Strumento molto bello” commentò l’asino, “però è capitato male, se avesse trovato uno più esperto di me ora ci diletterebbe con melodie divine” Così nella vita, uomini d’ingegno non trovano per l’ottusa incomprensione dell’ambiente in cui vivono adeguata valorizzazione e intristiscono nell’oblio.

Perché tutto questo? Perché ieri sono passato al MediaWorld ed ho visto sepolto da Britney Spears, Backstreet Boys e East 17 questo disco, nel cestone delle offerte a metà prezzo. Recensirlo, riportarlo alla luce, visto che “mala tempora currunt” (corrono tempi cattivi), era il minimo che potessi fare. “Post fata resurgam” (dopo i fati, cioè la morte, risorgerò, è il motto dell’araba fenice), ed io aiuto questo disco, troppo presto dimenticato, a risorgere.

Scary Monster rappresenta un passaggio fondamentale della carriera artistica del Duca. Innanzi tutto perché fu un album concepito con un forte potenziale commerciale. Poi perché tra i chitarristi che hanno partecipato troviamo figure importantissime quali Robert Fripp (impressionante in It’s No Game e Scary Monster e morbidissimo in Teenage Wildlife), Carlos Alomar e l’impetuoso Pete Townshend di Becouse You Are Young. Infine perché contiene quella che reputo la miglior canzone scritta da David Bowie, quella alla quale lui stesso dichiarò d’essere più affezionato, cioè Ashes to Ashes.

Questo album fu definito dal Duca una “purga, che mi permise di fare i conti con me stesso”. Ecco spiegati i testi decisamente introspettivi, la totale mancanza di improvvisazione nella registrazione, la ricerca profonda dei sincronismi e dei suoni più accattivanti. Pubblicato nel 1980 con sette copertine differenti che se accostate per ordine mostrano il famoso Pierrot di Bowie nell’atto di effettuare un movimento, garantì all’autore una infinita serie di riconoscimenti.

Ascoltandolo ancora oggi risuona fresco, vivace, tagliente come non mai. Basti pensare ad Ashes to Ashes. Questa è la continuazione storica di Space Oddity. Solo che il Maggiore Tom è diventato un drogato, chiara riproposizione dei problemi di droga avuto dall’artista nel suo periodo del “thin white Duke”. Il tempo in levare discendente dallo ska (che mise in crisi il batterista Dannis Davis tanto che Bowie glielo dovette suonare su una sedia ed un cartone per poi registrarlo e farglielo studiare a casa), quel sintetizzatore così secco e trascinante, quell’atmosfera generata dal basso pungente, quegli effetti di eco così raffinati…

Ahhh, godo nel pensarci! Bowie è uno stato mentale: quod scripsi, scripsi! Il cestone dei metà prezzo assieme alla Spears? SUMMA INIURIA! Se avrete la tentazione di acquistarlo, non tentate di liberarvi da quella tentazione: “se resisterete l’anima vostra si ammalerà di desiderio per quelle cose che le son state rifiutate…” (O. Wilde)

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