Questo disco nasce idealmente come tributo al poeta, scrittore e critico musicale Everett LeRoi Jones aka Amiri Baraka. Artista convertitosi alla regione islamica dopo la morte di Malcolm X e in seguito avvicinatosi al marxismo, è stato una delle figure di spicco della controcultura afro-americana dagli anni sessanta fino alla sua morte nel 2014 con posizioni forti e che hanno fatto anche scalpore negli anni per la visione radicale contro la storia del colonialismo e il mai rinnegato anti-sionismo. È stata una figura molto influente nella cultura afro-americana a partire dalla metà del secolo scorso e il giorno del suo funerale è stato un momento importante e di grande commozione anche per molti artisti che lo conoscevano e che hanno avuto modo di collaborare con lu negli anni. Tra questi Saul Williams (classe 1972), rapper, poeta e attore ("Slam", 1998), anche egli di fede islamica e devoto al mito di James Brown (oggetto di culto e venerazione dello stesso Amiri Baraka) ricercò quasi di evocarlo, invitandolo letteralmente a uscire dalla bara. Chiaramente non avvenne il miracolo, ma la forza delle sue parole non rimase inascoltata.

Il richiamo di Saul viene infatti colto da un gigante della musica afro-americana, il sassofonista classe 1955 David Murray, collaboratore e amico di lunga data di Baraka e anch'egli presente ai suoi funerali. Musicista jazz eclettico, fuori dagli schemi tanto sul piano della sperimentazione nel suono che per le sue posizioni ideologiche, Murray è sulle scene sin dagli anni settanta e vanta una produzione praticamente gigantesca. Così i due decidono di fare un disco assieme e Williams già nel 2015 gira a Murray alcuni dei suoi testi (molti furono pubblicati lo stesso anno) chiaramente centrati su temi dal forte imprinting sociale e politico e in particolare sulla realtà contemporanea degli Stati Uniti. Poi la cosa si intreccia con altre vicende, perché "Blues For Memo", registrato a Istanbul con una pletora di collaborati di prima scelta, diventa praticamente anche il tributo a una figura chiave della musica jazz turca come Mehmet "Memo" Ulug, fondatore della influente label Potzif (assieme al fratello Ahmet e Cem Yegul) e deceduto nel 2013, così come al musicista sperimentale Butch Morris, che aveva vissuto e insegnato musica nella capitale turca per molti anni.

Non è stata la prima volta in cui Murray abbia dovuto adattarsi alla scrittura di poeti. Ha collaborata infatti con Baraka così come Ishmael Reed e ha lavorato a adattamenti della poesia del gigante della letteratura sovietica (praticamente reso immortale dalla propaganda stalinista) Alexander Pushkin, così tutto è nato in una maniera naturale. Il carattere della maggior parte delle composizioni si adatta così allo stile slam poetry di Williams, ritagliandogli gli spazi necessari ("Kush", "A Mirror Of Youth", "Circles and Seasons"...), ma non mancano momenti solo strumentali e più classici come il tributo a Memo ("Blues for Memo"), "Positive Messages", "Enlightnment" oppure in cui più che di slam poetry potremmo parlare di vero e proprio toccante e sentito recital gospel, vedi "Red Summer" e "Forever Brothers".

In definitiva un disco che non potrà che essere apprezzato dagli appassionati di jazz e la cui contaminazione con la slam poetry, attitudine Gil Scott-Heron, gospel e un'anima di fondo Sly And The Family Stone lo rende quanto meno originale e meritevole di, come dire, prestarvi orecchio.

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