Da moltissimi anni sentiamo musicisti e gruppi fregiare la loro musica dell'aggettivo "alternativa" senza poi in realtà averne titolo. Alternativa a cosa? Tutto, in teoria, può essere alternativo a qualcos'altro. In materia di musica per essere davvero alternativi è necessario creare qualcosa che assuma una posizione decentrata rispetto a tutto il resto. Musica trasversale ai generi, non etichettabile, non legata ad alcuna moda, ad alcun filone. Musica che sia riconoscibile come tale, ma impossibile da affiliare in modo preciso a qualche tendenza. men che meno a qualche specifico autore.
Quando ascolto dischi come "Lucifero Alchemico" penso che qui di alternativo c'è molto. A partire dalla struttura dei pezzi, dal modo in cui i suoni si mescolano tra loro, passando per il potere della suggestione che traduce in musica ciò che vedo sulla (bellissima elegantissima) copertina. E pur percependo dentro questo magma in 4 movimenti radici che attraversano secoli di cultura sonora... barocca, sinfonica, dodecafonica, rumoristica, elettronica, sciamanica, minimalista, e via dicendo... alla fine è praticamente impossibile definire questo album.
Alchimia e luciferismo sono la nota distintiva che da l'imprinting a questo mirabile lavoro, il quindicesimo - se non sbaglio - dell'illustre compositore ligure che ormai è padrone assoluto del suo feudo artistico. Tre quarti d'ora di immersione profonda in un'altra dimensione che oscilla tra inferno e paradiso, tracciando un ideale percorso iniziatico in cui dalla voragine oscura dell'esistenza terrena si arriva all'illuminazione attraverso il processo di morte e resurrezione. Tanta alchimia che ben si addice alla libera sperimentazione sul suono, elemento distintivo del talento di Deca, non per nulla conosciuto da tempo come "alchimista del suono".
Tra i brani si leggono svariate digressioni che fanno di ogni pezzo uno scrigno contenente altri pezzi, altri spunti. La musica fluisce tra momenti inquietanti, quasi horror, e lunghe fasi cosmiche che interiorizzano le vibrazioni più sinistre e le rendono sogno visionario. Voci cavernose pronunciano formule arcane, orchestre abominevoli scaturiscono dagli abissi per poi lasciare il posto a fremiti di strumenti alieni che ogni tanto aprono squarci di una bellezza disarmante. Chi è pratico di produzioni kosmische e industrial può afferrare a tratti reminiscenze di tanti altri gruppi (dai Current 93 ai Tangerine Dream), ma è impossibile trovare un solco realmente ricalcato. "Lucifero Alchemico" ha un'autonomia tutta sua. E' una sinfonia della psiche, del subconscio, una cosa che ti trascina via dal mondo reale pur descrivendolo in tutta la sua brutale violenza e in tutto il suo inconoscibile paradosso.
Deca ha dalla sua questa caratteristica: essere un vero musicista con solide basi teoriche, classiche, tradizionali (valente pianista, tra l'altro) e non essersi mai omologato, prendendosi la libertà di sperimentare a tutto campo senza osservare alcuna "regola" e sconfinando spesso in territori estremi. Cosa che pochi nel panorama odierno si possono permettere perché molti sperimentatori estremi non hanno basi e per contro molti musicisti preparati non osano e spesso disdegnano.
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