Alusa Fallax -Intorno alla mia cattiva educazione
Davvero un bel disco, mai ascoltato in quindici anni di ascolti progressive. 13 brani "concept" direttamente collegati tra loro, come sezioni di lunghe suite, originariamente pensato come lavoro teatrale (ne resta traccia nel recitato grottesco "Perché ho venduto il mio sangue"), è un lavoro convincente, che dosa bene il minestrone di influenze che si possono individuare nello scorrere delle tracce; nell'alternanza costante tra strumentali e pezzi cantati si passa tra momenti di splendido pop-prog melodico, progressive-rock classico, momenti jazzy e la bella voce graffiante e un po' "rock-soul" di Duty Cirla che con il suo cantato fa spaziare le canzoni in un luogo di mezzo tra cantautorato-rock e ballata pop della più raffinata, con gli interventi delle sue ottime percussioni, delle tastiere di Massimo Parretti (uno dei due principali compositori della band) del flauto e a volte del sax e del corno di Mario Cirla (l'altro autore principale) e le chitarre di Guido Gabet (al basso il terzo Cirla, Guido). Gli arrangiamenti sono ricchi, vari, è un disco divertente, intenso, dove anche il cantato rende molto bene e le trame strumentali sono fantasiose e ispirate, negli spunti più intricati e in quelli più melodici. Disco fico, una chicca. di più
Airbag -Identity
Se amate i Pink Floyd non fatevi mancare questo lavoro, anche l'incisione è buona di più
Joni Mitchell
I could drink a case of you..... di più
Metamorfosi -...e fu il sesto giorno
Sarei stato contentissimo se da bambino mi avessero messo 'sto disco in chiesa durante le messe mattutine domenicali ai tempi del mai troppo maledetto catechismo; in quel contesto lì, questo disco sarebbe stato fichissimo, una bomba, perché musicalmente parlando i brani non sono affatto male, con quel loro rock/beat/pop melodico ed elegante incorniciato da vezzi gospel-soul. E "Il sesto giorno" è una bella canzone, ad esempio. Però... i testi... Non è, naturalmente, il tema religioso in se il problema ma è il come viene affrontato: i testi vorrebbero esprimere la decadenza morale dell'uomo con riferimenti (continui, i 9 minuti di "Crepuscolo"...) a Gesù come luce di speranza e salvezza, ne escono pipponi che contengono tutta l'ingenuità pacifista con rigurgiti degli anni '60 e tutto il moralismo ipocrita cattolico, con un'esposizione banale e ingenua delle tematiche da far tenerezza, la bella voce di Spitaleri, che ha però questo stile molto teatrale e marcato nel cantato, amplifica pure il tutto. Ci sono delle cose qui che non si possono proprio sentire e, ribadisco, le canzoni musicalmente parlando sono anche bei pezzi, peccato. W Geggiù! "Inferno", dell'anno dopo, che pure ha i suoi limiti, è su un altro livello. di più
Premiata Forneria Marconi -Per un amico
Ecco il principale esempio per quando affermo di non amare la PFM quanto altri nomi del prog italiano. "Per un amico" è un disco che mi lascia freddo, mi da l'impressione di una band che abbia realizzato "il disco progressive esattamente come ci si aspettava che fosse" nella maniera più istituzionalizzata possibile: disco elegante, brani dalla struttura complessa e multiforme, tanti cambi di tempo, ritmo, stile e atmosfera, suonati da eccellenti musicisti... E nulla di tutto questo che risulti pienamente convincente. Le composizioni mi sembra non riescano ad amalgamarsi bene in un discorso unitario e fluido, le varie sezioni, i continui cambi di rotta all'interno di questo o quel pezzo (ad esempio "Appena un po' ") sembrano sempre troppo distinti tra loro, momenti di musica ottimamente suonata ma non troppo ispirata e senza riuscire a creare composizioni organiche e davvero coinvolgenti. Inoltre il cantato fragile e moscio, eccetto qualche accenno di dolcezza bucolica ripresa dalle atmosfere di "Storia di un minuto", questa volta penalizza ulteriormente il disco. Si salva, certo, per quei bellissimi momenti melodici che soprattutto-in questo caso-le tastiere di Premoli regalano qua e la in questo o in quel pezzo ("Geranio") o altri bei tocchi azzeccati, come la chitarraccia elettrica bellissima di Mussida su "Generale" o la title-track, che è una buona canzone, eppure mi da l'idea di un disco forzatamente intricato e nel complesso non troppo ispirato. di più
Ewan MacColl
Uno dei più grandi autori di canzoni britannici mai esistiti; e purtroppo siamo in pochi a saperlo. di più
Franco Battiato -Patriots
A lezione di pop (praticamente) perfetto con Franco Battiato. Dopo che la sua fase più sperimentale aveva finito con l'accartocciarsi su se stessa, il Cinghiale dalla pigmentazione chiara aveva riportato Francuzzo alla freschezza espressiva dei primi 4 dischi e "Patriots" prosegue sulla via dell'ispirazione e abbraccia definitivamente l'arte del Pop con la maiuscola. Basterebbe la quaterna "Up Patriots to Arms", "Venezia-Istanbul", "Prospettiva Nevski", "Passaggi a livello" per garantirgli lo status di Gran Discone (ma sono belle tutte e 7 le canzoni, disco brevissimo tra l'altro, una scheggia); melodie splendide sotto una cascata di sintetizzatori, ARP, Hammond, pianoforti e il violino di Pio il Giusto (e un gran basso, di Gigi Cappellotto). Per testi e musiche, 'sto disco è un ottimo esempio di "quintessenza stilistica" del Battiato pop degli anni '80. di più
Pantera
La più grande band metal di sempre !🔥🔥 di più
Quella Vecchia Locanda -Quella Vecchia Locanda
Bel disco di pop-rock profondamente ibridato e con la band romana abile a mantenere un buon equilibrio tra generi, ispirazioni e i ricchi arrangiamenti affrontati nei brani, che ovviamente esulano dalla forma canzone classica pur mantenendone la durata (tutte tra i 3 e i 5 minuti). Scelte compositive tipiche del progressive rock, elegante pop formato da intrecci e armonie vocali, una netta ispirazione agli autori classici soprattutto di stile barocco e accelerazioni elettriche con al centro l'immancabile flauto traverso (perché in quella vecchia locanda si era evidentemente fermato a dormire Ian Anderson) suonato dal cantante Giorgio Giorgi (...) e dal violino elettrico di Donald Lax (il violino acustico è grande protagonista delle più evidenti escursioni classiche), strumenti protagonisti al fianco delle tastiere di Roselli, supportate dagli interventi di chitarre elettro-acustiche e da una bella sezione ritmica. Lo trovo un disco molto compatto, unico punto debole l'ingenuità dei testi che paiono scritti con il bignami del pessimismo cupo per principianti, ma le melodie, anche del cantato e soprattutto quelle create dal violino e dal pianoforte sono davvero belle e i momenti più rock e sferzanti molto divertenti e non ci sono canzoni poco riuscite. La copertina è un capolavoro, una delle più belle che abbia nella mia collezione. di più
Terry Allen
Uno dei tanti fenomeni del cantautorato texano degli anni '70 e '80. di più
Genesis -...Calling All Stations...
Curioso come i dischi dei Genesis più bistrattati, dimenticati, malvoluti anche dai suoi autori, sfortunati e nati sotto le peggiori circostanze possibili siano proprio il primo e l'ultimo; dall'acerbissimo "From Genesis to Revelation" a "...Calling All Stations..." il cerchio si è chiuso, dopo 28 anni (anzi, dopo trent'anni esatti partendo dai primi singoli usciti nel 1967). Phil Collins si era levato dai coglioni, dopo essere diventato per la band una figura commercialmente sempre più fondamentale e artisticamente sempre più deleteria e questo da un lato affossa del tutto il tentativo ultimo di Banks e Rutherford di "farcela da soli" in classifica, dall'altro consente ai due, soprattutto a Totonno, di concepire brani musicalmente un po' più dignitosi e raffinati e meno tragicamente squallidi rispetto alla roba peggiore sparsa nei dischi dal 1981 in poi. Sembra molto un disco di Banks solista, ballate melodiche ruffianotto-malinconiche a tratti piacevoli, più che altro impalpabili e qualche pezzo dal piglio più deciso e movimentato; Qualche brano troppo annacquato, alcuni brani validi (title-track o "The Dividing Line" ad esempio), qualche schifezza ("Congo") ma rispetto al saliscendi di "We Can't Dance" questo è più "equilibrato" nella sua quieta mediocrità. Voglio premiarlo, è un disco che mi sta simpatico. Ah, e Ray Wilson ha una bella voce, è bravo, poveraccio, nel posto sbagliato al momento sbagliato. di più
Genesis
La "svolta pop" intrapresa negli anni '80 lì rende imperdonabili e irredimibili. di più
Elio e le Storie Tese -Elio Samaga Hukapan Kariyana Turu
Riascoltato oggi, soffre di quello che alla fine trovo essere il limite principale degli Elii: essere un gruppo comico-demenziale che non fa ridere quasi mai (a me). Perciò si, come sempre e anche in questo loro primo disco c'è una manciata di canzoni fiche, musicalmente parlando, delle vere bombette, con il collage colto di citazioni e ispirazioni musicali di gran lusso che sarà loro marchio di fabbrica e messe in piedi da grandissimi musicisti. Tutto molto bello. Nei momenti migliori anche i testi comici hanno le loro intuizioni spassose, non dico di no, ma nel complesso, soprattutto nei per me inutilissimi siparietti comici brevi sparsi tra una canzone e l'altra, la loro comicità ha più grossolanità che guizzi davvero divertenti. Quattro-cinque canzoni ottime, ma per me gli Elii avrebbero funzionato meglio in chiave meno puramente comica, mantenendo magari una forte vena grottesco-demenziale e ironica, quello si, assolutamente, ma lo scoglio di una band musicale con testi totalmente basati sulla comicità demenziale e la parodia-proprio perché a me non divertono più di tanto-rimane insormontabile. di più
Biglietto per l'Inferno -Il Tempo della Semina
"Il tempo della semina" che apre il disco al quale da il titolo e "La canzone del padre" che lo chiude, sono i due grandi brani che ci lascia il Biglietto per l'Inferno in questo suo secondo disco "che non fu", registrato nel 1975 (produsse Finardi), poi abortito e ripescato e pubblicato solo all'inizio degli anni '90. Questi due pezzi, i più lunghi, rappresentano i due diversi modi di interpretare la "materia prog-rock" della band di Banfi, Canali & co (una quasi interamente strumentale, con un breve recitato enfatico e grottesco di Canali, che diventa una flautata danza pagana, l'altra veste il loro abito concreto, con testi di esplicita e sincera crudezza, dominata dal cantato-recitato di Canali, con la band che esplode in ritmi colmi di groove funky-rock acido, con un grande Banfi ai synth). Sono i due ottimi brani che valgono il confronto con il disco precedente, anche se non raggiungono i suoi risultati migliori ("Confessione" e "Amico suicida"). Peccato che il blocco centrale del disco invece sia nettamente meno riuscito; composto per lo più da canzoni di 3 minuti, pecca nei testi (dove la critica sociale diventa facilona e troppo ingenua) e non solo: "Solo ma Vivo" (6 minuti di ballad) non mi piace proprio, "Mente-sola-mente" è un curioso scherzo, un divertissement che però c'entra davvero troppo un cazzo con tutto il resto. Più riuscita "Vivi, lotta, pensa", un buon pezzo, ma nel complesso nel corpo centrale del disco riesco a salvare poco. di più
Biglietto Per L'Inferno -Biglietto Per L'Inferno
Il diamante nero del progressive-rock italiano, uno dei miei dischi preferiti nella "scena" nostrana. Non è un disco perfetto, è forse il lavoro più grezzo e abrasivo del prog peninsulare, registrato a culo di babbuino ma con una visceralità e una concretezza rare in molti dischi di altre band, soprattutto le "minori", coeve; non arrivo a definirlo un Capolavoro, però non riesco a non premiarne la genuina e viscerale crudezza, lo stile secco e il modo diretto nel quale viene espressa la cinica cupezza dei bei testi, con immagini crude, forti, macabre, senza le metafore e gli (splendidi) artifici poetici delle Orme ad esempio, qui tutto viene espresso con disarmante chiarezza; in questo senso (si pensi al testo de "L'amico suicida" su tutti) almeno nel prog in Italia questo disco è stato credo un unicum e nel 1974 non c'erano comunque tantissimi casi come questo, e infatti il disco l'hanno comprato in 12, circa. Da non sottovalutare: è uno dei dischi prog italiani con il cantato migliore, Canali ha una bella voce e la usa in perfetta armonia con lo stile del brani, potente, trascinante e grintoso, dando un senso anche ai momenti più drammatici ed enfatici, ma in generale sposando il mood inquieto e duro del disco. Un brano che è davvero un piccolo capolavoro: "Confessione", puro hard-rock del miglior tipo, una canzone splendida. Poi, tra momenti di inquieta calma, hard-prog e la macabra e desolante distesa de "L' amico suicida" il disco non smette mai di gustarmi. di più
Lucio Battisti
POSSO DIRE CHE POCHI LO COMPRENDONO UN GRANDISSIMO ARTISTA COMPOSITIVO E PAROLE SE NON MERAVIGLISE POESIE COME POTEVA SCRIVERE MELODIE ARMONIE LE PAROLE SI APPOGGIASER COSI PERFETTAMENTE HA LASCIATO SCRIVERE GIULIO RAPETTI CHE SI COMPLETAVA CON LUI MA OVVIAMENTE FACILITATO DALLE ARMONIE DI LUCIO UN GENIO ..E LUCIO BATTISTI E PER FORTUNA E ITALIANO PERSINO PAUL DEI BEATLES VOELVA PRODURLO..........PENSATE VOI DAVID BOWIE VENIVA IN ITALIA PER CONOSCERLO................. di più
Metamorfosi -Inferno
Tra il coraggiosissimo e l'ingenuo voler sviluppare un concept basato addirittura sulla "Divina Commedia" senza contare lo stile del cantato di Jimmy Spitaleri (bellissima voce, comunque, una delle più belle della scena italiana) tanto enfatico e teatrale da oscillare tra l'epico e il comico involontario. Nonostante tutto "Inferno" rimane uno dei miei dischi preferiti all'interno del vasto panorama del prog italiano anni '70, musicalmente ispirato (dominato dalle onnipresenti tastiere di Olivieri, non c'è un chitarrista in questo disco) e coinvolgente, buoni anche i testi, che portano nuovi e più "moderni" tipi di peccatori nei gironi infernali ("Spacciatori di droga" "Razzisti" ecc.). Ambizioso, forse anche troppo, ma gran bel disco, dopo anni ancora non mi ha stancato. di più
Alphataurus -Alphataurus
Disco primo (e per molti, molti anni anche unico) di una delle tante band del sottobosco progressivo italiano degli anni '70, prodotto dalla Magma di De Scalzi (che scrive loro anche i testi, sul quale però preferisco soprassedere che 'nzomma...); è un buon disco, purtroppo penalizzato (non poco) soprattutto dal cantato italiano che è spesso e volentieri il punto debole di molti gruppi prog-rock italiani (vuoi per mancanza di voci valide, vuoi-come in questo caso-per la pessima resa della lingua italiana con il progressive e per lo stile inutilmente enfatico e pomposo del cantato) e che qui è davvero paradigmatico di quei difetti, il che è anche un peccato perché il cantante, Michele Bavaro, di suo aveva anche una bella voce. Giusto ne "La mente vola" le cose migliorano un poco da questo punto di vista (e infatti è un bel pezzo) ma per il resto è fastidioso assai. Quindi, i 3 minuti della strumentale "Croma", finiscono per essere la cosa più bella del disco, una piccola perla di delizia melodica organistica di Pietro Pellegrini, leader, tastierista e compositore degli Alphataurus. Per il resto i brani sono piacevoli pezzi di hard-progressive di forte impronta tastieristica, validi senza però imporsi al di fuori del mucchio. La copertina invece è bella, dai. di più