Locanda delle Fate -Forse le Lucciole non si Amano più
Questo disco è una delle cose più belle uscite fuori dal progressive nostrano, in "ritardo con i tempi", ma di una bellezza purissima. Quello della band di Asti è un disco del più puro e classico progressive-rock-romantico intensamente ispirato ai modelli inglesi, i Genesis in testa (a volte anche troppo- l'intro di "Profumo di colla bianca" copiaincollato dalle sonorità di "Wind and Wuthering") ma va benissimo qualsiasi band inglese esponente del pop-rock e del prog-rock più melodico degli anni '70, con in più dei Gentle Giant nel repertorio pregresso (nei dischi che raccolgono materiale della band precedente alle Lucciole-a proposito il romantico nome della band viene da un bordello, tutto questo è bellissimo-troviamo ben due cover dei Gentle Giant) e persino la splendida copertina del disco segue un preciso modello britannico, quello di Roger Dean (è praticamente un suo "apocrifo" tra gli Yes e, ancora di più, gli Uriah Heep). Le ispirazioni però sono sfruttate benissimo e il trio Conta-Gaviglio-Vevey crea un mondo pregno di melanconia e di nostalgia che si riversano su ogni nota, che raramente scivola nel troppo sdolcinato ("Non chiudere a chiave le stelle", forse) ha tante stupende melodie ed è puro "rock-romantico" con i suoi momenti elettrici, le sue accelerazioni, i suoi soli di chitarra e-anche-i momenti più acustici. La voce di Sasso, oltretutto, è una delle mie preferite della scena prog italiana. Disco stupendo. di più
David Fanshawe
Un visionario di più
Giovanni Block
Da piccolo lo chiamavano Nanni, ma oggi tutti lo chiamano Block. Cantautore, musicista, compositore. di più
Golden Hands
Siete pronti per il rock marocchino? di più
Mare Sopra E Sotto
magica struggente da morire di più
Lucio Battisti
Chi dice che il Battisti post-Mogol è inferiore al periodo Mogol, è perchè non lo ha bene ascoltato o perchè è superficiale, vuole la melodia orecchiabile al primo ascolto. Non è per i testi, la massa non ascolta i testi che siano semplici o impegnati o ermetici, il Battisti del periodo Panella, non è apprezzato solo da quelli che vogliono il ritornello tormentone, sono dei pigroni musicali, ascoltare un brano almeno 3-5 volte no? di più
Richard Thompson
Semplicemente uno dei più grandi cantautori e chitarristi nella storia della musica inglese. di più
Enzo Carella -Se Non Cantassi Sarei Nessuno
Un altro capolavoro di Enzo, la chimera della
Musica italiana di più
Premiata Forneria Marconi -L'Isola Di Niente
Be "L'isola di niente" è un bel disco, nulla da dire. Con "Photos of Ghosts" era iniziato il periodo internazionale della PFM, la collaborazione con Peter Sinfield (grand'uomo) per le versioni anglofone dei pezzi dei loro dischi precedenti. Con questo disco-il primo con il basso di Djivas-la PFM conferma di essere la band prog italiana che più tenta di abbracciare e replicare lo stile dei maestri inglesi, se non fosse per il cantato quasi sempre in italiano (la scelta di cantare tutto in inglese era comunque già andata in porto, anche per questo subito dopo arriverà Lanzetti) e per qualche momento più personalmente "peninsulare" parrebbe in tutto e per tutto un disco di prog-rock inglese, non eccelso ma molto valido. Eppure, tra il frullato di ispirazioni che copre tutto il range dei grandi nomi del progressive inglese (tornano i King Crimson-solo che si guarda ad altri KC-con suoni che richiamano i dischi coevi della corte di Fripp- e ribadiamolo, collaboravano con Sinfield in questo periodo, ma qua e la sbuca di tutto, i nomi son quelli, li conosciamo bene) e dalle quali sicuramente escono fuori dei bei pezzi, finisce che la mia preferita rimane l'acquerello bucolico e dolcissimo-da prima PFM (quella che mischiava le ispirazioni melodiche dei primi KC con quelle di un Battisti)-di "Dolcissima Maria", con un gusto melodico da dieci e lode. Un brano in inglese, sempre con liriche di Sinfield, c'è anche qui, la bella "Is my Face on Straight". di più
Hank Williams
Il più grande artista country di sempre, privo di qualunque definizione?! O debaseriani, così mi deludete! di più
Watchtower -Control and Resistence
ogni volta che li ascolto ho i brividi!! nn riesco a trovare dei degni sostituti... eppure arzigogolati come loro .. ogni volta che li ascolto, bisogna selezioni ogni artista per seguire la traccia..., fantastici!!e'dire che ci sono poche clip e video live dei loro concerti.. di più
Big brother & the holding company -Cheap thrills
Un discone. Direi praticamente l'unico dei Big Brother e principalmente grazie ad una straripante, immensa Janis Joplin ovviamente, che subito dopo intraprenderà la carriera solista (brevuccia, ma questo è un altro discorso...). Ci sono qui alcuni dei brani più celebri e giustamente celebrati del repertorio della Joplin, interpretazioni meravigliose e commoventi di canzoni come "Summertime" (Gershwin, niente meno) e soprattutto un'immensa versione di "Ball and Chain" in assoluto tra le vette più alte raggiunte da Janis. Diciamo che, rispetto ai successivi, questo album ha un piglio complessivamente più rock-acidulo tipico della California del '68, tuttavia va alla grande quando la Joplin si cimenta con il Blues, il Soul e si, anche il Rock, mi convince meno quando prende direzioni di puro psych-rock californiano, come in "Sweet Mary", che è bellina per carità, ma i pezzi da 90 dell'album stanno altrove. In ogni caso, grande disco. Immensa Janis. di più
Elton John -Here and There
Rimane IL live per eccellenza che marchia a fuoco gli anni della Elton John Band, anche se sarebbe stato ancora meglio se fosse rimasto un disco unico, il primo, quello di Londra alla Royal Festival Hall del Maggio '74; questo live è una bomba e vede la Elton John Band in forma smagliante (Dee Murray al basso è fantastico) con un'ottima selezione di brani soprattutto tratti da "Elton John" e "Tumbleweed Connection" più qualcosa del '72-'73, con rese fenomenali di pezzi come "Burn Down the Mission" "Bad Side of the Moon" "Your Song" o "Honky Cat", per dirne qualcuna. Purtroppo mettere anche il secondo disco (al MSG di NY del Novembre dello stesso anno con tanto di ospitata speciale di John Lennon, importante storicamente ma onestamente è la parte che mi annoia del live) allunga forse un po' il brodo, anche se il concerto di NY parte forte come quello di Londra ("Funeral for a Friend", "Grey Seal") e, quindi, alla fine a "Here and There" lo status di live della madonna del miglior Elton John di sempre (intendo in generale quello '69-'75) non glielo toglie nessuno. di più
Quella Vecchia Locanda -Il Tempo Della Gioia
Una copertina bella quasi quanto quella del precedente disco incornicia un lavoro ancora più bello del precedente disco. Ne "Il tempo della gioia" i Jethro Tull hanno lasciato ormai la vecchia locanda, in compenso vi hanno sostato brevemente i fratelli Shulman (nella title-track sono palesi le ispirazioni ai GG in un paio di momenti, è una vera "gentlegiantata") e, in certe melodie, l'orecchio va ai primissimi King Crimson; per il resto, nello stile la band rinuncia alla loro parte più rock (solo i passaggi di chitarra elettrica e la sezione ritmica ci ricordano di essere ancora vicini ai territori del "rock-pop elettrico" degli anni '70) e al ridondante pessimismo dei testi (che restano un punto debole, ma sono di quelli che-capita spesso nel prog-si lasciano scivolare via di fronte all'importanza centrale del telaio musicale), pianoforte e violino sono protagonisti assoluti, lo scheletro del disco è molto più acustico e dai toni "classici", il flauto fa lavoro di raccordo, o si esibisce in momenti solisti di bellissima quiete ("E' accaduto una notte"). In pratica ci si ritrova in territori di forte ispirazione classicista (soprattutto "Villa Doria Pamphili" e la splendida "A forma di..." con il suo crescendo costante di volume e la partenza che è un sussurro) e poi si sfocia in netti toni di quel Prog-Jazz-Rock tipico di quegli anni, soprattutto nella bellissima "Un giorno, un amico" (martoriata solo da quei coretti idioti, sul serio, ragazzi... Perché ?). di più
Bob Dylan
Il più influente, ma non per forza il migliore dei cantautori anglofoni. Comunque non posso che dare la massima votazione. di più
Alusa Fallax -Intorno alla mia cattiva educazione
Davvero un bel disco, mai ascoltato in quindici anni di ascolti progressive. 13 brani "concept" direttamente collegati tra loro, come sezioni di lunghe suite, originariamente pensato come lavoro teatrale (ne resta traccia nel recitato grottesco "Perché ho venduto il mio sangue"), è un lavoro convincente, che dosa bene il minestrone di influenze che si possono individuare nello scorrere delle tracce; nell'alternanza costante tra strumentali e pezzi cantati si passa tra momenti di splendido pop-prog melodico, progressive-rock classico, momenti jazzy e la bella voce graffiante e un po' "rock-soul" di Duty Cirla che con il suo cantato fa spaziare le canzoni in un luogo di mezzo tra cantautorato-rock e ballata pop della più raffinata, con gli interventi delle sue ottime percussioni, delle tastiere di Massimo Parretti (uno dei due principali compositori della band) del flauto e a volte del sax e del corno di Mario Cirla (l'altro autore principale) e le chitarre di Guido Gabet (al basso il terzo Cirla, Guido). Gli arrangiamenti sono ricchi, vari, è un disco divertente, intenso, dove anche il cantato rende molto bene e le trame strumentali sono fantasiose e ispirate, negli spunti più intricati e in quelli più melodici. Disco fico, una chicca. di più
Airbag -Identity
Se amate i Pink Floyd non fatevi mancare questo lavoro, anche l'incisione è buona di più
Joni Mitchell
I could drink a case of you..... di più