The Bee Gees -Idea
Gran disco, il migliore dei BiGis dopo "Odessa". Adoro canzoni come "In the Summer of His Years" "Idea" e "I Started a Joke" ma in generale qui c'è una sfilza di belle canzoni pop e melodie ispirate che non si schiodano più dal cervello, susseguendosi una dietro l'altra con ammirevole continuità, con rarissimi momenti "minori" o poco riusciti. Validissimo. di più
Bee Gees -Main Course
Per me l'ultimo valido album dei Bee Gees. Cominciano già ad affacciarsi ritmi più danzarecci (vedi "Jive Talkin" che nel suo genere è un bel pezzo però) o vicini a cose più R&B (la piacevole "Wind of Change" su tutte), ma soprattutto introduce il famigerato falsetto di Barry, soprattutto nella conclusiva "Baby As You Turn Away" brano di cui avrei volentieri fatto a meno. Invece ho sempre avuto un debole per "Nights on Broadway" e mi piacciono anche "All This Making Love" e la ballata piano-voce "Songbird" un po' eltonjohniana. Il capolavoro però arriva con l'ultima zampata dei Bee Gees "vecchio stile", la bellissima "Country Lanes", gioiello dove la tremolante voce di Robin torna in primo piano con le loro tipiche melodrammatiche e malinconiche melodie. Bella anche la country-ballad "Come on Over" pure lei da "vecchi Bee Gees" e coverizzata poi da Olivia Newton John (Eh...) di più
bee gees -trafalgar
Una volta era il mio preferito ora non più. Adoro "Lion in Winter" e soprattutto "Israel" con gli urlacci sgraziatissimi di Barry che sembra lo stiano strozzando lì in studio. "Walking Back to Waterloo" è l'unica che si avvicina alle migliori perle pop di "Odessa" o "Idea". Bella anche la title-track. Il resto del disco son tutte ballatone francamente un po' troppo monotone e stucchevoli, alcune comunque belle altre decisamente meno. Stanno qui comunque alcune delle cose più belle del trio, tipo gli urlacci sgraziatissimi di Barry in "Israel", #falsettostocazzo di più
Bee Gees -Spirits Having Flown
Mi piaciucchiava una volta, riascoltato quasi per "curiosità" e niente non sono riuscito ad arrivare a metà, a dimostrazione di come i Bee Gees per me finiscano dopo "Main Course" (e il periodo d'oro vero e proprio finisce ancora prima, ad inizio anni '70). Purtroppo questo è un genere lontanissimo dal mio gradimento, nella stessa "Disco" o quel che è ci sono cose che apprezzo di più, lo stesso "Saturday Night Fever" pur non piacendomi è indubbiamente una pietra miliare cucita mirabilmente sull'omonimo film. Questo disco invece rappresenta un lato del "Pop-Disco" (termini a caso, scusate) che mi è ormai indigesto, ci sento cattivo gusto e tamarragine nociva ovunque, buono solo per ascoltare una trashata, alle mie orecchie. Quel falsetto, quei suoni patinatissimi, quegli urletti maledetti, mamma mia... Nel genere è un disco importante lo so, ma per me è da buttare. Sorry. di più
Bee Gees -Odessa
Il grande lascito dei Bee Gees alla musica pop, un gioiellino ispiratissimo di 17 brani senza mai un calo, fantasioso, vario, pieno di perle pop e con giusto un paio di canzoni sotto la media. Tra trasferte americane, piacevoli strumentali e bizzarre perle come "Whisper Whisper", tutte cose che aggiungono varietà e colore al disco, troviamo la ballatona epica definitiva del gruppo "Lamplight" ispiratissima nella melodia e davvero emozionante. E poi la title-track, "Black Diamond" e molte altre. Molto bello davvero. di più
Blue Öyster Cult -On Your Feet on or Your Knees
Questo è proprio un gran bel live, i BOC rendono moltissimo dal vivo. Primo disco live della band, che "celebra" e chiude il loro periodo "aureo", quello dei primi tre dischi (soprattutto i due gran dischi del biennio '73-'74). Rispetto al sound in studio, ben più leggero, qui puntano molto più nettamente sull'Hard-Rock/Hard-Blues, con un sound ben più muscolare e aggressivo e con il tipico approccio dal vivo delle band rock anni '60-'70: brani dilatati (anche se in maniera piuttosto contenuta rispetto a molte altre rock-band dell'epoca) con improvvisazioni e modifiche rispetto alle versioni studio (come la versione fenomenale di "The Subhuman" che apre il disco o la splendida resa di "7 Screaming Diz-Busters") o altri pezzi che sono vere e proprie palestre di sfogo, libertà e improvvisazione, in questo caso di impronta soprattutto chitarristica (ma con spazio a volte anche per degli ottimi soli di Lanier) e Rock-Blues, nella strumentale "Buck's Boogie", in "ME 262" o nelle due cover finali, compresa una "Born to be Wild" che si trasfigura in marasma chitarristico di puro rock psichedelico. Anche "Last Days of May" è in una versione superiore alla già bella canzone presente sul primo disco (una delle migliori di quel debutto) e "Hot Rails Hell" spacca sempre culi a manetta. Dispiace per l'esclusione di brani eccellenti come "Astronomy" "Flaming Telepaths" o "O.D.'d on Life Itself" però il disco è comunque davvero molto fico. di più
Banco Del Mutuo Soccorso -Darwin!
Seconda di tre opere eccellenti consecutive del Banco; con "Darwin!" comunque ho un piccolo paradosso: del trittico dei loro dischi migliori questo è quello che nel complesso mi piace un pelo meno, ma è anche quello che contiene la canzone che preferisco in assoluto del BMS ("750.000 anni fa... l'amore"). Minuzie e facezie a parte, parliamo di un disco favoloso, il più complesso tra i loro lavori, così l'ho sempre percepito. Tra l'altro, il Banco, soprattutto Vittorio Nocenzi, si conferma maestro nel creare atmosfere particolarissime e personali e nel costruire grandi "immagini musicali", probabilmente nella scena "prog" italiana sono stati i migliori nel fare questo, ed è uno dei loro grandi punti di forza. In "Darwin!" Vittorio Nocenzi con le sue tastiere e i suoi sintetizzatori si sbizzarrisce nel creare esaltanti suoni multiformi che fanno di questo disco un guizzante micromondo di sonorità favolose, senza dimenticare il loro sublime, drammatico senso melodico. Splendidi. di più
Grey Daze -The Phoenix
Quarto album in studio della prima band di Chester Bennington. Il disco contiene la rimasterizzazione e rivisitazione di pezzi estratti da primi due album "Wake Me" del 1994 e "...No Sun Today" del 1997. di più
Skiantos
ricordati per delle canzonette indegne adatte a un bimbo di 3 anni, sopravvalutati da paura di più
Alessandro Alessandroni
Non solo il fischio di Morricone che tutti conoscono, ma prolifico autore e compositore. Library music e colonne sonore, fino ad alcuni dei funk più fluidi mai registrati in Italia. di più
Steve Hackett -Spectral Mornings
Terzo disco solista, è ovviamente uno dei suoi lavori migliori, il più riuscito dopo l'esordio tra i dischi elettrici. Non è più il laboratorio di stili, generi, cantanti e background musicali diversissimi valido ma un po' confusionario di "Please don't Touch", qui Hackett mette in piedi una band ben definita, con UN cantante, decente e poco usato, ma mantiene comunque l'ecletticità della sua proposta musicale e la voglia di provare sempre cose diverse, dal viaggio in Giappone di "Red Flowers..." alla cupa e più dura "Clocks", passando per momenti ironici come "Ballad of Decomposing Man" (che si canta da solo) o alla spiazzante "Tigermoth" che cambia volto di continuo. Quando poi si butta sulla chitarra classica o sulla sua parte più melodica (deliziosa "The Virgin and the Gypsy" con il meraviglioso flauto di fratuzzo John e la melodia del ritornello, che adoro) allora colpisce, per me, in pieno. Poi vabbè, in apertura e in chiusura di album, i due capolavori che elevano questo disco ad opera di prima qualità, due dei suoi pezzi migliori in assoluto: "Every Day" e la stessa, bellissima, "Spectral Mornings" perché in fondo Hackett quando fa "l'Hackett" con la chitarra elettrica commuove sempre ed è bene ricordare come il cantante migliore nei suoi dischi sia sempre quello con sei corde. di più
Steve Hackett -Beyond the Shrouded Horizon
Bellissimo disco dell'Hackett "tarda fase", riascoltandolo mi è piaciuto anche di più dei primi ascolti di qualche anno fa. Addirittura lo preferisco di "un'anticchia" a "Out of the Tunnel's Mouth" che già era molto bello e non tentenno nel dire che è uno dei suoi dischi "elettrici" che preferisco, in tutta la sua vasta discografia. La nuova band è rodata e l'ispirazione è alta. Di belle canzoni qui ce ne sono a bizzeffe, a dire il vero non ce ne è nemmeno una che non mi convinca. Hackett non rinuncia del tutto a qualche eclettica variabile, come il rock-blues di "Catwalk" (sezione ritmica Chris Squire-Simon Phillips, 'na bomba) o la doppietta esotica dai sapori medio-orientali di "Waking to Life" (voce solista della cognata di Steve, Amanda Lehmann, anche chitarra ritmica e controcanti vari nel resto del disco) e "Two Faces of Cairo", due grandi brani. Ma è un eclettismo molto misurato, non esasperato. Per il resto va sul sicuro, senza brillare per fantasia (c'è un tema melodico che ricorre per quasi tutta la prima metà del disco) ma con un'ispirazione melodica eccellente (quel tema, per dire, è da brividi) e la sua chitarra qui è un'ira diddio-shubniggurath-horus o qualsiasi divinità si voglia. Le canzoni sono tutte molto belle, ne piglio due ad esempio "Loch Lomond" e "A Place Called Freedom" (dalle sonorità più da ballad americana, come "Looking for Fantasy" bella anche lei), stupende. Ci stanno anche gli intermezzi con chitarra classica. Oh, niente, per me è un discone. di più
Steve Hackett -Out Of The Tunnel's Mouth
Chiude benissimo il decennio il buon Steve, con un disco che, come da titolo, rappresenta il ritorno alla serenità e alla possibilità di comporre musica con la mente libera e in tutta tranquillità, dopo tre anni difficili nei quali l'ex moglie Kim ha cercato di levargli tutto, pure le corde di ricambio delle chitarre, perché si era scordata che il marito su "Invisible Touch" non ci aveva mica suonato e non gli uscivano sterline dagli orifizi. Qui Hackett abbandona l'eclettismo un po' esasperato di alcuni dischi precedenti e trova "il centro di gravità permanente" per così dire, in un album più "asciutto" e compatto, più deciso nella direzione musicale da prendere. Così facendo Hackett riesce a scrivere canzoni che uniscono alla perfezione l'anima elettrica e quella acustico-classica (perenne l'alternanza acustico-elettrico o la dicotomia introduzione con chitarra classica-cambio all'elettrica, in quasi tutti i brani ci sono queste soluzioni) con una scioltezza e una naturalezza che non sentivo da lui... Boh, forse addirittura dalle Mattine Spettrali. "Sleepers" è, a mani basse, la vetta del disco, un piccolo capolavoro, dove la chitarra elettrica di Hackett torna a singhiozzare (presente "Ripples" ? Ecco), ma tutti i brani vanno a meraviglia, giusto un paio meno convincenti ma comunque gradevoli. Bello bello. di più
Mike Rutherford -Smallcreep's Day
Se ne parla troppo poco di questo disco quando si parla dei "Genesis e dintorni" e dei debutti solisti dei vari componenti della band. "Smallcreep's Day" di Pluto viene spesso dimenticato ed è un peccato perché è un disco molto bello, forte di una notevole suite (divisa in canzoni separate purtroppo dalle edizioni cd in poi, ma c'è da dire che quelle canzoni-concept effettivamente funzionano anche da sole) e brani dalla memorabile scrittura, ispirata nei testi e nelle melodie. Con l'amico di tutta una vita, Ant ovviamente, che gli suona tutte le tastiere creando atmosfere avvolgenti e belle corpose, e una band eccellente (c'è anche un altro Phillips, Simon, alla batteria) Rutherford mette in piedi un disco veramente notevole che è perfettamente integrato nel percorso coevo anche genesisiano di rinfrescatura/rimodernatura e magari alleggerimento, ma con gran raffinatezza, dello stile (qui i duetti alle 12 corde con Ant non vengono riportati in vita, qui Ant si da a tastierame vario e Pluto soprattutto basso e chitarra elettrica); peccato che rimarrà un unicum nella sua carriera un disco così e che Pluto Mike seguirà da solista la stessa discesa nella cacca percorsa con i Genesis. Ma questo disco è molto bello. di più
Black Sabbath -Vol. 4
Ok, è vero, volendo pignoleggiare dei primi cinque dischi dei Sabbath questo è quello che apprezzo leggermente di meno, frutto sia di una qualità complessiva dei brani un poco più bassa che nei precedenti tre (ma poco, poco, un poco che sa di "ma sti cazzi") sia del mio amore incondizionato per "Sabbath Bloody Sabbath"; come detto, sto pignoleggiando e in fondo se dico e ridico che i loro primi 5 dischi vanno presi in blocco così come sono, uno più fico dell'altro, ci sarà un motivo. Non è, come a volte ho sentito, un disco che cambia direzione rispetto ai precedenti, c'è al massimo un pizzico di varietà in più ma niente di che, alla fine è quella che più o meno si trova anche in "Paranoid" e Master. Qui c'è, bellissima, "Changes" ad uscire in maniera netta dai binari stilistici di proto-doomici e pachidermici riffoni e c'è anche "Laguna Sunrise" ma nei precedenti c'erano le "Planet Caravan" o le "Solitude" quindi il copione non cambia più di tanto (insomma, se c'è un disco con un cambio di rotta un po' più marcato allora è il successivo, non questo). Apertura e chiusura ("Wheels of Confusion" e "Under the Sun") capolavori, e non poca altra carne al fuoco lì in mezzo. Discone-one. di più
These Days
belle parole , ma non amo Nico. ( mio gusto) di più
Maneskin
Sono veramente vuoti, finti e ridicoli. di più
Rid of Me
Athena

Athena: Rid of Me Traccia 01 in Rid of Me Album - 5 aprile 1993

No, vabbè di più
PJ Harvey
Stupenda stupenda stupenda. Fossi Lesbica sarebbe lei la mia donna dei sogni di più