1980-2005: i Depeche Mode festeggiano con la pubblicazione di un album questo anniversario importantissimo.

Con "Playing The Angel" il gruppo torna dopo quattro anni di silenzio, in cui i fans pensavano che Dave Gahan & Co. avessero finito la loro creatività, visti gli esiti di "Exciter", album decisamente sottotono rispetto ai precedenti.

Il disco apre con "A Pain That I'm Used To", con uno degli inizi più devastanti della storia della musica. La prima traccia deve catturare l'attenzione dell'ascoltatore, e questa canzone ci riesce in pieno, segnando un ritorno agli anni d'oro nel sound del gruppo. "John The Revelator" conferma un ritorno in grande stile, un pezzo ballabile in cui sintetizzatori e distorsori vengono rispolverati e utilizzato con la spensieratezza di un ventenne.
"Suffer Well" è un grandissimo pezzo scritto dal leader del gruppo, prima volta nell'intera carriera dei Depeche Mode. Le sonorità ci riportano nelle sonorità degli ultimi anni '80.
"The Sinner In Me" invece incomincia ad emozionarti e, con un finale scoppiettante, confuso e coraggioso, si arriva ad un capolavoro dell'intera discografia del trio: "Precious" è un po la nuova "Enjoy The Silence", stesso mordente, stessa malinconia, stesso minimalismo, ma nello stesso tempo luminosa come non poche. Per la prima volta in questo album sentiamo Martin Gore alla voce in "Macro", un pezzo più ossessivo rispetto a quelli precedenti, con sonorità che li hanno caratterizzati in "Ultra", album del 1997.
"I Want It All" e "Nothing's Impossible" sono scritte dal cantante Gahan, ma differiscono molto: la prima è molto lenta, caratterizzata dall'uso di soli sintetizzatori, invece con la seconda il leader si mostra molto abile anche a scrivere canzoni oltre che a cantarle ed a interpretarle come solo lui sa fare. "Introspective" spezza il ritmo per meno di due minuti, "Damaged People", una canzone che oltre ad essere in puro DM style, richiama anche un po altri pionieri dell'elettronica europea come gli Air.
"Lilian" è molto orecchiabile. L'album poteva anche finire qua. Sfiga vuole però che siano dodici le traccie:e allora ecco l'interminabile e fluttuante "The Darkest Dark".

Sicuramente un album spiazzante per tutti, visto i precedenti di "Exciter". Sarà il canto del cigno? Speriamo di no...

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