Da più di un decennio i veterani Depeche Mode prediligono l'alternanza di lavori in studio, compilations e greatest hits assortiti, tuttalpiù qualche estemporaneo solo album di Gahan e Gore. Terminata la promozione di Sounds Of The Universe con relativa tournee mondiale, i Mode regalano ai fans più accaniti un altro curriculum di remix "inganna - tempo" nella spasmodica (ed oramai lunga) attesa di brani inediti.

La formula di "Remixes 2: 81 - 11" (collezione giunta al trentesimo anniversario dal debutto di Speak & Spell) replica pedissequamente l'analoga del predecessore 81 - 04: allungare pesantemente i maggiori trionfi (Personal Jesus, Enjoy The Silence, Everything Counts, Never Let Me Down Again, I Feel You) e le hits minori (Corrupt, The Darkest Star, Higher Love, Fly On The Windscreeen) con ulteriori orpelli elettronici forgiati da illustri colleghi in fatto di synth e distorsioni (Tim Simenon aka Bomb The Bass, Jacques Lu Cont/Stuart Price, Sixtoes, Eric Prydz, Trentemøller e Stargate solo per citare i nomi più noti) al fine di modellare un tour de force di "revisitazioni" all'interno delle quali il classico, tradizionale Depeche style si connubia a esplorazioni/approfondimenti trance, electro - ambient, lounge, techno, house e alternative dance, giusto per dare quel tocco in più ad un calderone di per sè ricolmo e fumante. A conferire, comunque, un sapore aggiuntivo rispetto alla precedente raccolta di remix ci pensano le collaborazioni con gli ex Alan Wilder e Vince Clarke, l'enorme vastità del catalogo a disposizione degli ascoltatori (37 pezzi se considerata l'edizione tripla) e la particolare attenzione riservata agli ultimi due album in studio (Playing The Angel e Sounds Of The Universe).

In questo autentico ben di Dio c'è solo l'imbarazzo della scelta per tutti i Depeche - addicted e non: menziono in particolar modo l'assordante e piacevole miscuglio techno - dubstep di Never Let Me Down (Digitalism Remix), il sapore tribal - trance di Walking In My Shoes (Anandamidic Mix), la rivisitazione danzereccia di Trentemøller per il recente Wrong, la nostalgica house/lounge di stampo nineties in Higher Love (Adrenaline Mix Edit) e il mood clubbesco intercalante di I Want It All (Roland M. Dill Remix). Interessanti anche la riedizione "robotica" made in Alan Wilder della ballad In Chains, l'house psichedelica di I Feel You (Helmet At The Helm Mix), la simpatica eurodance di A Pain That I'm Used To (Jacques Lu Cont Remix), la "corruzione" minimal - trance di Corrupt (Efdemin Remix) e lo sposalizio di synth furiosi in Everything Counts (Oliver Huntemann & Stephan Bodzin Mix). Scarsamente incisivo è invece il remix simil - europop firmato dal team Stargate di Personal Jesus, fin troppo frivolo e banale per quello che è unanimemente considerato la perla della trentennale discografia depechemodiana.

Squallida trovata iper - commerciale oppure timido contentino per i sostenitori più accaniti dei pionieri dell'elettronica? Aspettando con estrema pazienza e ardore il successore di "Sounds Of The Universe" non rimane altro che riabbracciare - e per l'ennesima volta - l'immensa carrellata dell'ineffabile e ineguagliabile trio inglese.

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