Dopo quattro anni di attesa ecco il dodicesimo album di studio dei Depeche Mode: "Sounds of The Universe". Premetto che sono fan dei Depeche da più di dieci anni, da quando uscì "Ultra" nel '97, che a giugno andrò a vederli a Milano, che li considero una delle band più influenti degli ultmi 30 anni. Insomma non sono un detrattore della band venuto qui per rompere le scatole ai fan, eppure mi accingo a scrivere una recensione negativa. Spero davvero che a voi che l'avete ascoltato sia piaciuto più che a me, se così fosse significherebbe solo che quast'album non ha toccato le mie corde, ma rimandendo comunque un buon lavoro.

Mi scoccerebbe ammettere che una band che ho sempre amato e che ho sempre difeso (anche quando tutti dicevano che avrebbero dovuto lasciar perdere dopo l'addio di Wilder e che Exciter era una "lagna") abbia tirato fuori un album semplicemente poco più che inascoltabile. Non mi va neanche di proporre un track-by-track, perchè a me sinceramente sembrano tutte uguali e direi le stesse cose per tutte le canzoni. Tranne "Wrong", che è stato giustamente scelto come singolo, le altre sono tutte mediamente lente e malinconiche... e noiose

Anche "Exciter" era un album "tranquillo", ma almeno i pezzi qualche emozione la trasmettevano. Qui il nulla. Per carità, i brani sono tecnicamente ben curati, gli arrangiamenti quasi mai sono banali. Suonano moderni nonostante, come anticipato in alcune interviste, i DM abbiano recuperato molti sonorità tipicamente anni '80. I suoni in generale (anche la voce) e la chitarra in particolare sono quasi sempre più acidi e distorti che negli album precedenti (Corrupt, Fragile tension, la stessa Wrong...), a volte si apprezzano, a volte infastidiscono, ma almeno su quello c'è stata attenzione, ricerca. Il punto è che nessun brano mi ha comunicato qualcosa, non ce n'è un brano romantico che mi faccia venir voglia di dedicarlo a qualcuno, non c'è un pezzo trascinante stile "A question of lust" o "I Leel Loved" da mettere in macchina a tutto volume, non c'è un pezzo introspettivo che mi comunichi una dolce malinconia tipo "The love thieves", uno dance un po' sensuale stile "Strangelove" o "World in my Eyes" che faccia venir voglia di ballare o uno "cattivo" stile Rush o "A Pain That I'm Used To".

A dirla tutta i primi due brani non sono riuscito neanche ad ascoltarli tutti, dopo poco più di metà mi avevano già irritato, non capivo dove volessero andare a parare. Un po' come capita a volte al cinema: si guarda un film pensando "beh, finora è stato deludente, ma ora decolla", ma in realtà non decolla mai e dopo due ore si esce pensando di aver sprecato 7 euro. Addirittura la voce di Dave, secondo me troppo spesso distorta, non mi comunica più le sensazioni di un tempo, canta sempre allo stesso modo (secondo me) poco emozionante, tranne forse in "Wrong" e "Corrupt", dove ci mette un po' di sana cattiveria, e in "Peace" (complimenti anche per l'acuto, non me l'aspettavo). Andando avanti con l'ascolto la situazione non cambia di molto, ogni traccia mi tenta a schiacchiare il tasto forrward dopo poco più di un minuto, nella speranza che quella successiva sia più coinvolgente. Questo non mi era davvero mai capitato con i DM, in genere avevo la sensazione che gli album fossero troppo corti, non che non finissero mai! A questo punto avrei preferito che si limitassero a fare solo live con i vecchi successi, anche perchè sinceramente pensare che quando andrò a vederli canzoni come "Fragile Tension" (banale da morire anche nel testo trito e ritrito, secondo me) possano andare a scapito di una "Behind The Wheel", "Black Celebration", "World in My Eyes" o "Walking in My Shoes" mi irrita e non poco.

Ora mi aspetto un bel po' di critiche a questa recensione, ma per una volta sarò contento di riceverle, vorrà dire che qualcun altro non si sarà sentito deluso, per non dire tradito, da una delle sue band preferite.

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