"Il Sorpasso", film del 1962 girato da Dino Risi, va sicuramente annoverato tra i 5 film più importanti della cinematografia italiana.
La storia comincia in un afoso Ferragosto,a bordo della mitica Lancia Aurelia di Bruno Cortona (un inarrivabile Vittorio Gassman), alla disperata ricerca di un telefono. Fermatosi per rinfrescarsi, fa la conoscenza del giovane laureando Roberto Mariani (Jean Louis Trintignant); i due si conosceranno, noi conosceremo loro.
Da una parte lo spavaldo Bruno, stereotipo dell'italiano dell'epoca e simbolo di un'Italia furbesca, dall'altra il timido Roberto, attaccato ai principi e ancorato alla morale. Il simbolismo, sia per i personaggi che per i luoghi visitati da essi, è una costante per tutta la durata del lungometraggio, che ci mostra uno spaccato eccezionale dell'Italia di allora, in pieno boom economico.
Ma l'anima parallela del film è legata a Roberto, al suo scoprire molti punti chiave della sua stessa vita anche grazie ai commenti ironici del suo compagno di avventura (tipico l'esempio dell'omosessualità di Occhiofino); allo stesso tempo, lo spettatore scopre retroscena insoliti, come il matrimonio fallito di Bruno e il suo affetto incondizionato verso la figlia Lilly (Catherine Spaak). Molti dialoghi meriterebbero un'analisi approfondita, perché ci mostrano come ogni personaggio sia sì parzialmente caricaturale, ma anche drammaticamente vero, assimilabile alla realtà odierna. "Il Sorpasso" è un film che in certi punti fa davvero ridere, ma dopo le risate arriva la consapevolezza di essersi riconosciuti in una battuta o in una particolare situazione, e ci si mette a pensare.
A cosa? A come Dino Risi abbia capito (con 45 anni di anticipo, e scusate se è poco) dove l'Italia sarebbe andata a finire, aprendo al tempo stesso l'epoca dei road movies.
Il finale è l'apice di una storia che, sebbene si snodi solo nell'arco di due giorni, ci fa comprendere la situazione di molte vite che si intrecciano, a volte si scontrano ma mai inutilmente, mai per mera spettacolarità.
Menzione particolare alla grandiosa colonna sonora. Giù il cappello d'innanzi a Dino Risi, un regista che non ha certo bisogno di presentazioni ma che secondo me, con "Il Sorpasso" si è superato.
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