Direttamente dalla fottuta Los Angeles nella fottuta California, ritorna il trio rock più potente del momento: i Dommengang di Brian Markhan, Adam Bulgasem e Sig Wilson. Dopo avere già fatto scuotere le vostre criniere con "Everybody's Boogie" (2015), eccoli qui con un nuovo disco intitolato "Love Jail" e uscito lo scorso 26 gennaio su quella fantastica etichetta, che Dio la benedica, che corrisponde al nome di Thrill Jockey Records. Nato dall'incontro tra il capitano Dan "Sig" Wilson, chitarrista formatosi alla scuola heavy-psych della costa nord del continente americano che affaccia sul Pacifico e già collaboratore tra gli altri di Castanets di Ray Raposa e Scout Niblett, e il batterista Adam Bulgasem e il bassista Brian Markham provenienti rispettivamente da Oregon e Alaska ma fino a poco tempo fa di stanza a Brookyln, praticamente dall'altra parte degli USA, dopo il tour come gruppo spalla di Holy Sons aka Emil Amos all'indomani del primo disco, il trio si è definitivamente stabilito a Los Angeles e la vicinanza non ha potuto fare altro che giovare alla qualità delle loro composizioni e per quello che riguarda l'affiatamento del gruppo.

Prodotto da Tim Green dei Fucking Champs (già producer tra gli altri di Joanna Newsom, Howlin 'Rain, Sleepy Sun, Fresh and Onlys...) il nuovo disco suona forse in una maniera meno grezza rispetto all'esordio, ma allo stesso tempo è evidente che il gruppo sia cresciuto in termini di consapevolezza dei propri mezzi e adesso navighi a vista su quelle onde tempestose di suono acid rock tipico degli anni settanta e infettato di demoni blues. Bastano pochi secondi alla prima traccia del disco, "Pastel City", per spettinarvi i capelli e farvi muovere la testa su e giù e farvi immaginare di essere alla guida di una cazzo di decappottabile lungo la US Route 101. Riff acidi e carichi di distorsione si susseguono come le folate di vento che vi sbattono in faccia traccia dopo traccia: "Going Down Fast", il rock and roll blues di "Color Out of Space" e "Stealing Miles", il motorik juggernaut di "Lone Pine" e "Dave's Boogie", il fantasma di Jim Morrison che vi benedice prima di essere spazzato via dalle esplosioni elettriche "I'm Out Mine" e la terra che vi trema letteralmente sotto i piedi mentre la California si stacca dal resto degli Stati Uniti sotto i colpi impetuosi e potenti come i passi di un gigante vigoroso come il suono di "Lovely Place". Aggiungeteci un paio di brani come lo scorcio Ry Cooder di "Love Jail" e l'inno rock and roll di "Stay Together" e il gioco è bello che fatto.

Tra acidità psichedeliche di marca Dead Meadow e spacconate tipiche del rock blues anni settanta, chitarrismi nello stile di Rory Gallagher, influenze ZZ Top e una sezione ritmica vigorosa come quella dei fratelli Pontiak, qualcuno potrebbe giustamente dire che in fondo Wilson e i suoi due compagni non abbiano inventato nulla di nuovo. Però se la vostra vita è una merda e fate un lavoro del cazzo e la vostra ragazza vi ha lasciato per il vostro migliore amico, siete depressi e in preda ad attacchi di panico, iperstress da lavoro e quando aprite il frigorifero dentro non ci trovate niente da mangiare e neppure un ultimo Dio in cui credere, questo disco qui vi ricorda che c'è sempre il rock and roll che vi può salvare la vita e se c'è qualcuno che in questo momento pensa che io sia in qualche modo retorico, andasse pure a fare in culo e torni a casa sua a pettinare le bambole.

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