Strangely Strange but oddly normal.

Sfogliando il catalogo di una delle più importanti etichette dell'underground inglese dei primi anni '70, la Vertigo, accanto a nomi poi divenuti celebri se ne scoprono altri la cui sorte è stata molto meno fortunata, nomi di gruppi spesso effimeri e presto dimenticati, ma che in molti casi hanno contribuito a scrivere pagine importanti della storia di quello straordinario caleidoscopio musicale che era la scena britannica tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio delle decade successiva. Tra questi, uno dei più curiosi è quello del Dr. Strangely Strange, bizzarro gruppo folk irlandese formato a Dublino nel 1967 dal cantante e chitarrista Tim Booth e dal bassista e tastierista Ivan Pawle, cui si aggiunse in seguito il pittore e polistrumentista Tim Goulding.

Grazie anche ai legami con la Incredible String Band, il terzetto entra in contatto con il produttore Joe Boyd e ottiene un contratto con la Island, che nel 1969 pubblica il debutto della band, "Kip Of The Serenes", aperto dalla canzone-manifesto del gruppo, "Strangely Strange But Oddly Normal". L'anno seguente esce invece per la neonata Vertigo questa piccola perla di psycho-folk, che già dal curioso titolo e dalla splendida copertina lussureggiante, tra le prime realizzate da Roger Dean, ben testimonia la natura stravagante e scanzonata del Dr. Strangely Strange.

L'album denuncia chiaramente l'influenza del folk psichedelico della Incredible String Band, riletto però in chiave meno mistica e più leggera e divertita, come si evince già dal brano d'apertura, "Ballad Of The Wasps", dall'andamento spensierato e scanzonato. Il vertice del disco è raggiunto però con la lunga, meravigliosa "Sign On My Mind", in cui gli assoli e i fraseggi chitarristici dell'ospite Gary Moore (Skid Row), il mandolino di Andy Irvine e la voce vellutata di Pawle riescono a creare un'atmosfera sognante e incantata, cullante e fiabesca, che cattura l'ascoltatore e lo trasporta in un mondo fatato, dalle tenui tinte pastello, o simile al verde paesaggio disegnato da Dean, popolato magari da gnomi e folletti. Sarà la successiva "Gave My Love An Apple", dominata ancora dall'elettrica di Moore, affiancata dall'organo e dal piano, a riportarci alla realtà, con il suo andamento più rockeggiante e movimentato, in cui fanno capolino perfino accenni country. Le tracce restanti sono per lo più brevi pezzi folk, a metà strada tra la sagra paesana e i canti silvani, sempre interpretati nel loro stile un po' indolente e disinvolto, a tratti apertamente allegro, stemperato però qua e là da un leggero velo di malinconica e brumosa tristezza.

Dopo "Heavy Petting" Goulding si ritira in un monastero buddista e ben presto il gruppo, non supportato da significativi riscontri commerciali, si scioglie, salvo riunirsi più di 25 anni dopo per registrare un terzo album, "Alternative Medicine". Grazie alla recente ristampa Repertoire, che riproduce fedelmente lo splendido artwork originale, possiamo oggi riscoprire questo piccolo gioiello dimenticato, che se ad un primo ascolto potrà provocare un sorriso ironico per la bizzarria e l'apparente ingenuità della proposta musicale di questo "strano dottore", non mancherà poi di conquistarvi pian piano con la sua freschezza e il suo fascino fiabesco e surreale.

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