Non ho veramente parole per esprimere la bellezza e le emozioni che i Dream Theater in questo cd live mi hanno dato.
Si vede proprio che il teatrino, passando per il "Marquee Club" di Londra nel '93, ha voluto farci un bel regalino a noi fans regalandoci 6 straordinarie perle della loro discografia.

Solo 6 capolavori infatti sono presenti sul cd, ma il suo prezzo è ben ripagato dalla maestria dei singoli componenti nella loro esecuzione.
In forma strepitosa, i 5 musicisti americani iniziano il loro concerto con "Metropolis Pt. 1", il popolo del Marquee si riscalda e batte le mani a tempo sull'intro-base di tastiera di Moore e quando entra in gioco Portnoy si scatena la gioia delle nostre orecchie, sentendo i suoi colpi precisi e forti, come un mitra che squarcia con i suoi proiettili la serata londinese. Mi stupiscono e mi lasciano alquanto incredulo le prestazioni vocali di La Brie, è davvero in formissima e raggiunge frequenze vocali alquanto proibitive e dure da ascoltare.

Poi si prosegue con "A fortune in lies" e La Brie da una bella lezione di canto a Dominici, il primo vocalist della band, interpretando anzi reinterpretando questa canzone con una voce dura e maschia, forse come non ha mai fatto in vita sua.
Il sound non scade mai e Moore, impegnato in un duro (e molto spesso inosservato) lavoro di sottofondo-arrangiamento, da un grandissimo supporto al resto del gruppo.

In "Bombay Vindaloo", terza canzone in lista, Petrucci sfoggia gran classe, facendo lievitare magicamente dalla sua Ibanez sonorità che neanche io so come siano state ottenute, (somigliano vagamente al grandissimo solo di Page, quando circa 30 anni fa suonò con l'archetto del violino la sua chitarra), ma lui non contento si cimenta prima in solo così veloce da far rabbrividire gli shuttle della N.A.S.A., poi, per rilassarsi rallenta in solo così pulito che potrebbe comparire nella pubblicità di Mastro Lindo.
Ma i Dream Theater non sono solo mostri di tecnica, sono persone con un'anima, che emerge nella favolosa e melodica "Surrounded" e poi in "Another hand - the killing hand", dove viene dato molto e grande spazio alla calda voce di La Brie, che arriva in alcuni parti veramente in alto.

Portnoy nell'ultima canzone suonata, "Pull me under" dice proprio che non è un robot, improvvisa a volte, si sente chiaramente che tocca componenti diversi dalla partitura originale, dando così alla canzone maggiore fascino e originalità. Da notare La Brie, che stasera è proprio incazzato, nel ritornello è quasi in growl (scusate la parola, era per dare l'idea!) e poi sale davvero su con quell'ugola prima dello stop.

A mio parere l'ottima riuscita di questo live è da attribuire al grandissimo Moore, ora ex, che riesce davvero a creare enfasi struggenti, melodie che entrano nel cuore, e soprattutto 'sto tizio sa il fatto suo, nonostante egli sia meno dotato tecnicamente del maestro Rudess sa essere davvero originale e dimostra di essere un grande compositore e arrangiatore.

Consiglio veramente di cuore questo disco agli amanti di questo meraviglioso gruppo, in particolare vorrei proporre l'ascolto del disco alle persone che dicono: "i Dream Theater sono solo dei freddi esecutori di virtuosismi fini a se stessi, ecc. ecc.".

LIVE AT MARQUEE, prova di grande qualità, si può collocare sicuramente tra i migliori live della band.
Rimarrà sempre nel cuore di noi fan.

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